Home Attualità La guerra è una sconfitta – di Padre Angelo Muri

La guerra è una sconfitta – di Padre Angelo Muri

da Cosimo Saracino
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In diciotto mesi di guerra tra Russia e Ucraina, Papa Francesco avrà ripetuto questa frase centinaia di volte dalla finestra del palazzo apostolico. Oggi siamo davanti ad un altro focolaio di guerra, quello tra Israele e Palestina. Sono migliaia i morti e i feriti sotto un cielo di missili. La terra è un cimitero di uomini, donne e bambini uccisi nelle loro case o gettati in mezzo alla folla perché si faccia scempio di ciò che resta dei loro corpi. Le vittime sono dei trofei, una dimostrazione della propria potenza devastatrice.

Papa Francesco, la Chiesa, tutti gli uomini di buona volontà hanno formato un coro unanime per fermare questi cimiteri di conquista. Con la guerra non si costruisce nulla, nessun ponte per incontrarsi e allo stesso tempo si perde tutto: affetti, case, quartieri, intere città.

Nessuna religione può credere in un Dio che semina morte e incoraggia la demolizione di quanto sapientemente è stato costruito nel tempo. Non stanchiamoci di ripetere che l’io non può sostituirsi a Dio, proprio quando si illude di avere le ali, di potersi elevare fino al cielo e, da una stupida e vuota altezza, di seminare panico e sconcerto nell’umanità.

L’altro è come noi, è nostro fratello, insieme siamo operai della vita e nella vita! La guerra è un’atroce sconfitta perché è la negazione della vita, è l’espressione di una barbarie che fa sentire forte chi fabbrica, chi acquista e chi usa le armi di distruzione.

L’amore ha un suo sillabario: conosce l’incontro, parla di dialogo, canta l’amicizia fraterna, sente la gioia di riparare, perdonare, avere a cuore le sorti dell’altro. Il principio “occhio per occhio” non è un criterio di civiltà ma un invito all’odio e alla morte. Rimane attuale e centrale la regola d’oro: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te!

Ancora una volta, oggi più che mai, è urgente tornare a Cristo per ridare anima e speranza alla nostra civiltà! Bisogna tornare al luogo del primo incontro con Gesù, ricordare il momento in cui il nostro sguardo si è incrociato con il suo, l’istante in cui è scoccata quella scintilla d’amore che ci ha resi degni del suo mandato e responsabili della gioia dei fratelli!

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