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Integrazione e accoglienza, una nuova scommessa per i mesagnesi

da Cosimo Saracino
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Escludiamo preventivamente che si tratti di razzismo. La nostra città ha dimostrato con i fatti di essere un popolo accogliente. Forse per qualcuno è solo un disgustoso rigurgito fascista (poveretti, ndr), ma per il resto è solo mancanza di una forte cultura dell’accoglienza. Abbiamo voluto leggere così le discussioni che stanno nascendo intorno alla presenza nel nostro paese di un nutrito gruppo di Rom. L’ultima in ordine di tempo è quella apparsa sulla bacheca Facebook di Tony Tacca che ha postato una foto in cui si intravedono delle persone sdraiate sull’erba della villa comunale. Nei commenti (molti sono arrabbiati, altri solo preoccupati) si legge tutta la difficoltà della nostra città di fronte all’accoglienza per chi è diverso. C’è da dire anche che queste persone poco fanno per integrarsi nella nostra società disattendendo spesso le più elementari regole del vivere civile. Ma non possiamo negare che la nostra educazione è frutto di anni di lotte, esperienze di integrazione e tanti incontri culturali. Vogliamo ricordare che anche a Mesagne, tanti anni fa, c’era ad esempio la cattiva usanza di sputare per terra così come fanno spesso queste persone. Come anche tanti vicoli del centro storico sono ancora oggi chiamati ‘pisciatoi’ e vengono frequentati da bande di giovani che in questi antri fanno di tutto (ragazzi figli di famiglie di Mesagne). Non possiamo nemmeno nascondere il fatto che solo dalla fine degli anni novanta si può andare in villa comunale senza tante paure. Negli anni ottanta questo era il luogo privilegiato degli spacciatori e qui bivaccavano bulli di ogni genere. Ecco da questo bisogna partire, dalla nostra capacità di riuscire a cambiare il nostro atteggiamento. Adesso bisogna attivarsi per ospitare anche queste persone – fin quando non commettono crimini – aiutandoli ad integrarsi. In questi giorni abbiamo conosciuto qualche Rom di ritorno nel nostro paese. Abbiamo visto dove dormono: una casa diroccata in mezzo a tanti rifiuti (intollerabile!) eppure quando gli abbiamo chiesto per quale motivo avessero deciso di lasciare la Romania e venire a Mesagne, dove purtroppo non ci sono grandi possibilità di lavoro, la loro risposta è stata disarmante: “preferiamo venire qui a vivere, anziché morire in Romania dove le temperature arrivano a -12 gradi e davanti alle nostre abitazioni c’è un metro e mezzo di neve”. Ecco questa è la situazione, poi ognuno la può pensare come meglio crede. Ma di fronte a queste discussioni le Istituzioni dovrebbero attivarsi per risolvere il contrasto tra ospitalità e integrazione e non fermarsi solo a rimbrottare i mesagnesi per gli errori grammaticali.

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2 commenti

Walter Magrì venerdì, 19 Febbraio 2016 - 18:20

Bellissimo e sentitissimo articolo Dott.Saracino, complimenti. I suoi concetti li ho espressi sul post di Tony Tacca ,piu’ o meno allo stesso modo(sintassi scadente permettendo).Ma lei, ha giustamente sottolineato una cosa importantissima alla fine.L’assenza istituzionale!!

Pietro De punzio sabato, 20 Febbraio 2016 - 9:50

Non nascondo la mia preoccupazione di fronte ai rigurgiti di intolleranza o quanto meno di pregiudizi nei confronti di chi arriva da altri Paesi: Rumeni, Nigeriani, Indiani, ecc. Pregiudizi che, mi dispiace dirlo, arrivano anche da coloro che hanno fatto il digiuno mercoledì delle ceneri e, probabilmente, partecipano alla vita della chiesa in questo tempo di Quaresima.
Occorre lanciare alla Città un messaggio di solidarietà, manifestando accoglienza verso chi è meno fortunato di noi e vive nell’indigenza e nel bisogno. Saremo una bella Città nella misura in cui sapremo farci prossimi degli altri. Mesagnesi e non.

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