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L’educazione alla legalità e lo stop all’uso della droga nella Mesagne del futuro

da Cosimo Saracino
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Sono almeno due i temi che a nostro avviso l’operazione “Fire” ha messo in evidenza: la prevenzione sull’uso della droga e l’educazione alla legalità. Due tematiche che si intrecciano tra loro ed emergono nella loro nudità di fronte agli arresti di questi giorni. Su queste due direttrici occorre continuare a costruire strategie e impegno da parte di tutte le forze intraprendenti della nostra città. Non abbiamo fallito in questi anni in cui tanto lavoro è stato fatto (soprattutto nell’educazione alla legalità), solo che probabilmente abbiamo diminuito l’attenzione negli ultimi tempi convinti che certi atteggiamenti non dovessero più tornare. Invece ci siamo svegliati di colpo con il rumore di un elicottero che illuminava le strade buie di una città che da lì a qualche ora riceveva la notizia di essere nella top ten delle candidature per la cultura 2024. Una dualità che fa parte della stessa medaglia: la vita di una città che ha voglia di rivalsa.

Le riflessioni che da qui a poco faremo non sono rivolte soltanto ai giovani mesagnesi che usano frequentemente marijuana e cocaina. Ma sono indirizzate anche a tanti padri e madri di famiglia che ‘si fanno’ di sostanze stupefacenti con una libertà mai vista in precedenza. Qualche mese addietro l’attuale comandante della Stazione dei Carabiniere di Mesagne, il luogotenente Luigi D’Oria, rifletteva sui piccoli sequestri di droga effettuati in città con queste parole: “I genitori conoscono il comportamento dei propri figli dentro le mura domestiche, quando escono da casa siamo noi che sappiamo cosa fanno”. Parole che hanno il peso dell’esperienza di un militare dell’Arma che ogni giorno lavora per limitare le azioni delittuose commesse nel territorio di riferimento. Affermazione che può essere letta con la lente opaca di una lotta alla illegalità che è oramai al lumicino.

Il pensiero del Comandante potrebbe tornare utile a tutte le famiglie di Mesagne anche per rileggere il nostro atteggiamento verso le notizie emerse durante l’operazione messa a segno qualche notte addietro. Riceviamo nelle ultime ore, da parte di lettori curiosi, le richieste più disparate per conoscere nomi, eventi e luoghi della città coinvolti in questa ultima retata. In questa ricerca pettegola di volti e storie più o meno pruriginosi sembra di intravedere un vecchio vezzo del nostro amato Sud: “la cosa non mi tange finché non sono coinvolto in prima persona”. Un atteggiamento pilatesco con un pizzico di egoismo che stride con l’impegno civico di molti e la voglia comune di rivincita su un passato troppo pesante. Quelle curiosità non le abbiamo soddisfatte perché crediamo che questa volta come non mai siamo tutti coinvolti negli arresti, nelle denunce e nelle indagini.

È arrivato il momento di smetterla di giudicare chi è stato arrestato (e che pagherà per i suoi errori), ma riflettere su questo largo e sporco giro di droga che coinvolge spesso i nostri figli e tante famiglie di mesagnesi sarebbe il giusto atteggiamento da tenere. Gli arrestati non avrebbero fatto affari, non sarebbero diventati una organizzazione criminale se non ci fosse stato chi ogni giorno compra e utilizza marijuana, hashish o cocaina. Fiumi di droga consumati nelle mura delle nostre case o in mezzo alle strade e alle piazze di una città che potrebbe vincere una competizione nazionale.

Giovani, giovanissimi e a volte padri e madri di famiglia spendono fior di quattrini per compare sostanze stupefacenti arricchendo spacciatori e aprendosi la strada verso un baratro inesorabile. Ma come è possibile che nel 2022 c’è chi si sballa ancora con le sostanze stupefacenti? La nostra città non ha già pagato troppo in termini di vite umane a questo mostro della droga? Basta! Alziamo ancora una volta la guardia su questi temi parlando in famiglia con i nostri figli, i nostri amici e conoscenti che ci sembrano entrati nel tunnel della disperazione. Dichiariamo guerra al malaffare che vive su questa speculazione, fermiamo gli acquisti di spinelli e grammi di stupefacente.

Non è più tollerabile sentire dire: “Ma tanto una canna che male fa? Mi faccio una pista di cocaina e poi smetto”. La droga crea dipendenza e aumenta i profitti delle organizzazioni criminali. Diciamolo in maniera chiara e senza buonismo. Questa consapevolezza deve riemergere forte in tutte le istituzioni locali: la stampa, la scuola, le associazioni, la Chiesa, la politica locale e soprattutto nelle famiglie. Basta puntare il dito sugli altri, attiviamoci per affermare la legalità e dire stop all’uso delle droghe lavorando principalmente nelle nostre case.

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