Il 29 Maggio non può essere mai un giorno normale. E mai sarà comprensibile o accettabile la gravità di quel dramma.
Quell’anno da Marzo avevo un sogno: poter essere presente a quella eventuale finale della Juve.
Un surreale sogno di bambino.
E chiedevo a mio padre se…
“Se succede…sarebbe bello…”
Sarebbe stato il regalo più bello.
Ma in realtà sarebbe stato un incubo indelebile.
Da Mesagne nei giorni successivi alla tragedia arrivarono racconti brutali e quasi surreali.
Costole rotte, gente rientrata senza una scarpa e senza vestiti, ferite e attacchi di panico anche a distanza.
Ma soprattutto all’appello mancava Alberto.
Un ragazzo.
Schiacciato.
Si, schiacciato.
In che senso schiacciato?
Schiacciato come se ti schiacciasse un muretto con centinaia di persone sopra.
Quella sera alle 22 circa feci una domanda guardando alla tv immagini indecenti per un bambino.
“Papà, quando comincia la partita?”
La risposta fu “Dai, a letto. Sta piovendo e comincia in ritardo”.
Non ci credetti fino in fondo.
E la notte non ho dormito.
Per quello che avevo sbirciato con morbosa curiosità.
Indecente ciò che è accaduto.
Indecente per chi perse la vita così.
Senza una logica
Indecente per tutti i bambini come me alla tv
Il 29 Maggio non sarà mai per tutti e per la mia Mesagne un giorno normale.
🌹