Non c’e’ giorno da una settimana a questa parte in cui il mondo non vorrebbe svegliarsi e leggere questa notizia: “La guerra e’ finita”.
Purtroppo cio’ che adesso pare un’ utopia a livello mondiale potrebbe essere lo slogan piu’ felice per Mesagne.
A fare da sottotitolo tacito a “Umana Meraviglia”, il progetto che potrebbe portare la citta’ a diventare Capitale italiana della Cultura nel 2024.
Quando si parla di guerra ci si riferisce piuttosto facilmente a invasioni, scontri armati, esplosioni, raid, crimini, missili, carrarmati, bombardamenti e quanto di piu’ orribile possiamo associare al termine “guerra” per quello che abbiamo studiato, letto, raccontato o nella peggiore delle
ipotesi, visto.
Invece io credo che quando si parla di guerra ci si debba riferire a una condizione di “disumano spavento” che se ci fermiamo a riflettere, e’ l’esatto contrario di
“Umana meraviglia”.
Disumano perche’ qualsiasi guerra, a prescindere dal nemico o dall’invasore porti in una condizione di disumanita’ associata ad uno stato di spavento.
Spavento per cio’ che avviene, spavento per cio’ che si teme possa avvenire, spavento per la paura che quello stato cosi’ “disumano” possa non finire mai o portare
ad un epilogo tragico o drammatico.
E allora se Mesagne e’ “Umana Meraviglia”, vuol dire che quella condizione di “disumano spavento” e’ stata ribaltata e come in un sillogismo aristotelico…
per Mesagne la guerra e’ finita.
E’ finita simbolicamente oggi quando, durante l’audizione davanti alla commissione esaminatrice del Ministero della Cultura, e’ stata sancita la vittoria della Cultura come alleato che ha liberato in quasi 25 anni la citta’ da una guerra.
Una guerra senza missili ma non senza bombe, una guerra dove ci sono stati proibito crimini “di guerra”, una guerra che ha creato desolazione e solitudine.
Una guerra che ha contato almeno 58 vittime innocenti.
Una guerra che ha perso il volto sorridente di Marcella, perche’ Marcella come nel piu’ orribile crimine di guerra e’ andata via senza un volto.
E ora che la guerra e’ finita Marcella con il suo volto sorridente dipinto su un muro urla a tutti che “la guerra e’ finita “.
Io quella guerra, come tanti miei coetanei e concittadini l’ho subita nelle mie ansie di ragazzino e quando ho potuto, sono scappato.
A 18 anni per andare a studiare in quella che e’ adesso la mia citta’.
Sono scappato da un disumano spavento e non ho mai accettato che potesse essere negato ad un bambino come me e come tante decine di bambini come me, il diritto di “meravigliarsi”.
Un pomeriggio di una giornata afosa di Agosto mi ritrovai in una splendido palazzo baronale nei dintorni di Mesagne a parlottare da ragazzino timido con una
benestante signora, padrona storica di quella dimora.
Mi spiego’: “tu sei un ragazzo sveglio ma sei piccolo e anche ingenuo, io ho qualche anno piu’ di te e ti dico che mi fa piacere che tu sia meravigliato da questi affreschi e da queste volte. Pero’ io ho perso il piacere di meravigliarmi. E’ una guerra , piccinnu miu, qui siamo come in guerra.
Anzi, peggio della guerra. Almeno la’ speri che arrivi forse qualcuno a liberarti.”
Poi mi fece vedere un grande quadro dove c’era ritratta la sua bisnonna, o qualcosa del genere. Sinceramente non ricordo.
Mi disse ” Sai che lei ha messo in piedi questo palazzo piu’ di un secolo fa?”
“Lei era una nobildonna e ha in vita sua ha fatto stare bene decine di persone a Mesagne”.
Io la guardai con meraviglia .
Non potevo non meravigliarmi.
La meraviglia e’ la cosa piu’ bella del mondo.
Ero troppo preso da un senso di meraviglia.
Ancora una volta lei come in guerra ammazzo’ la mia umana meraviglia.
Come in guerra.
“Sai cosa faceva lei nella vita?”
E io… “No”.
E lei ” A roma dicono …faceva la mignotta”.
“Se questo palazzo meraviglioso che vedi e per il quale apri la bocca dallo stupore e’ qui e’ per le sue… virtu'”
“Sai piccinnu miu… questa citta’ e’meravigliosa come dici tu, ma nella vita a volte per arrivare alle virtu’ bisogna avere dei vizi.”
Un giorno questa citta’ spero che sara’ ricordata per tutto il bello, ora e’ il momento dei vizi”.
Quella frase non l’ho mai capita per anni.
L’ho capita dopo tanto tempo.
L’ho capita quando sono tornato a meravigliarmi di questa citta’.
L’ho capita perche’ adesso la meraviglia e’ comune e la leggo negli occhi di ogni turista o visitatore.
L’ho capita perche’ la strada e’ stata lunga come e’ lunga la via Appia da Roma a Brindisi passando per Mesagne.
L’ho capita adesso che il disumano spavento e’ diventata “Umana meraviglia”.
L’ho capito ora che per Mesagne… la guerra e’ finita.