Ho sempre dubitato di coloro che dicevano “No” a prescindere, personaggi che nella sinistra politica e sociale non sono mai mancati. Ho valutato quindi tutti i “No” che mi sono stati proposti nel corso della mia attività pubblica con un supplemento di sospetto, per superare il pregiudizio che mi ero creato. Mai come questa volta (e qui si parla di un referendum che, se approvato, modificherebbe profondamente il nostro testo costituzionale) ho valutato i pro ed i contro tanto del “No”, quanto del “Sí”. Finanche ignorando motivazioni importanti del genere che la revisione costituzionale è stata elaborata dalla Boschi e da Verdini e promossa da Renzi come un referendum sulla bontà del proprio governo, mica da Calamandrei, Valiani, Togliatti, Moro, Einaudi, Nenni. Allora, superate queste resistenze, mi sono documentato, ho approfondito, ho ascoltato i pareri dei più autorevoli giuristi, ho partecipato con passione ai lavori d’aula. E sono arrivato alla conclusione che, mai come questa volta, il mio “No” deve essere netto ed inequivocabile. Innanzitutto perché una costituzione così stravolta, ridurrebbe gli spazi della democrazia, privando il cittadino elettore di diritti fondamentali. Ed anche perché la Costituzione va ammodernata, adattata al nuovo millennio, ma non in modo tanto sciatto e volgare, e non dividendo il Paese tra tifoserie eccitate. Io voto NO, in attesa di votare diversamente per una riforma che tenga presente e viva la lezione del ’46.