Home Cultura Grande Mostra «G7, sette secoli di arte italiana», quattro mesi intensi

Grande Mostra «G7, sette secoli di arte italiana», quattro mesi intensi

da Redazione
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Gli ultimi visitatori hanno salutato complimentandosi per aver portato in Puglia opere come la “Vergine delle rocce” di Leonardo e collaboratore e “I Pugilatori” di Antonio Canova. A circa quattro mesi dall’apertura della Grande mostra «G7 – Sette secoli di arte italiana» allestita nel castello di Mesagne (Brindisi) per la cura del prof. Pierluigi Carofano ed organizzata – nell’ambito del Protocollo d’Intesa Puglia Walking Art – da Micexperience Rete d’Imprese, con enti promotori il Comune di Mesagne e la Regione Puglia, in collaborazione con il Ministero della Cultura, è proprio il Presidente di Micexperience, Pierangelo Argentieri ad offrire alcune riflessioni sul presente e sull’immediato futuro.

«È una mostra che è stata pensata, concepita e prodotta con l’ausilio del Ministero proprio in occasione del G7 – dice –. C’è stato un grande sforzo di natura logistica, innanzi tutto per mettere insieme 51 opere, attingendo al patrimonio nazionale dei più importanti musei. È uno spaccato che segue una logica diversa dai classici percorsi stereotipati, perché va ad attingere ad opere importanti e le pone accanto ad altre che, seppur considerate minori, diventa ancor più difficile far trovare tutte insieme. Il contenuto è stato ampiamente dimostrato essere di estrema qualità e la si percepisce immediatamente nella complessità del percorso».

Si può dire che, in qualche caso, si è portato a conoscenza dei cittadini comuni anche quanto musei e pinacoteche riservano solo agli studiosi, ai quali è consentito di andare oltre le sale espositive?

«Esatto. Ma non dimentichiamo la mission di Puglia Walking Art: innanzi tutto offrire un’esperienza di bellezza ai pugliesi, senza che facciano molta strada, e al tempo stesso con una logica di qualità, che accontenti anche il non pugliese. Il turista attento, innamorato della Puglia, ma in questo caso innamorato dell’Italia. Il respiro è sempre quello, perché c’è sempre molto della nostra regione nei progetti di Puglia Walking Art: c’è la Puglia dei centri storici e dei percorsi alternativi; c’è il turismo lento e l’opportunità che si può avere di vivere anche delle realtà culturali locali, come la stessa realtà di Mesagne negli ultimi tempi, o come è il progetto più articolato di Puglia Walking art, che mette quindi insieme più comuni, com’è stato nel caso di Martina Franca e Ostuni. C’è, insomma, l’occasione di visitare i luoghi con un’attenzione diversa, che è quella del turismo lento, attento alla cultura del posto ed al dettaglio. La mission resta sempre la stessa: allargare il network di Puglia Walking Art e non è un caso che si scelgano le destinazioni meno immediate, dove la logica non è quella del flusso a tutti i costi, quanto piuttosto, al contrario, quella della costruzione di un flusso finalizzato alla “esperienza mostra”. Quest’anno, in particolare, lo sforzo è stato rilevante col mettere insieme 10-12 musei nazionali e coinvolgere nel progetto collezionisti importanti. Ripeto: 51 opere, che hanno visto un lavoro coeso e di squadra con decine e decine di professionisti coinvolti e con investimenti economici importanti, perché una mostra come questa ha dei costi che oscillano tra tre e quattrocentomila euro. È importante parlare di questo, perché non è tutto scontato e quindi…. il grosso investimento dei privati da un lato, con il supporto del pubblico dall’altro, un po’ il modello di Puglia Walking Art, sicuramente porta a dei risultati. Tutto sarà, anche in questa occasione, momento di riflessione sul progetto e su un’idea di promozione e di marketing territoriale, che si dimostrerà vincente anche in questa occasione».

Stupisce che una considerevole percentuale di visitatori sia straniera in un angolo di Puglia che fino a qualche anno fa non era nei circuiti culturali.

«Stupisce no, perché comunque i numeri si riscontrano dappertutto. Stupisce il fatto che la Mostra sia sicuramente “facile” da visitare con un supporto anche linguistico internazionale, in cui l’inglese diventa la lingua principale. Poi sicuramente si offre anche ad un ulteriore livello di perfezionamento del servizio dato, aprendo anche ad altre culture, considerata la presenza dei tedeschi sempre attenti alle proposte di turismo culturale, ed ai francesi, che nell’inglese non trovano sponda come loro lingua ideale. Ci sarà uno sforzo per renderla ancor più “internazionale”. Fa piacere riscontrare che oltre il 50% dei visitatori sia nazionale, con una buona percentuale di pugliesi, che soprattutto in bassa stagione si muovono volentieri. Quest’anno, nonostante le temperature elevate, abbiamo avuto comunque un buon flusso estivo, mentre la cultura proposta in una mostra è legata ad un periodo in cui si hanno meno distrazioni. Il mare può essere una distrazione per alcuni, come anche l’evento serale. Le temperature molto sostenute hanno sicuramente sconsigliato di recarsi in mostra nelle ore principali. Ora riscontriamo, al contrario, un turismo culturale fatto da gruppi, dalla terza età, da professionisti… E c’è il riscontro positivo che stiamo avendo dalle scuole di ogni ordine e grado: dai laboratori alle esperienze multimediali, alla semplice possibilità di offrire agli studenti pugliesi un’esperienza diretta in Puglia con opere d’arte di questo livello. Uno spaccato della nostra cultura nazionale con le giuste attenzioni ai pugliesi presenti, che sono protagonisti di questa fantastica esperienza. Non dimentichiamoci di Pino Pascali o di Giuseppe De Nittis, di Corrado Giaquinto o di Giuseppe Fracanzano, al pari delle giovani promesse, che sono già nomi, come Roberto Ferri».

Ed ora, come evolverà il cammino delle Grandi mostra di Puglia Walking Art?

«Sicuramente evolverà guardando ad un territorio più ampio. Ciò che abbiamo organizzato ci ha portato a far diventare l’evento un appuntamento fisso nel calendario e quello che ci rincuora è una domanda che spesso ci viene fatta ogni qualvolta i visitatori entrano in mostra. “La prossima mostra quando ci sarà e quale sarà il titolo, il protagonista o il tema…”. C’è sempre tanta attesa. È chiaro che questo ci spinge a crescere in qualità, perché non possiamo andare indietro. Possiamo già anticipare che, con ogni probabilità, gli Impressionisti saranno i protagonisti del prossimo progetto espositivo e speriamo di far tutto pronto già nella primavera 2025». (as)

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