Home Cultura L’edicola votiva con la “Mater Futuri Ex Omnibus”

L’edicola votiva con la “Mater Futuri Ex Omnibus”

Alessandro Passaro ha realizzato un dipinto per una nicchia di via dei Florenzia

da Cosimo Saracino
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Un’opera d’arte appare su via dei Florenzia. Presso uno dei B&B di Sacratum a Mesagne esiste una parete esterna con una specie di nicchia incassata nel muro. La proposta del proprietario è stata quella di realizzare una nicchia con una Madonna dipinta, di quelle caratteristiche che si incontrano nei paesi e che si portano dietro una storia non solo religiosa ma anche antropologica legata alle tradizioni del posto e specialmente alla gestione di quelle realtà che hanno lasciato una traccia sul territorio. L’opera è stata affidata al pittore Alessandro Passaro che spiega: “Uno degli ingredienti che veicolano i progetti artistici a cui mi espongo è una sorta di sincronicità intorno al progetto che sembra bypassare persino le mie idee per trovare il proprio assetto naturale, come se il risultato finale dell’opera sia già stato scritto e previsto. Questa sincronicità può avere a che fare con tutto, dalla location in cui verrà esposta l’opera alle persone coinvolte ecc. Una cosa di questo tipo è accaduta anche per l’ultimo lavoro realizzato a Mesagne dal titolo “Via la Pittura” e si è ripetuto anche in questo intervento pittorico in modo molto meno appariscente del primo ma che ha rivelato una serie di ingredienti che collimavano nel tema del lavoro, autocentrandosi.

La prima cosa che mi è stata chiesta è stata se interpretare questa Madonna con uno stile classico oppure osare una forma più moderna. Data la mia fiducia verso i suggerimenti sincronici a cui sono abituato ad assistere, ho risposto che prima di progettare il lavoro preferivo vedere lo spazio. Quando mi sono trovato di fronte al muro ho capito subito quello che andava fatto prendendo atto che esisteva già una sintesi tra lo stile classico e quello moderno per il fatto che la nicchia era posizionata molto più in alto rispetto al punto di vista di chi guarda e questo la rendeva non particolarmente adatta; ma è stato proprio questo elemento a farmi pensare che si poteva dipingere una Madonna che guardasse in giù come se quella posizione tra lei e noi avesse già una sorta di compassione strutturale; come se dall’alto della sua purezza osservasse la condizione umana come può fare una mamma di fronte agli errori del proprio figlio. Non a caso, il concetto della maternità è stato un altro elemento attraverso il quale l’opera ha raggiunto il suo naturale assetto. Infatti la prima persona a cui ho chiesto di posare per delle foto/studio per la realizzazione del dipinto è stata un’amica che a mia insaputa era nel pieno della sua gravidanza e casualmente abitava a pochi metri dalla location.

Ovviamente per me è stato illuminante che la strada da seguire fosse questa. Ho intitolato l’opera, un olio su pietra, “Mater futuri ex omnibus”, dal latino Madre del futuro di tutto. Questo perché essere madri, o più in generale essere genitori, non si limita certo alla proprietà dei figli, ma quando si dice che i figli sono di tutti si intende che tutti vivono interiormente un potenziale di responsabilità genitoriale, per cui ogni bambino è figlio nostro perché ogni bambino è suscettibile ad essere influenzato dal comportamento di un adulto. Questa vicenda mi è sembrata da subito impregnata da una luce e da una tenerezza concettuale che si emancipava sia dalla mia figura d’artista, da uno stile che più mi rappresenta, sia dalla religione stessa. Mi è sembrato ancora più interessante quando ho capito che inevitabilmente sarebbe sorta una storia intorno all’Opera la cui veridicità o leggenda non era importante quanto il suo reinventarsi nel tempo agli occhi di chi la fruirà e nella storia che inventerà; facendo di un’opera pittorica un’opera situazionista, cioè un’opera che si perde tra le trame del reale, mutando al suo mutare”.

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