Home Cultura Il colera del 1865 e come si difese Mesagne – di Sara Calvano

Il colera del 1865 e come si difese Mesagne – di Sara Calvano

da Cosimo Saracino
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(da BuoneNuove di Aprile 2020) – In un momento di riflessione su quanto sta accadendo su tutto il territorio nazionale, mentre rimuginava sulle misure di sicurezza adottate dal Governo e dall’Amministrazione Comunale di Mesagne, Cosimo Pasimeni, nostro concittadino, si è imbattuto nei ricordi delle epidemie e delle malattie infettive più diffuse, che in passato hanno mietuto molte vittime. Nel 1865 la penisola salentina fu colpita dal colera. Manduria fu il paese maggiormente devastato. L’Amministrazione Comunale di Mesagne, che contava una popolazione di circa 8.000 abitanti, adottò vari provvedimenti al fine di contenere i contagi.

“Mio nonno mi raccontava che molte strade di accesso a Mesagne vennero chiuse con tufi, in particolare ricordava che la via in cui abitava, l’attuale via Roma (ex via Palmerio De Rinaldo) era murata e che lui insieme ad altri bambini tolsero qualche tufo e crearono la via di fuga per andare a giocare fuori”, racconta Cosimo Pasimeni.

“Qualche settimana fa, facendo una ricerca nell’Archivio Storico del Comune di Mesagne, ho trovato le delibere relative all’epidemia di colera del 1865 e del 1867; dalla lettura di tali documenti non si evince se vi furono morti a Mesagne, certo è che vi furono contagiati anche nel nostro paese”.

Nella delibera della Giunta Municipale risalente all’ 8 agosto 1865, presieduta dall’allora Sindaco De Francesco, sulla base della circolare del 26 luglio emanata dal Ministero dell’Interno, viene riconosciuta l’esistenza del Colera Morbus Asiatico nella città di Ancona. Nonostante fosse inizialmente ad essa circoscritto, l’Amministrazione Comunale di Mesagne vigila e provvede sulla salute pubblica deliberando quanto segue: “Benché in questo Comune non siasi affatto manifestato alcun sintomo del mortale Morbo Asiatico, tuttavia è nostro obbligo vigilare e provvedere su quanto si riferisce la pubblica Sanità ed Igiene raddoppiando la sorveglianza e le precauzioni acciocché siano osservate a tutto rigore le norme igieniche che la scienza e l’esperienza consigliano come le più idonee ad impedire lo sviluppo delle malattie epidermiche e contagiose, od almeno arrestare o circoscrivere la propagazione ed a temperarne i perniciosi effetti”.

Fin da subito vennero adottate misure igienico-sanitarie atte ad evitare il diffondersi del colera, ove il contagio avveniva mediante il contatto orale diretto, o indiretto con acqua, alimenti contaminati e feci.  In accordo con la Commissione Sanitaria si stabiliranno le seguenti disposizioni: “frequente spazzatura di tutte le strade interne ed esterne dell’abitato, nettezza di tutte le pubbliche cloache, private latrine, trappeti, stalle, fogne, ortali ed altri luoghi simili. Frequente visita nelle abitazioni dei meno agiati, prescrivendo la rimozione degli animali immondi che vi coabitano, consigliando l’imbiancatura delle pareti, la lavatura dei pavimenti, e la pulitezza degli abiti, suppellettili e stoviglie. Frequente e rigorosa visita ai rivenditori di commestibili, cantinieri, bettolieri, e caffettieri, proibendo la cottura di cibi nocivi.  Resta espressamente vietata la macellazione di tutte le carni pecorine, dovendosi far uso della sola carne bovina.  È proibita la vendita dei pesci, crostacei, ed altri frutti di mare in cui sia incominciato il periodo di fermentazione. Come ancora è proibita la vendita dei salumi e salame alterati, dei latticini ranciti o guasti, del pane non ben cotto e ben manipolato, e di ogni altra sostanza creduta dannosa. È proibito tenere animali legati nello interno del paese. Resta vietato gettare acqua immonda in mezzo alle strade. È’ rigorosamente proibita l’uccisione dei castrati e degli animali bovini all’interno dell’abitato dovendo ciò avvenire in un punto distante dal paese che sarà stabilito dall’Amministrazione Comunale”.

“Tutti i contravventori alle prescrizioni saranno assoggettati all’ammenda da Lire due a Lire dieci secondo la gravità del caso per la sola prima volta, ed al massimo dell’ammenda ove fossero recidivi con ancora alle pene stabilite dal Codice Penale in vigore ove la trasgressione apportasse il minimo nocumento alla Pubblica Salute”.

Nella seconda parte della delibera del 9 settembre 1865 si legge: “I fratelli del Comune di Manduria sono dolorosamente flagellati dal Crudele Morbo Asiatico, forse fra quelli vi sta che per mancanza di mezzi soggiace ai colpi dell’inesorabile malore.

Ogni cittadino è nel sacro dovere di stendere la benefica mano in soccorso dei fratelli oppressi, con specialità dei disastri che produce la fiera malattia del Colera, perciò invito le SS. LL. a deliberare un soccorso a favore dei disgraziati del Comune di Manduria.  La Giunta, intesa la relazione del Sindaco DELIBERA che fosse prelevata la somma di lire cento … che a cura del Sig. Sindaco fosse inviata all’infelice popolazione del Comune di Manduria.>> E ancora, nella terza parte della stessa: <<Che fossero serrate provvisoriamente quelle entrate nell’abitato che a criterio dell’Architetto Sig. Francesco Carluccio non portano nocumento al traffico degli abitanti, e che riescono impossibili ad essere vigilate dalla Guardia Nazionale”. Nell’ultima delibera del 1867 si legge: “È vietato a tutti i cittadini, di gettare orina, acqua e sentine corrotte, immondezze o spazzature sulle strade dell’abitato. È proibita la macerazione del lino o delle canape entro la distanza di dieci chilometri dall’abitato”. Sara Calvano

Ecco il testo delle delibere richiamate nell’articolo Delibere della Giunta Municipale su Colera a Mesagne

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