Iniziai la Scuola Media alla Maia Materdona, allora si chiamava ancora così, il 1° Ottobre 1968, dico proprio così, il Primo di Ottobre, con tutto il tempo per fare le vendemmie. Mi ritrovai nella 1^ A e ancora oggi mi chiedo: “come ci ero capitato”? Sì perché quel corso era ambito da tutte le buone famiglie mesagnesi. Insieme a quelle famiglie altre con sani principi, i cui figli dovevano crescere bene, insomma con genitori che dicevano: “Professo’, ndrizzaminci nnu picca l’ossi a štu vagnoni! Ci no’ nci baštunu nci tau l’atri a casa“! Nella nostra classe anche 6/7 seminaristi del Carmine, o se preferite ragazzi che frequentavano il collegio che era dove attualmente ha sede una casa di riposo. Per questi non era molto chiaro se avessero una vera vocazione. E così anche loro venivano affidati ad un team, oggi si direbbe così, di proff. severi.
Tra questi Avasto (ed. Artistica) che mi metteva 7 ma io credevo di non meritarlo. Un giorno mi prese per un braccio, e ricordo ancora come era forte quella presa, per portarmi ad osservare le “teste a forma di uovo” di De Chirico, così le definì per farmi un esempio di innovazione. De Francesco (lettere), senza filmine (si diceva così) e senza Youtube facevi geografia e ti sembrava di stare a sciare in Trentino; ai compiti in classe di italiano oggni errore segnato con matita blu 1 voto in meno, ogni segno con matita rossa 1/3 di voto in meno sempre scendendo da 10! Ferrara-Caraccio (matem. e scienze), affettuosa e forte nello stesso tempo: quando andavo ai colloqui con mio padre ci liquidava in 5 secondi vista la mia propensione alla materia ed io ne ero molto fiero. Licciulli (Ed. Fisica) forse un po’ teorico ma molto preparato: riscaldamento, teoria e poi pallavolo, salto in alto e lungo, addirittura lancio del peso. Ma anche qualcuno di stampo moderno De Nitto (Storia/Geografia) molto essenziale e dolce, o sperimentatore, come Morleo (Applicazioni tecniche), che è stato sicuramente un mio ispiratore, con le sue innumerevoli proposte didattiche intervallate da batture ironiche, anche in dialetto.
Curiosa la mia esperienza con la musica, materia nella quale avevamo avuto in prima media il Prof. Antonio Baldari che ritrovai anni dopo come collega in una scuola di Latiano, la sua Città, negli ultimi anni della sua carriera. In secondo anno la Prof.ssa Catarozzolo e nel terzo il Prof. Marangio che aveva preferito lasciare la carriera di violinista per stare vicino alla famiglia. Nella scuola più antica della Città non poteva mancare il Parroco della Chiesa Madre come docente di religione, il simpatico Don Angelo Argentiero, anche lui alla ricerca di una comunicazione che potesse attirare l’attenzione dei preadolescenti troppo attratti dal calcio. Negli anni successivi sostituito da Padre Augusto Barile, Priore al Carmine, dalla stazza imponente (almeno così mi sembrava) con quale iniziai anche ad interessarmi di animazione liturgico musicale. Non ricordo il cognome della prof.ssa di inglese, eh già perché noi nel corso A facevamo questa lingua “difficile” mentre la maggior parte delle altre sezioni ancorata al francese!
Un aneddoto divertente ci capitò con la professoressa romana supplente di Mat/Scienze (anche stavolta non ne ricordo il nome) chiamata a sostituire la nostra brava Caraccio/Ferrara che era stata nominata con funzioni di preside. Arrivata da poco e quindi ancora non conoscitrice delle sottigliezze del nostro dialetto, chiamò un compagno alla lavagna e per rimproverarlo bonariamente con la speranza di dargli una mossa gli disse “sei una pizza”! Tutti ci trovammo con un certo imbarazzo mentre lei non ne capiva il motivo! Potrebbe sembrare strana questa emigrazione al sud di insegnanti perché di solito è sempre successo il contrario, ma talvolta era normale trovare professoresse che seguivano i mariti con incarichi militari a Brindisi o funzionari del petrolchimico Montedison.
Altra curiosità: mi ritrovai la prof. Caraccio come mia preside ed io in veste di docente in quanto mi assegnò la prima supplenza di Musica nella Scuola media A. Moro. Per qualche tempo questa terza scuola mesagnese è stata priva di intitolazione e definita solamente 3° nucleo venendo dopo la Materdona e la Marconi. Credo sia stata istituita nel 1977, visto il boom demografico, e solo qualche tempo dopo, visti i fatti accaduti allo statista della Democrazia Cristiana, prese quel nome. La sede alquanto precaria, in Via Sandonaci, dove ha sede adesso un bar ma all’epoca ex sede di deposito di concimi (ricordo ancora l’odore di cui si erano impregnati i muri). Per fortuna un’amabile bidella (si chiamavano ancora così), la Signora Fiorenza ne approfittava per profumarne gli ambienti con squisite focacce, giallette e caffè a tutte le ore (non c’era nessun motivo di concorrenza sleale perchè i bar erano lontani) con obolo volontario.
Tra poco inizieranno le lezioni nella Scuola Secondaria di 1° Gr. “Materdona/Moro” e ne approfittiamo per salutare alunni e docenti nell’affrontare un sereno anno scolastico 2021/22
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Nella foto, insieme ai miei compagni di seconda Media sez. A (a.s. 1969/70), la prof. Elvira Caraccio/Ferrara e il Prof. Giovanni Avasto. Alcuni di quei ragazzi purtroppo non ci sono più.
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