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La guerra degli OSS

da Cosimo Saracino
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Si sta scatenando​ in questi giorni, sul sacro suolo della terra di Puglia, la tempesta perfetta innescata dallo scontro fra i precari storici assunti dal 2018 al 2020 e i precari​ prossimi venturi che deriveranno dallo scorrimento della graduatoria del “Concorsone” di Foggia.

Tutti si contendono la speranza di una prossima stabilizzazione e tutti vantano buonissime ragioni per essere incavolati. In mezzo si dimenano i politici con un occhio alla legge e l’altro al consenso mentre in fondo stanno i Direttori Generali che, con la loro pregiatissima autonomia gestionale, giocano alla roulette russa con la testa degli altri.

​ Chi dice stop alle proroghe ad oltranza lo fa in ossequio ad una legge di ​ rango costituzionale che afferma che nella pubblica amministrazione si accede solo per concorso e che i contratti a tempo determinato sono applicabili solo in regime di urgenza e per tempi contingentati. Stop alle deroghe perché non si può utilizzare la “mille proroghe” per stabilizzare i precari se ​ è in vigenza la graduatoria di un concorso pubblico.

Nel nostro caso è vigente in Puglia addirittura il “Concorsone” dell’OO.RR di Foggia: un super-mega concorso che si è tirato dentro mezza Italia, che è stato varato in via definitiva nell’agosto 2020 dopo​ sei/sette graduatorie pubblicate e ritirate per effetto di ricorsi, contro-ricorsi, titoli buoni da conteggiare e titoli falsi da scomputare. Comunque sia, non si può certo dar torto a chi ritiene​ un diritto inalienabile garantire la prelazione ai vincitori di un concorso pubblico regolarmente espletato.

Il problema però non è rappresentato dai 2.445 vincitori del “Concorsone” perché questi sono stati già quasi tutti sistemati (1.046 già assunti, una quarantina in fase di assunzione, 254 da identificare nell’ambito delle progressioni verticali) resta solo il residuo assunzionale di 278 unità ancora “a piede libero”.

Il problema vero, come il grosso della spinta “espulsiva”, viene dalla legittima aspirazione degli idonei di quella graduatoria, cioè dai restanti 12.000 e dico dodicimila concorrenti, che rivendicano lo stesso diritto dei vincitori e che aspettano almeno la grazia di un’assunzione a quattro mesi (per alcuni già avviata) che per moltissimi si potrebbe concretizzerà da domani, appena gli “usurpatori”​ smobiliteranno i loro armadietti.

12.000 persone che si infileranno anch’essi nel tunnel della precarietà ad oltranza poichè quella graduatoria non si esaurirà mai e per nessuno arriverà due volte il proprio turno.​ 12.000 persone che votano e fanno votare e che pesano maledettamente sulle decisioni da prendere.

Sull’altra sponda ci sono ​ gli 804 gli operatori socio-sanitari, assunti nel tempo con contratti a tempo determinato e che sono in attesa di stabilizzazione. Di questi 471 sono quelli assunti negli anni 2019/’20​ nelle ASL della BAT, di Brindisi e Lecce che da oggi dovrebbero fare le valigie. Con altrettanta determinazione si può affermare che non si possono certo​ buttare a mare operatori che hanno dato l’anima al servizio pubblico proprio nel mezzo della pandemia a cui basterebbe prorogare fino al termine dei 36 mesi ​ il contratto per farli rientrare nelle grazie della legge Madia e chiudere una partita che si trascina da un decennio.​

Due sponde contrapposte della stessa trincea scavata da anni di scelte politiche sbagliate su tutto il fronte della sanità pubblica. Una contesa drammatica che meriterebbe una mediazione politica di alto profilo ed una proposta che contemperi, con proporzionalità, le esigenze di tutti perché sono tutti nella stessa stramaledetta barca della precarietà.

