Tra la metà del 1500 e i primi decenni del 1600, la classe dirigente mesagnese volle cristallizzare la propria identità nella più antica stirpe, allora conosciuta, che avesse abitato la regione salentina: i Messapi. Fu in quel periodo che, come risulta dagli antichi documenti di metà ‘500, Mesagne fu indicata come la città di Messapia.
I più famosi interpreti di quella concezione furono Epifanio Ferdinando e suo figlio Diego. Il primo scrisse un’opera intitolata “Antiqua Messapographia”, databile al 1637, che però non condusse a termine, e rimase di poche pagine, circa 160, anche perché egli morì nel 1638.
Ben più corposa fu, invece, l’opera che scrisse Diego, raccogliendo l’eredità storiografica del padre: 516 pagine. Anch’essa è scritta in latino, e ci è stata tramandata col titolo Messapographia sive Historia Messapiae, e finora non era stata mai tradotta in italiano.
Ma chi era Diego Ferdinando? Era nato nel 1611 e, dopo i primi studi svolti in Mesagne, si laureò in Medicina ed esercitò questa professione in Mesagne. Nel 1639 si sposò con Margherita Geofilo; poi, nel 1648, dopo la morte della moglie, divenne sacerdote; ma continuò ad esercitare la professione. Morì nel 1662.
Diego ci ha lasciato un’opera fondamentale che ha segnato la storia di Mesagne, citata sempre, ma quasi mai veramente conosciuta. Ed è anche un’opera fondamentale per la storia del Salento intero, per i legami stretti che univano Mesagne non solo a Brindisi e Oria, ma anche a Galatina, Galatone, Lecce, Gallipoli. L’assunto iniziale è soprattutto la versione mitologica dei Messapi, letta attraverso le opere di Strabone, Pausania, ecc., di Plinio e Virgilio, e poi del Galateo, di Marciano e del Moricino. Secondo i ragionamenti logico-deduttivi di Diego, Mesagne sarebbe stata fondata dal mitico Re Messapo di Sicionia, che ne avrebbe fatto la capitale del popolo dei Messapi. Era una pretesa un po’ eccessiva: i ritrovamenti archeologici degli ultimi 150 anni hanno fatto emergere nel Salento vari siti messapici di più grande rilevanza; tuttavia, hanno anche dimostrato che Mesagne era un notevole insediamento messapico.
La datazione. A quando è databile questa Messapographia? Vi è un brano preciso, nel quale Diego riferisce il ritrovamento di una antica tomba «rinvenuta ai nostri giorni, ossia nell’anno 1655». Per questo motivo, è databile al 1655.
Dall’esame di questo manoscritto inedito e poco noto, risulta che è pieno di cancellature, correzioni, integrazioni, rimandi, fra i quali soltanto l’autore poteva raccapezzarsi. Per queste difficoltà, la trascrizione e traduzione è durata oltre due anni. Infine, il ritrovamento recente di un certificato medico scritto e sottoscritto da Diego Ferdinando, di suo proprio pugno, ha confermato inequivocabilmente che si tratta dell’originale autografo dell’opera.
Il volume contiene la trascrizione in latino, con la traduzione a fronte. Dopo 365 anni, finalmente possiamo conoscere chi era Diego Ferdinando. [1-continua] (Domenico Urgesi)