Home Politica Il contraente forte ed il contraente debole. E’ ancora così? – di Carmelo Molfetta

Il contraente forte ed il contraente debole. E’ ancora così? – di Carmelo Molfetta

da Cosimo Saracino
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Lo ha detto finanche il giudice: “i fattorini (i riders) potevano dare la loro disponibilità per un determinato turno lavorativo, ma l’azienda era libera di non accettare la loro disponibilità e di non chiamarli..”.

Anzi, a suggello della massima autonomia della propria iniziativa economica, dice sempre il Giudice, “i fattorini potevano revocare la loro disponibilità su un turno già confermato dalla società utilizzando la funzione c.d. “swap” e potevano anche non presentarsi a rendere la prestazione senza alcuna comunicazione preventiva (c.d. no show).

Ma “cosa volevano di più dalla vita” questi impertinenti e sfacciati lavoratori: nientemeno che “l’accertamento della costituzione tra le parti (lavoratori e Foodora) di un ordinario rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato …”.

Se gli avessero chiesto il motivo del riconoscimento di questo stravagante  diritto, la risposta pretenziosa di questi lavoratori era: per potersi costruire una minima condizione di stabilità lavorativa e di una prospettiva di futuro un poco meno incerta!

La generosità dell’azienda era smisurata; addirittura forniva a questi giovani scriteriati, previa sottoscrizione “di un contratto di co.co.co.  ..i dispositivi di sicurezza cioè casco, maglietta, giubbotto, luci e l’attrezzatura per il trasporto del cibo cioè piastra di aggancio e box” ; si intende però, solo  “dietro versamento di una caparra di 50 €uro” (come si sa tra questi giovani scapestrati ce ne sono tanti con le mani leste). A loro volta i lavoratori dovevano mettere a disposizione solo “una bicicletta e uno smartphone”.

Invece di chinare il capo in modo riconoscente e pedalare, si trastullavano rivolgendosi al giudice per chiedere il riconoscimento della natura di lavoro subordinato della loro attività!

Tuttavia il Giudice non ha inteso ragioni: loro, i fattorini, erano addirittura liberi di non lavorare e quindi non potevano essere considerati lavoratori subordinati.

Hanno finanche provato a chiamare in proprio aiuto “le disposizioni del decreto Jobs Act 81/2015 art. 2: mal gliene incolse! Non era applicabile.

E poi, diciamolo francamente, il guadagno non era male: pedalando, pur senza esagerare, anche solo quindici ore al giorno avrebbero guadagno ben 60 €uro, mica bruscolini!

La falsificazione della drammatica realtà lavorativa dei giovani di oggi “decidi tu quando lavorare”, “scegli tu il mezzo di trasporto” (dal sito di Foodora rappresentante ad una inesistente libertà di scelta) contrabbandando una impossibile parità delle condizioni contrattuali tra datore di lavoro e lavoratori, ha indotto finanche un giudice a rendere una sentenza, in nome del popolo italiano, che ha negato la sussistenza del rapporto di lavoro subordinato di questi giovani lavoratori.

La teoria del “contraente forte e del contraente debole” su cui intere generazioni, anche di uomini di legge, si sono formate è stata disconosciuta e classificata come vecchia teoria del secolo scorso.

Il costituzionalismo democratico, fonte del diritto del mondo moderno occidentale, quello che attribuiva al lavoro non solo il valore economico tipico di un rapporto di scambio, ma anche di riscatto della persona, viene spazzato via.

L’imbroglio è evidente, ancorché passato inosservato sotto gli occhi del giudice: l’alea del rischio economico dell’imprenditore –in questo caso gli ordinativi delle consegne- scaricata totalmente sui lavoratori.

L’asserita libertà di lavorare, ovvero di non lavorare, contrapposta alla reciproca libertà dell’imprenditore di non far lavorare, non pone le parti in condizioni di parità contrattuale. Al contrario ne sottolinea la grande disparità di potenza contrattuale perché emenda l’imprenditore proprio della caratteristica principale che lo contraddistingue: l’alea del rischio posta tutto a carico del fattorino.

Tuttavia questa vicenda costituisce una occasione per tutte le parti sociali, per la politica ed anche per il mondo della ricerca di riflettere sui cambiamenti in atto.

Tirarsi fuori dall’attualità di questo confronto non giova a nessuno: in particolare non giova ai lavoratori.

Mesagne 25 giugno 2018

Carmelo Molfetta

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