Definire gli aspetti principali della gestione ospedaliera e di quella domiciliare del paziente Covid e disciplinare i punti cardine della comunicazione tra ospedale e territorio. Sono gli obiettivi delle linee guida varate della Asl di Brindisi per fronteggiare questa nuova fase di emergenza.
A stilare il documento, approvato dalla direzione generale nei giorni scorsi, un gruppo di lavoro composto da rappresentanti del Consiglio dell’Ordine dei Medici della provincia di Brindisi, Medici di medicina generale e Pediatri di libera scelta, professionisti Asl referenti di Distretto socio-sanitario, Dipartimento Medico, Servizio di Igiene e Sanità pubblica e di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Perrino.
L’assistenza domiciliare, viene precisato nel documento, è di competenza di medici e pediatri di base, delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale), e dei medici ambulatoriali (internisti, infettivologi e pneumologi). Nell’assistenza ospedaliera a bassa intensità di cure entrano in campo, accanto al Pronto Soccorso del Perrino, gli ospedali post Covid. Nel setting assistenziale ospedaliero ad alta intensità di cure, invece, sono coinvolti i reparti di Malattie infettive, Pneumologia, Medicina interna e Rianimazione del Perrino e le Unità Operative Covid dell’ospedale di Ostuni. Le linee guida disciplinano tutti gli aspetti del percorso di cura, dalle modalità di assistenza domiciliare del paziente ai test di laboratorio, dalla diagnostica radiologica ai farmaci da utilizzare in ospedale.
Quando un soggetto richiede l’intervento del medico di famiglia viene effettuato il triage telefonico e, in caso di sospetto Covid (presenza di febbre, malessere generale, tosse, mal di gola, congestione nasale, cefalea, dolori muscolari, diarrea, perdita del gusto e dell’olfatto), attiva il medico Usca per la valutazione diretta e l’esecuzione del tampone. In caso di positività il medico Usca deciderà il livello assistenziale del paziente ritenuto più idoneo, e se non è necessario il ricovero, congiuntamente con il medico di famiglia, continuerà il monitoraggio clinico, o il telemonitoraggio laddove possibile, del paziente.
In caso di negatività al tampone, la gestione diretta del paziente resta di competenza del medico di base. Per il paziente pediatrico, in particolare, occorre un triage telefonico approfondito con l’utilizzo di videochiamata o la rapida condivisione di immagini, audio e video. Con questi sistemi i genitori, guidati dal pediatra di famiglia, possono integrare i dati raccolti attraverso il triage telefonico con altri importanti elementi clinici. Nel caso di paziente pediatrico, date le sue peculiarità, il medico Usca valuterà il caso con il supporto telefonico del pediatra.
Nella gestione domiciliare le linee guida prevedono che il paziente in isolamento venga contattato telefonicamente ogni giorno da un operatore sanitario, che ha il compito di accertarsi dell’evoluzione delle sue condizioni cliniche. I positivi sintomatici possono rientrare in comunità dopo un isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi con un unico tampone molecolare negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi. Gli asintomatici possono rientrare in comunità dopo un isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, con un tampone negativo. Le persone, invece, che, pur non presentando più sintomi, continuano a risultare positive al test molecolare, in caso di assenza di sintomatologia da almeno una settimana, potranno comunque interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi. Per quanto riguarda i caregiver, secondo il protocollo una sola persona dovrebbe essere impegnata nell’assistenza del paziente Covid: deve essere un soggetto in buona salute, che non presenti nessuna delle caratteristiche a rischio per lo sviluppo di malattia grave. Il caregiver viene istruito all’autovalutazione dei sintomi e in caso di dubbi sul proprio stato di salute deve contattare subito la Asl.
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