Intervento dell’assessore Marco Calò in merito alla interpellanza “Primarie PD” presentata nel Consiglio Comunale dello scorso 08.06.2017.
«Buonasera Sindaco, Buonasera Presidente. Saluto i colleghi Assessori ed i Consiglieri comunali, chi scrive in un primo momento riteneva di non dover rispondere a questa interpellanza ritenendola grottesca. Questa interpellanza, è un dato di fatto, non verte su questioni che investono l’operato della amministrazione e degli assessori rispetto alle quali viene esercitato il sacrosanto potere di controllo dei consiglieri ma riguarda comportamenti rispetto ai quali viene formulato un giudizio tombale inquinato da finalità di mera propaganda politica e intriso di un rancore ingiustificato. Per questo, a sommesso avviso di chi legge, tramutando una espressione giuridica, non andava accettato il contraddittorio soprattutto nel consiglio comunale che merita discussioni politiche di più elevato spessore. Ma chi scrive non ce l’ha fatta a non rispondere oggi. Prima l’incredulità, poi l’amarezza e oggi la lucidità dettata dalla propria coscienza hanno spinto chi legge a dover rispondere a questa interpellanza con animo sereno e con parole certamente differenti da quelle utilizzate in questo atto.
Rispondere però senza dover giustificare nulla ma solo per evidenziare il paradosso di questa vicenda.
Ebbene, gli assessori di questa amministrazione si sono macchiati di un crimine contro l’umanità, vanno crocifissi in quest’aula consiliare, hanno dichiarato scientemente il falso, hanno inquinato le primarie, hanno boicottato le primarie, devono andare a casa, hanno piegato agli interessi personali le primarie.
Infine, ma non da ultimo, questi assessori adempiono le funzioni pubbliche con disonore. Sì, è scritto proprio così.
Occorre aggiungere, e questo non è scritto nella interpellanza ma è accaduto, che in occasione della libera partecipazione alle primarie chi scrive è stato oggetto di scherno, di urla, di espressioni ingiuriose, è stato definito servo ed indegno.
Questo è il contenuto della interpellanza sulla quale devono rispondere gli assessori e quello era il clima in cui chi ha partecipato alle primarie, evidentemente non gradito, ha esercitato il diritto di voto.
Dovevo dunque rispondere, dovevo superare l’amarezza. Scusate se non uso più la terza persona.
Sono, anzi, siamo secondo qualcuno, assessori imputati del reato di falso, favoreggiamento, inquinamento delle primarie e di abusivo esercizio del diritto di voto, siamo assessori che esercitano la pubblica funzione con disonore.
Io faccio solo qualche riflessione. Ora, le primarie del Partito Democratico, per quanto dichiarato dal segretario di allora e poi uscente, sono uno straordinario strumento democratico che consente ai cittadini di poter scegliere il segretario e, indirettamente, anche il futuro candidato premier di una eventuale coalizione.
Con le primarie si offre una fattiva partecipazione democratica dal basso in quanto ogni cittadino può decidere le sorti di un partito ma anche scegliere di fatto il competitor di una consultazione elettorale nazionale.
E’ questo il presupposto filosofico o meglio, il principio ispiratore delle primarie.
Delle due una. O non è questo il principio ispiratore delle primarie o se è questo allora a doversi dimettere sono coloro che impediscono a un cittadino libero mesagnese la partecipazione democratica al voto. Sono essi che non si riconoscono evidentemente in quei principi ispiratori del partito cui appartengono.
Non basta.
Personalmente ho partecipato alle primarie del PD come semplice cittadino e come assessore non tesserato in alcun partito politico, desideroso di voler in un certo senso esprimere una preferenza verso un candidato alla segreteria che avrei certamente sostenuto in una futura competizione nazionale elettorale. Ho partecipato anche memore di quando, ancora ragazzino di 13 anni nel lontano 1988, aderivo al Partito Comunista Italiano riconoscendomi in quei valori di una sinistra che speravo di ritrovare in uno dei candidati alle primarie.
Ho partecipato senza voler inquinare il voto, senza un fantomatico proposito di boicottare gli esiti del voto, non sono membro di Logge Segrete, non sono un fine stratega, non ne sono capace, mettiamola così.
Ho partecipato senza alcun ordine ricevuto dall’alto. Si, qui funziona così, c’era la libera scelta se partecipare o meno alle primarie.
Evidentemente ho sbagliato, evidentemente chi partecipa alle primarie deve spogliarsi di una serie di diritti costituzionalmente garantiti, insomma chi come me intende partecipare non può esprimere liberamente il proprio pensiero, non può esercitare il diritto sacrosanto al voto che è libero e segreto, chi partecipa alle primarie sottoscrive invece un preliminare di voto, si obbliga a votare in futuro il Partito Democratico, si obbliga a una sorta di mandato imperativo (che non vale nemmeno per i parlamentari ma vale evidentemente per gli assessori), chi partecipa si obbliga a rinunciare a cambiare idea per tutta la vita – esistenza.
Che io sappia i preliminari non si stipulano per il diritto di voto, che io sappia non vi è un mandato imperativo per gli eletti né tantomeno per gli elettori, che io sappia la Costituzione garantisce la libertà di espressione ed opinione e il diritto dovere di voto personale libero e segreto. Lo abbiamo dimenticato.
Insomma la mia storia politica e personale, la mia funzione pubblica, il mio status di cittadino portatore sano di diritti costituzionalmente garantiti mi permetteva la partecipazione al voto di queste primarie. Punto.
Resta solo una forte amarezza nel dover constatare che qualcuno, per mera propaganda, ha dimenticato scientemente ogni principio democratico gettandosi in un inaspettato attacco alla onorabilità personale ed investendo il Consiglio Comunale di una discussione grottesca.
Forse qualcuno si sente detentore esclusivo di una morale immacolata tanto da permettersi di poter sparare nel mucchio e di poter formulare gravissimi giudizi diffamatori sulle persone.
Questa politica non mi appartiene, sono un tecnico che non dimentica il proprio DNA politico di «vecchio comunista di strada», sono prima di tutto una persona felicemente lontana da questo modo di intendere la politica.
Sono sicuro che questo modo e questi toni, comunque, non appartengono a tutti gli elettori e gli amici del locale Partito Democratico.
Se resta l’amarezza però da oggi aumenta la determinazione e la forza nel voler adempiere questa prestigiosa funzione pubblica. Di questo e solo di questo ringrazio i colleghi sottoscrittori di quest’atto.
Grazie.
Marco Calò
Assessore alla cultura