Sono sette anni che Silvano non c’è più e, per la seconda volta dopo che era già accaduto nel 2022, la ASL lo chiama per lo screening oncologico, questa volta al colon-retto. Una assurdità che rasenta la cattiveria, prodotta, ne siamo certi, da una anagrafica non aggiornata con i decessi. Perché questi sprechi? Perché questo perseverare nel ricordo triste dell’assenza di una persona a cui tutti noi abbiamo voluto bene?
La nuova lettera assurda è arrivata all’abitazione della famiglia D’Arimatea a Mesagne, e per loro è stato un altro duro colpo. “Ancora una volta – commentano i familiari – un colpo al cuore per noi che sentiamo tanto, anzi tantissimo, la sua assenza. Non possiamo credere che la ASL non abbia rispetto. È vero pure che non c’è rispetto per i vivi, figuriamoci per i morti. Siamo davvero tanto arrabbiati. L’altra volta evidentemente l’articolo su QuiMesagne non ha toccato la coscienza degli addetti ai lavori”. Ma questa volta ci devono ascoltare. Silvano lo conoscevano tutti a Mesagne. Ci ha lasciato all’età di 53 anni e per diverso tempo aveva prestato il suo servizio di accoglienza proprio nell’ex ospedale San Camillo de Lellis, sempre pronto a dare indicazioni a quanti si rivolgevano a lui. Questa ennesima caduta di stile dell’Azienda Sanitaria Locale ha il sapore del ridicolo e sembra avere anche dei risvolti preoccupanti in termini di spesa pubblica. Adesso basta.