Ciao Franco, ci vediamo. Da due mesi era questo il nostro saluto, due mesi passati in un maledetto ospedale, prigioniero di un corpo che non ce la faceva più a contenerti.
Come faccio a dire così, su due piedi, chi sei stato Franco?
Sei stato Franco l’Amico, per quelli che con te trascorrevano i bei pomeriggi al bar Rosso e Nero, tra una partita a carte e un bicchiere di birra.
Sei stato Franco il collega, tra i banchi delle nostre scuole elementari, anzi, più di un collega, di nuovo e ancora un Amico. Sei stato Franco il marito, roccia e colonna per la mamma.
Sei stato Franco il papà, ecco quello soprattutto, Franco il papà. Hai lasciato cinque figli qui, che a vederli oggi che cosa sono diventati, ti starà sicuramente scoppiando il cuore di orgoglio.
Ecco, a noi invece il cuore scoppia di nostalgia. Perché nella vita alla fine si raccoglie quanto si è seminato e tu e la mamma avete seminato talmente tanto amore, che ora è dura accettare che non ci saranno più le tue continue chiamate, i tuoi “Sta ieni?”.
Ora è davvero chiaro il senso di quelle tue chiamate.
La famiglia.
Il tuo tutto era la famiglia, costantemente a casa sapevamo che papà ci pensava, che papà ci voleva vicino e questa, Franco mio, ti assicuro è l’eredità più bella che un papà possa lasciare a ogni figlio.
Mi manchi, ci manchi, ma ti sentiamo ancora Franco, ti sentiamo ancora. Un bacio grande, che arrivi fin lassù. Ciao Franco, ci vediamo.