Torna anche quest’anno il “Calandariu ti Misciagni”, l’unico calendario cittadino scritto interamente in dialetto ed edito dalla Parrocchia Santuario Mater Domini. Dopo 25 anni anche in questa nuova edizione c’è un ricco richiamo alla memoria storica del nostro paese e forti riferimenti alla vita di fede. Quest’anno il logo inserito nella testata identifica lo stile e il messaggio che desideriamo offrire. Siamo nell’anno Santo della Misericordia, indetto da Papa Francesco il giorno dell’Immacolata e che si concluderà il 20 novembre 2016, festa di Cristo Re. Questo Anno Giubilare ci aiuterà a comprendere come la misericordia ci faccia vivere bene. Le opere di misericordia non sono infatti una “tassa” da pagare: sono una liberazione, da noi stessi, dalle nostre paure e ci permettono di incontrare il prossimo. Riscopriremo nel percorso dei dodici mesi le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. Senza, però, dimenticare le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Come nelle precedenti edizioni, il calendario ci accompagnerà ogni mese con immagini di vita della nostra Mesagne, con la storia e con gli aneddoti che hanno segnato la cultura e la sapienza dei nostri padri. Un particolare riferimento è stato rivolto alla ricchezza della nostra terra. Attraverso il racconto del nostro concittadino Franco Bianco abbiamo ricostruito la storia ‘Ti li sciardini e ti li sciardinieri’ di Mesagne. In copertina una bella scoperta: una tela della Madonna di Mater Domini conservata nel Monastero delle Benedettine ad Ostuni e riprodotta con alcuni particolari tutti da scoprire. Il Calendario è stato distribuito nelle migliori edicole di Mesagne e può essere richiesto direttamente in Parrocchia.
Don Pietro De Punzio e i collaboratori