Sanzionata sabato scorso l’Antica Pizzelleria 1973 di Mesagne. Le forze dell’ordine sono andate su via Marconi ed hanno riscontrato la presenza dei clienti seduti ad una distanza inferiore ad un metro. “Stiamo facendo lavorare tante persone – dice arrabbiato Roberto Sabato, titolare della pizzeria -. Non possiamo accettare questi attacchi vergognosi da parte delle Forze dell’ordine. Noi rispettiamo il loro lavoro ma non capiamo questi atteggiamenti. La distanza di un metro è stato l’elemento principale delle multe. Potrebbero diventare un problema anche i fratelli che non vivono sotto lo stesso tetto”. La proprietà della pizzeria è stata sanzionata con una multa di 280 euro: “per il momento non la pagheremo – dice Roberto -, faremo ricorso perché ci sembra un’ingiustizia. Se dovessero darci torto onoreremo l’impegno. Intanto faremo sentire la nostra voce”. La gente gridava “vergognatevi ci stanno facendo solo mangiare una pizza”. Le indicazioni per il contenimento della diffusione del Coronavirus sono ancora attive ed è necessario rispettarle. Meglio sarebbe se lo facessero tutti
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Che a Mesagne si siano sfiorati degli scontri con la polizia per difendere la pizzeria mi sembra un po’ ridicolo.
Non sono un giudice ma se lo fossi raddoppierei la sanzione di 280 euro al sig. Sabato, i contagi stanno di nuovo aumentando grazie a questi comportamenti menefreghisti e incoscienti che potrebbero causare danni sia a loro stessi che a me e i miei cari.Quindi consiglierei al proprietario dell’esercizio in questione di pagare la sanzione e fare un ”mea culpa”, riproponendosi di agire nel prossimo futuro rispettando le regole imposte per ostacolare una nuova diffusione del virus.
Le forze dell’ordine se hanno riscontrato un problema, hanno fatto bene a sanzionare.
Le regole vanno rispettate sempre, soprattutto in periodi di pandemia.
In generale invece – non riferendomi al caso specifico di cui non conosco i dettagli – sta succedendo,
che ognuno vuole farsi le regole per conto proprio, secondo le sue personali teorie virologiche fortemente condizionate dai propri comodi.
Io dico, che se si è convinti delle proprie ragioni, bisogna in silenzio fare ricorso e solo dopo una sentenza favorevole, dichiarare la propria indignazione per l’ingiustizia subita. Sempre con educazione, però. Se un pubblico ufficiale si deve in qualche occasione vergognare il chè, in linea di principio può anche essere perché nessuno è perfetto, la stessa veemenza, anzi moltiplicata per dieci, la vorrei vedere in dichiarazioni contro i delinquenti, gli evasori fiscali, gli sfruttatori dei lavoratori, i corruttori, i corrotti e via discorrendo – e a scanso di equivoci, mi preme precisare, che anche in questo caso, non sto facendo alcuna allusione, sto solo ragionando di massimi sistemi.
Premessa: massimo rispetto per gli operatori commerciali che, causa Covid, sono in grosse difficoltà come tante altre categorie.
In particolare lato ristorazione sono in fortissima difficoltà le attività che hanno locali piccoli e che per via della loro ubicazione possono utilizzare spazi esterni molto ridotti se non assenti.
Nel caso specifico, mi risulta che il locale interno sia molto ampio e che per favorire la ripartenza addirittura sia stata concessa loro la chiusura (nelle ore serali) di una strada pubblica, cosa a mio avviso già molto discutibile. Sommando quindi i coperti interni a quelli interni, a mio avviso il ristoratore raggiunge più di un centinaio di coperti o comunque un numero sicuramente ben sufficiente a garantirsi una adeguata ripartenza.
Se questi posti, non rispettavano la distanza minima, come d’altronde ben evidente dalla foto, la sanzione mi sembra più che giusta e le proteste assolutamente incomprensibili.
Evidentemente non si comprendono i rischi, nonostante tutto ciò che è successo e le decine di migliaia di morti!
Basta che con la scusa del “ingiustizia”, molto discutibile la chiusura di una strada pubblica.
Non si faccia un corteo per le stesse vie con la scusa dei tifosi, per farlo finire dove? Davanti al bar del amico che mai e poi mai ha venduto tante birre e aranciate, un attimo, non in tempo di crisi.
Piazza pubblica che prende il nome del bar del amico, basta rivedere quella diretta, strada pubblica che viene interrotta per un esercizio commerciale.
Ad abituarli male poi accadono queste cose.
Detto in mesagnese, che non guasta.
Non è che va spicci comu a cuddatru ti la frisa ah?
Io un pensiero lo vorrei fare, a proposito di cose e strade PUBBLICHE che qualcuno crede che diventino sue.
Ma tutti ti cudd angulu ana passari?!
Ma a chi abita non ci pensa nessuno?!
E il medico di cui esiste la registrazione non la diretta: come quello che ha picchiato l’anziano a Parabita o quello che non voleva curare un paziente in Lombardia per capirci, altra notizia di queste ore.
Che se n’è andato meru lu marcatu e hanno preferito lasciarlo solo pure la, nonostante le grida che conosce avvocati ecc. Al massino l’amico suo medico che quando ha fatto il politico invece di scoperchiare queste cose le ha ampiamente COPERTE e qui altre dirette.
Questa cosa di guidare un corteo di tifosi per tutta la città per farlo finire davanti al bar amico, che non si degna neanche di pagare un caffè.
Non c’erano altri posti più belli a Mesagne?
E aggiungo! Come altri non si degnano di pagare una pizza a chi gli va a visitare il locale!
E questa è la dimostrazione che quando ne tiri fuori uno, se ne vengono tutti quanti, come le cozze!
Ma che linguaggio è questo? Mo vuliti puru paiati co sciati tra li locali?!
Fai una cosa, come loro che fanno queste magie per vendere due birre, e due aranciate ai più piccoli che li devono sicutare, PORTATI I SOLDI se vuoi andare nei locali.
E questa è la vostra “clientela”.
Io darei un consiglio spassionato: come loro fanno queste “magie” per vendere due birre e due aranciate… tu portati i soldi se vuoi andare nei locali! Se no poi escono fuori queste trasformazioni della realtà!
È pure vero che tutti da quel angolo sono passati.
Caro, quando ne combini una, paga e basta, non andare prima ai giornali. A cercare su internet si trova facilmente l’altra volta che non hai pagato al fisco quella roba del gioco a carte. Poi per nonina passi così facendo.
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