​ Un tentativo lodevole si materializza nella IIIa Commissione Consiliare della regione Puglia che il 18 gennaio raggiunge, in streaming ed in extremis, il compromesso di concedere una proroga breve ai precari storici fino al 31 marzo per dar tempo alle ASL di monitorare il fabbisogno assunzionale e ​ non dissestare il sistema sanitario che sta reggendo l’urto della terza ondata COVID. E’ un chiaro strumento dilatorio fatto per prendere tempo e cercare una soluzione buona. Comunque tanto basta per tirare un sospiro di sollievo: i presidi e le bandiere della CGIL vengono rimosse e le carte dei contenziosi giuridici riposti nel cassetto.

Poi arriva l’intervento dei decisori istituzionali: del direttore generale del Dipartimento dr.Montanaro e dell’assessore alla Sanità dr.Lopalco i quali precisano che la gestione operativa della direttiva maturata in Commissione deve passare obbligatoriamente dal vaglio dei Direttori Generali delle ASL che hanno autonomia gestionale sui temi finanziari e organizzativi nei propri distretti. Nessun sollecito può essere esercitato dalla Giunta ne dal Presidente della Regione. Un atteggiamento molto pilatesco che mette la pistola fumante della soluzione finale​ nelle mani dei direttori generali e che ricorda molto certe posizioni deresponsabilizzanti di Emiliano già assunte su altri fronti.

Il resto è storia di ieri: il direttore generale della ASL di Lecce proroga, quelli della BAT e della ASL di Brindisi ostinatamente e garbatamente si rifiutano di firmare.

Il futuro di questi lavoratori si tinge beffardamente dei colori della pandemia:cartellino giallo se vengono da Lecce, cartellino rosso per i precari storici della provincia di Brindisi e per quelli novelli della BAT.

Ma i 141 precari di Brindisi ​ sono stramaledettamente sfortunati perché vittime di approssimazioni e di ingiustizie che vengono da lontano. Questi, infatti, sono gli ultimi Mohicani di una graduatoria stilata nel 2009 a seguito di avviso pubblico per titoli specificatamente allestita per dare ordine alle assunzione a tempo determinato. I primi 150 classificati di quella graduatoria furono assunti e successivamente stabilizzati nei due/tre anni successivi poi la graduatoria, inspiegabilmente, si bloccò e, nonostante le carenze, si immerse negli abissi dei “non so” .

​ Nel 2018, a seguito di un contenzioso avviato dagli infermieri vittime di de-mansionamento, ​ i Nas​ entrano nelle corsie del Perrino e rilevano che queste sono piene zeppe di infermieri e ausiliari che svolgevano impropriamente le mansioni di assistenti socio-sanitari. Molte di queste posizioni furono “sanate” mentre parallelamente, ob-torto collo, si rimise mano alla vecchia graduatoria lungamente congelata. Arriva così dopo 10 anni il turno degli ultimi 141 reduci che intanto si erano visti scavalcare, oltre che dagli ausiliari e dagli infermieri anche ​ da una pattuglia di riservisti vari.

Ora, dopo tante ingiustizie subite e tante speranze coltivate..TUTTI A CASA!!!

Andranno a casa coloro i quali con la proroga​ avrebbero raggiunto la “quota Madia” dei 36 mesi buoni per la stabilizzazione, roba da buttarsi giù da un ponte. Andranno a casa tutti quelli che si sono infettati in questi mesi, fra cui chi ha subito l’onta del casco dell’ossigeno-terapia forzata in terapia intensiva. Andranno via madri e padri di famiglie monoreddito che in queste notti stanno versando dignitose lacrime amare.

​ TUTTI A CASA. E’ il Kaos calmo in cui perdono tutti: i sindacati divisi sulle ragioni degli uni e degli altri, la politica che subisce la pressione del consenso e che per non scontentare nessuno decide di non decidere e la nostra regione in cui le stesse situazioni si tingono di un colore diverso a seconda della intransigenza dei direttori generali.

​ Ma il peso di tutte queste sconfitte ricadrà solo sulle spalle di chi da domani si ritroverà in mezzo ad una strada. ​ A loro, e solo a loro, va tutta la nostra solidarietà e vicinanza umana.

MOVIMENTO LIBERO E PROGRESSISTA

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