La Giunta regionale vuole riconvertire in presidi medicalizzati del 118 i 39 punti di primo intervento presenti sul territorio pugliese e divampa la polemica. Al centro della discussione una delibera della giunta regionale pugliese (“Rete di emergenza–urgenza territoriale-modifica ed integrazione della Dgr. n. 1933/2016”) licenziata martedì scorso (10 aprile) in base alla quale chiuderanno per essere riconvertiti i Ppi di Ceglie Messapica, Mesagne, San Pietro Vernotico e Cisternino.
Pino Romano (Art. 1 – MDP) la definisce una “scelta inopportuna”. E spiega: L’ennesima delibera di giunta, la 583 del 10 aprile scorso che mette mano alla rete di emergenza-urgenza territoriale, è l’ultimo atto giuntale di un governo ministrocentrico che sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario pugliese. Tempi e priorità politiche sono importanti, se si vuole invertire la percezione negativa che il cittadino-paziente ha quando è costretto a ricorrere al sistema sanitario pugliese. Mi chiedo: era proprio necessario chiamare alla contestazione 39 Comuni pugliesi e scaricare sui pronto soccorso dei DEA di primo e secondo livello tutto il carico di lavoro che viene oggi gestito?
Se è vero, come è vero, che il D.M. 70 prevede la riconversione dei Punti di Primo Intervento in Presidi medicalizzati 118, a garanzia della più rapida ed efficace tutela della salute dei cittadini nella situazione di emergenza, è altrettanto vero che il Ministero ha interesse pari allo zero circa la rete di emergenza-urgenza pugliese. Che visione della sanità ha una Regione che, di fronte alla carenza di medici, declassa i PPI?
Eppure soluzioni alternative ce ne sarebbero. Ne elenco giusto alcune:
- Creare il Dipartimento regionale del 118 e lavorare sulle economie di scala. Sottolineao Diparimento e non Agenzia reginale che vorrebbe dire ennesimo carrozzone amministrativo;
- Accelerare sulla definizione e approvazione della rete delle patologie tempo dipendenti;
- Attivare un modello organizzativo che metta in sinergia rete di 118, pronto soccorso e dipartimenti di emergenza-urgenza.
Occorre poi dire le cose come stanno. L’uscita a dicembre del Piano Operativo, che consentirà di sbloccare ed assegnare circa 500 posti letto ospedalieri – atteso che la Puglia è ormai sotto soglia dei parametri del famoso D.M.70 di circa 500 posto letto – non dipende certo dai tagli che si operano sui Punti di Primo Intervento, ma dal buco che creano i 200milioni di spesa farmaceutica. Questo è il vero problema. Allora consiglio sommessamente di mettere da parte tutto il resto e di concentrarsi su questo che rimane il punto più importante.
Infine, il Piano Operativo del 2014, riproposto nel 2015 è sostanzialmente quello di oggi, solo modifiche e dettaglio. La sostanza, quindi, non è cambiata e la migliore performance della Puglia sui LEA è il riconoscimento, da parte del tavolo nazionale, dell’algoritmo che ci ha consentito di recuperare 7/10 di punti e non altro.
Allora, Presidente Emiliano, concentriamoci sulle vere priorità del sistema e costruiamo risposte serie su quelle. Il resto è solo girare a vuoto attorno al problema