(Avv. Carmelo Molfetta) – L’anno celebrativo del 70° anniversario della Costituzione volge ormai al termine. Si sono succedute numerose iniziative su tutto il territorio nazionale tutte degne di nota e di positiva considerazione.
Un particolare plauso va dato al Presidente Mattarella, il quale, richiamando la Carta Costituzionale, non solo ha ben svolto il suo ruolo di rappresentante dell’unità nazionale, ma è anche intervenuto su numerose questioni di merito che la cronaca politica non ha mancato di proporre.
Il punto è, infatti, proprio questo: se ed in quale misura l’azione politica si è svolta in modo rispondente ai principi costituzionali.
Se ed in quale misura, cioè, la Costituzione che è “atto rivoluzionario” (Gianni Ferrara) di per sé stessa, avendo interrotto ogni legame con il precedente regime fascista, ed avendo, di contro, dato vita ad un nuovo sistema democratico compendiato nella nascita della Repubblica Italiana, risulti nella quotidiana azione politica pienamente applicata.
Il Parlamento (Parte II Cost. Ordinamento della Repubblica)
Si è teorizzato che “Il Parlamento tra qualche lustro è possibile che non sarà più necessario”. L’attacco alla democrazia rappresentativa in favore dell’ illusione della democrazia digitale che “è già una realtà grazie a Rousseau che per il momento è adottato dal M5s ma potrebbe essere adottato in molti altri ambiti”, non depone propriamente a favore della idea di Costituzione quale “atto rivoluzionario” che ha rotto ogni legame con il regime fascista il quale, come è noto, del Parlamento e della democrazia rappresentativa ne fece strame.
La libertà di stampa
“La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” (art. 21 Cost) e definire i giornalisti “raccomandati e parassiti” ed anche “puttane” esprime un giudizio non propriamente corrispondente al dettato costituzionale; né si rispetta la Costituzione se si redige una black list di giornalisti sgraditi. La reazione della Associazione Nazionale della Stampa è stata severa quanto immediata ed ha denunciato il tentativo di voler “ non soltanto imporre il pensiero unico, ma anche di intimidire i giornalisti Rai.”
Pari opportunità art. 51 Cost.
Il fatto è noto: in occasione della elezione di un giudice costituzionale, dei componenti laici degli organi di amministrazione autonoma delle magistrature e cioè il Consiglio Superiore della Magistratura e i Consigli di Presidenza della Giustizia amministrativa, della Giustizia tributaria e della Corte dei Conti il Parlamento ha nominato 21 uomini su 21 posizioni disponibili. Di fronte ad un così plateale atto politico sessista, si è levata alta e forte la protesta di ben sessanta Costituzionaliste di tutte le università italiane, che hanno denunciato la palese violazione dell’art. 51 della Costituzione sulla pari opportunità. A nulla è servito, a tutto oggi, rivolgersi ai Presidenti delle Camere dei quali è stato invocato un intervento regolatore.
La libertà personale è inviolabile (art. 13 Cost.)
Siamo tutti rimasti colpiti dalla vicenda della nave della Guardia Costiera Italiana “Diciotti”. La divulgazione istantanea delle notizie a mezzo della rete, ha tenuto tutto il mondo in apprensione. Ancorata nel porto di Catania aveva portato in salvo ben 177 migranti di cui 29 minori, raccolti in mezzo al mare. Un atto politico, e non “un atto motivato dell’autorità giudiziaria”, impedì lo sbarco di migranti e uomini d’equipaggio. Quella è stata una azione politica lesiva dei diritti inviolabili dell’uomo (art. 2 Cost.), della libertà personale (art. 13), delle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute (art.10 Cost.) e di ogni sentimento di umanità, dimenticato, che alberga nel DNA di un popolo di migranti come il nostro. Un altro smacco alla Costituzione della Repubblica Italiana.
Il decreto sicurezza
E’ un coacervo di norme che non mancherà, in sede di applicazione, di essere oggetto di interesse della Corte Costituzionale. La vanificazione del diritto di asilo (art. 10 Cost.) reso sempre più evanescente; il diffuso malessere sociale contemporaneo considerato con i parametri dell’ordine pubblico e dunque reprimendo il dissenso sociale; la palese volontà repressiva ed espulsiva in nome di un sovranismo carico di odio sociale, fanno di questo provvedimento legislativo una pericolosa fonte di insicurezza sociale.
Purtroppo l’anno si chiude male per la Costituzione della Repubblica Italiana: e c’è davvero poco da festeggiare.