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Il pellegrinaggio alla Chiesa della Misericordia – di Cosimo Pasimeni

da Cosimo Saracino
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Si svolge oggi 20 maggio, lunedì dopo Pentecoste, il secolare pellegrinaggio verso la Chiesa della Misericordia come da programma della Parrocchia Santa Maria in Betlem. Su questa chiesa mi piacerebbe scrivere alcuni ricordi, ma ne riporto solo due: da bambino, in tale occasione, con il nostro traino ci recavamo presso la suddetta chiesa e quello che maggiormente mi è rimasto impresso è che questa era immersa in un immenso uliveto che ne ostruiva la vista; si accedeva da via Panareo tramite un piccolo sterrato, “stratoni” nel nostro dialetto, e bisognava abbassarsi per non essere colpiti dai rami; in zona vi erano anche molti alberi di melograno che in questo periodo sono fioriti.

Altro ricordo, ma più recente, è il mio impegno insieme al compianto Sandro Diviggiano per la realizzazione dei campetti sportivi.

Passiamo ora alla descrizione di questa Chiesa di campagna con cui veniamo a conoscere anche le origini di questo pellegrinaggio; per notizie più complete bisogna consultare il volume, ricco di molti documenti: «LA MADONNA DELLA MISERICORDIA- MESAGNE» scritto e pubblicato da Don Francesco Campana nel 2002.

Tra questi ne riporto solo uno che è tratto da «LO ZODIACO DI MARIA – Ovvero le dodici provincie del Regno di Napoli» dove al Capitolo Sole in Libra – Stella II» di Fra Montorio, pubblicato in Napoli il MDCCXV, a pagina 481 l’autore parla di questa chiesa. (Vedere nota 1)

 Santa Maria della Misericordia fuori le mura di Mesagne

“Fra gli innumerabili attributi, che si danno dalla Chiesa alla Vergine, v’è quello che mi pare più a lei confacevole, con cui vien detta Madre di Misericordia: e con ragione, S. Bernardo: “come il sole sorge indifferentemente sopra i buoni e sopra i cattivi, così Maria non discute i passati meriti o demeriti, ma a tutti si mostra accogliente e clementissima e si volge con amplissimo miserevole affetto verso le necessità di tutti”. Sole senza dubbio è Maria, e tale vicenda vien da me rappresentata in questo Zodiaco, e come tale indifferentemente sparge i raggi della innata pietà non guardando i nostri demeriti ma a tutti si fa conoscere amabile, clementissima e misericordiosa; ché però ebbero ragione gli abitanti di Mesagna a mutare l’antico titolo alla presente Immagine, perché dove prima dicevasi S. Maria della Giustizia, la chiamarono poi della Misericordia.

Perchè si chiamasse anticamente della Giustizia, vedrassi ben presto. Circa un miglio lungi da Mesagna vedesi una mediocre e non disprezzabile chiesa, dove è venerata la miracolosa Effigie, della quale parliamo.

Un solo altare l’adorna con nobile cappellone, all’opposto della porta maggiore aperta verso settentrione. In esso è un quadro grande dipinto ad olio rappresentante angioli e santi, e questo, essendo nella parte inferiore aperto, dà luogo alla venerazione di detta Immagine dipinta nel muro. La chiesa è ideata a tre navi, e secondo il modello appunto di quella, nella quale adorasi la Vergine detta di Leuca, o di “finibus terrae”, di cui ben presto discorreremo, e sta appunto fabbricata in un non molto spazioso piano circondato da piante di olive, dalle quali ella prese il suo primo nome, e fu detta delle Olive.

Avvenne in quel tempo (come si narra per accertata tradizione), che essendo ancora molto piccola la cappella (ed era appunto in quel luogo dove ora è il cappellone della presente chiesa) giocando ivi vicino alcuni del paese al gioco delle boccie di legno, uno di quei giocatori, avendo perduto molto del suo denaro, quasi che la Vergine fosse in colpa della sua perdita, presa nelle mani una di quelle palle, sagrilegamente avventolla in faccia della Madre di Dio, ove restò la lividitura, come pure oggi si vede, di color rosso oscuro. II sagrilego percossore restò non solo, in pena del suo temerario ardire, offeso al braccio non potendosene servire, ma preso dalla Giustizia, fu condannato alle forche, e per questo fu mutato il nome alla sagra Immagine, e dove dicevasi delle Olive, d’indi in poi fu detta della Giustizia.

