Home Attualità La Corrida di Giacomino un miracolo di spettacolo che resiste al tempo

La Corrida di Giacomino un miracolo di spettacolo che resiste al tempo

da Cosimo Saracino
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Scrivere della Corrida di Giacomina non è semplice. Anzi, a volerlo fare per davvero, ci vorrebbe un trattato di antropologia culturale e magari anche un approfondimento di marketing degli eventi. Perché quello che accade in questa kermesse, che resiste da ben 29 anni e si sposta da un angolo all’altro della città come una specie di festa mobile, è qualcosa che sfugge a ogni logica e, proprio per questo, funziona.

Diciamolo subito: senza Giacomino, la Corrida non sarebbe la Corrida. Lui è il collante, il motore, l’anima. Il suo pubblico lo adora, lo coccola, gli vuole bene. E lui li conosce uno per uno, come un parroco di quartiere che ricorda nomi, soprannomi e vizi artistici di ogni “concorrente”. Quando prende il microfono per spiegare (o tentare di spiegare) le regole di una gara a tratti surreale, la gente lo ascolta. E gli dà retta, miracolo numero uno.

L’ha detto bene padre Carmelo, che ha aperto la serata: a Giacomino andrebbe tributata la Palma d’Oro, perché riesce ogni anno a mettere in piedi, con il lavoro quotidiano e la testardaggine di chi ci crede davvero, uno spettacolo che attira “artisti” da tutta la provincia di Brindisi, Lecce e Taranto. Artisti tra virgolette? Sì, ma solo per amore. Perché sul palco si alternano poeti, cantanti, ballerini e personaggi non meglio identificabili, che nel loro piccolo contribuiscono a creare un clima da festa popolare vera, genuina, vissuta.

Giacomino riempiva le piazze quando ancora non esistevano i social. Facebook, Instagram, TikTok? Non pervenuti. Eppure, lui era già allora il personaggio dello spettacolo mesagnese. Un influencer ante litteram, con l’agenda piena di contatti e il passaparola come unica strategia. Negli ultimi anni ha avuto qualche acciacco, la salute non è più quella di un tempo, ma non si è mai dato per vinto. Anzi: dal letto d’ospedale, faceva proseliti e continuava a invitare la gente in piazza. Miracolo numero due.

Commovente, quest’anno, il ricordo dei due vigili Vincenzo Passante e Angelo Morleo, che ha aperto lo spettacolo e toccato il cuore di tutti. Sul palco, a sostenerlo (e anche a sopportarlo, diciamolo) c’era Antonella Rossetti, mentre in giuria sedevano Giuseppe Tortorella, l’ex sindaco Pompeo Molfetta e l’inossidabile Damiano Zizza, colonne portanti della versione più “istituzionale” della serata.

E poi il pubblico. Numeroso, affettuoso, ma anche… spietato. Un piccolo rimprovero, va fatto: inflessibili nei giudizi, severi con chi sbagliava una nota o un passo. Peccato, perché in fondo era una festa. Una festa vera. Grande, affollatissima, coinvolgente. Come succede, oramai, da quasi trent’anni.

Grazie, Giacomino. Grazie perché dimostri ogni anno che ci si può ancora divertire con sincerità e autenticità. Che lo spettacolo, quello vero, è fatto di cuore e passione. E che l’umanità, a Mesagne, non ha bisogno di effetti speciali.

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