“Vorrei che Mesagne diventasse un motivo di orgoglio per tutti i giovani che si allontanano per studio…sogno che i giovani abbiano una voglia smisurata di partire e una smisurata di tornare”. E’ l’auspicio che il sindaco Molfetta pronunciò in chiusura di campagna elettorale.
Ci è ritornato in mente pochi giorni fa, mentre analizzavamo il rapporto Istat 2018 che decreta, senza appello, lo spopolamento delle nostre città con un ritmo che ricalca l’emigrazione degli anni ‘50.
Mesagne non è immune da questo fenomeno e il motivo è presto detto: mancanza di lavoro.
Intendiamoci: il lavoro è tema complesso e nessuno di noi ritiene che si crei per legge, decreto o regolamento comunale, tuttavia le amministrazioni possono fare la loro parte, nel senso che chi è titolare di attivita’ produttive e sviluppo economico ha il dovere di creare le condizioni per attrarre quegli investimenti che possano far crescere il paese.
I vari assessori alle attività produttive che si sono succeduti negli ultimi 8 anni, tutti facenti capo alla stessa area politica, quella Vizziniana, avrebbero dovuto perseguire da un lato politiche tali da rendere Mesagne una città “attrattiva” verso quei gruppi industriali che potevano e volevano investire nel nostro territorio,dall’altro creare quelle condizioni di fiducia tali che ogni giovane mesagnese, terminati gli studi, avrebbe potuto esprimere il proprio talento nella sua (nostra) città, favorendone lo sviluppo.
Nulla di tutto ciò è avvenuto, eppure Mesagne dispone di una zona industriale logisticamente efficace e che non dovrebbe avere nulla da invidiare ad altre realtà vicine. Tuttavia è palese come siano completamente assenti i grandi gruppi industriali, come ad esempio il comparto dell’industria aeronautica, che invece a pochi chilometri da Mesagne, garantisce alti livelli sia in termini occupazionali che di qualità del lavoro e di indotto.
Ma non esiste solo grande industria: si pensi all’esempio eccezionale che due giovani, Angelo Petrosillo e Giulio Belviso, hanno dato con la creazione di Blackshape, una start up nata nel 2009 da un piccolo finanziamento regionale ed oggi diventata un’eccellenza mondiale nel campo dell’aviazione con numeri da capogiro: 100 ingegneri specializzati nell’headquarter di monopoli ed uno nuovo stabilimento da 14mila metri quadrati che sta per sorgere, non su Marte ma nell’hinterland barese.
Se non è questo un esempio concreto di sinergia tra giovani, con delle idee, e le rispettive amministrazioni che ne hanno colto le potenzialità e gli hanno dato fiducia accompagnandoli (e non ostacolandoli) nello sviluppo di un progetto che avrebbe avuto ricadute positive per tutta la comunità, non sappiamo cosa possa esserlo.
Sappiamo che la classe dirigente nostrana è stata impegnata nella gestazione decennale dell’ampliamento della zona industriale, deliberato in pompa magna dal consiglio comunale nel 2016, e di cui non v’è ancora traccia fisica (nemmeno dei servizi primari), ma forse un sguardo a quello che stava succedendo intorno si poteva dare.
Immaginate che messaggio di fiducia potente si sarebbe potuto trasmettere, in questi dieci anni, verso tutti coloro che hanno lasciato il nostro paese, se solo gli assessori al ramo si fossero impegnati nel sostenere la nascita di start up che oggi avrebbero ripopolato in ottica moderna la nostra zona industriale.
In questo senso va anche il bando, attivo da inizio anno, “resto al sud”, che si propone di incentivare i giovani ad investire e rimanere nelle loro terre; molti comuni, in ultimo Martignano(LE), stanno promuovendo tavoli e incontri pubblici per spiegare in cosa consista tale bando, comunicando così la piena disponibilità a stare accanto a chi vuole investire.
A Mesagne, invece, sostituiamo l’assessore al ramo ma continuiamo ad ignorare i Bandi.
Analogo ed innovativo approccio dovrebbe aversi anche per ciò che attiene l’agricoltura, a meno di non voler ritenere un incentivo al settore “seminare” pannelli fotovoltaici al posto dei ben più noti carciofi brindisini.
Senza guardare lontano, basterebbe seguire quanto la comunità di Exfadda sta facendo a San Vito su 50 ettari di oliveti e vigneti sottratti alla criminalità organizzata: progetti di agricoltura sociale che creano impresa, mettono al lavoro le giovani maestranze locali, promuovono innovazione nelle pratiche agricole e soprattutto proiettano su scala nazionale e internazionale due grandi eccellenze del nostro territorio e del made in Italy, l’olio e il vino.
Ancora, dopo titoloni riguardanti la creazione di un piano di Commercio per le attività commerciali insistenti su Mesagne, non possiamo che palesare la delusione per il fallimento del bando che doveva assegnare i locali di Piazza Commestibili. Un bando scritto oggettivamente male, che creava piu’ problemi che soluzioni e che, come naturale, è finito deserto.
Risultato? L’amministrazione ha locato gli immobili ivi presenti con trattative private, senza dare un’identità alla Piazza.
Addirittura, accanto ad attività di ristorazione, panetterie e articoli mortuari si è ben pensato di aprire uno “Sportello Giovani”, finanziato con 25 mila euro di soldi comunali.
Tutto ed il contrario di tutto, insomma: volevate aprire una attività lavorativa in Piazza? No, andateci col curriculum a cercare lavoro!
Eppure anche qui, in mancanza di idee, bastava sbirciare quanto fatto nei paesi limitrofi al nostro: si pensi, su tutti, a Grottaglie dove dal nulla è stato ideato e realizzato il quartiere delle ceramiche che attira, oltre che investitori, anche tanti turisti.
Il tutto valorizzando il prodotto locale a km zero, senza svendere la propria identità.
E non si dica che in 10 anni, pur tra mille difficoltà, non si sarebbe potuto fare di più per la nostra Mesagne: ciò che è mancata è la visione, la capacità di elaborare una strategia di lungo termine che ripensasse i comparti produttivi.
Politica e amministratori hanno preferito vivere alla giornata, insomma il “tirare a campare, per non tirare le cuoia” di andreottiana memoria.
I giovani, invece, hanno preferito lasciarci orfani di tutti i loro sogni.