Vien confermato questo nome da una conclusione del reverendo capitolo di Mesagna nel quale il procuratore, che amministrava l’anno 1579 a di 20 aprile, propose alli canonici e preti congregati capitolarmente, che l’arcivescovo di Brindisi, allora D. Bernardino Figueroa, avea ordinato, che ogni anno si facesse dal detto capitolo una solenne processione alla chiesa di S. Maria della Giustizia, ed ivi si celebrasse la messa solenne; e non per altro vi si ricercò il consenso del capitolo, se non perché egli ne avea la giurisdizione, come la tiene oggidì; onde chiaramente si vede che in quel tempo la santa Immagine dicevasi della Giustizia.

Poco dopo non però, osservasi, che le fosse stato mutato tal nome in quello della Misercordia: e ciò si cava da un’altra conclusione capitolare fatta alli 13 di luglio del medesimo anno, nella quale determinossi fabricare una nuova e più decente chiesa alla Vergine, come ferono, ponendovi il sopra detto quadro, e fu detta della Misericordia; sicché la mutazione fu fatta tra il tempo che scorse dalli 20 di aprile fino alli 25 di luglio dell’anno stesso 1579. E ciò, cred’io, perché parendo all’arcivescovo ed a quei canonici che non conveniva un titolo, che porta seco severità, non confacente alla Madre di Dio, che è stata conosciuta sempre inclinatissima alla clemenza, le convenisse più ragionevolmente il cognome della Misericordia, sotto il quale fino a nostri giorni viene venerata.

Appartiene medesimamente al detto capitolo l’assegnarvi (ed infatti vi sono assegnati) un canonico ed un prete semplice col titolo di procuratori della Misericordia, che hanno per obbligo di celebrarvi ogni giorno festivo, somministrando la cera e quanto bisogna alla detta chiesa lo stesso capitolo, come anche lo stipendio ad un sagristano che di continuo vi assiste.

La suddetta Processione fassi a spese del medesimo capitolo, ogni anno nel lunedì di Pentecoste, sollennizzandosi la festa da’ primi alli secondi vespri.

Vi è anche in uso che tutti i giovedì che tramezzano da una Pasqua all’altra, vi concorrono moltissime persone a visitare la sagra Immagine, e si prattica sino ad oggi, e ciò o per voto fatto dal popolo, o per altra simile cagione.

Li miracoli operati, e le grazie concedute da sua divina Maestà à prò dè fedeli per intercessione della madre di Misericordia sono innumerabili, e come tali mi han costituito mendico nella stessa abbondanza, non essendone state trasmesse le notizie, e perciò si passano sotto silenzio, ma non è da tacersi ciò che della misericordia di Maria dice Bernardo Santo parlando con essa: “Chi può investigare, o benedetta, la lunghezza, la larghezza, la sublimità, la profondità della tua Misericordia? Infatti la sua lunghezza sovviene sino all’ultimo giorno per tutti coloro che la invocano; la sua larghezza riempie tutto il mondo, così che ogni terra sia piena della sua Misericordia; la sua sublimità trova la restaurazione della suprema Città, e la sua profondità ottiene a coloro che hanno fede la redenzione nelle tenebre e nell’ombra della morte”.

Dall’Arcivescovo come sopra.

 

Nota 1): Fra Montorio per comporre «Lo Zodiaco di Maria» si avvalse di una corrispondenza epistolare con tutte le Diocesi del Regno di Napoli.

La prima chiesa per la Diocesi di Brindisi è Santa Maria del Casale che alla fine porta la seguente dichiarazione: “Estratta da relazione dell’Arcivescovo in data delli 17. Settembre 1711” e pertanto quella finale della Chiesa della Misericordia “Dall’Arcivescovo come sopra” si riferisce a questa data.

Per Mesagne riporta notizie di queste altre tre chiese: Santa Maria Mater Domini, Santa Maria in Bettelemme, ovvero della Sanità e Santa Maria del Carmine.

Nella versione originale l’ultima parte in corsivo è scritta in latino e tradotta da Don Francesco.

 

Nota 2) Nel volume originale (una copia è esposta nel Museo di Arte Sacra Cavaliere-Argentiero) l’ultima parte, qui in corsivo, è in latino tradotta da Don Francesco Campana per il suo libro.

 

La foto (Rag. Antonio Pasimeni) allegata, tratta dal suddetto volume, ritrae l’altare con il quadro a olio, trafugato, che circondava la sacra Immagine.

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