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Gli effetti pratici dell’applicazione della legge 107/2015, la legge cosiddetta della “buona scuola”, e le ripercussioni sulle vite di migliaia di famiglie di insegnanti costituiscono l’argomento al centro di una Interrogazione a risposta scritta presentata questa mattina dall’onorevole Toni Matarrelli e da altri parlamentari al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca.
“La legge – scrivono i Deputati della Repubblica – è stata presentata all’opinione pubblica come una sorta di ultima spiaggia per i docenti inseriti nelle graduatorie permanenti i quali se non avessero prodotto domanda di assunzione non avrebbero avuto, in futuro, speranza di un incarico a tempo indeterminato. Già nella prima fase di applicazione della legge, decine di migliaia di lavoratori sono stati, di fatto, costretti a prendere servizio in località diverse e lontane della propria residenza. Con le successive ordinanze ministeriali dell’8 aprile 2016 nn°241 e 244, è stato previsto un piano di mobilità straordinario obbligatorio per il personale della scuola volto ad assegnare la sede di titolarità. A più riprese, esponenti del Governo hanno rassicurato e garantito che i lavoratori sarebbero tornati a svolgere le proprie funzioni lavorative nelle provincie di residenza, al fine di consentire il ricongiungimento familiare, di essi, la grande maggioranza sono donne, ultra quarantacinquenni, con figli minori a carico e spesso impegnate anche nell’assistenza a genitori ormai anziani e malati. Di queste lavoratrici – continuano i parlamentari -, numerose decine di migliaia sono state invece destinate a svolgere il proprio lavoro in regioni lontane dalla provincia di residenza, attualmente sono coinvolte dal fenomeno oltre 12.000 lavoratrici delle sole scuole dell’Infanzia e Primaria”.
In riferimento a questa situazione che sta provocando ragionevoli proteste negli insegnanti coinvolti i Deputati: Matarrelli, Artini, Baldassarre, Bechis, Brignone, A. Maestri, Pastorino, Segoni, Turco hanno interrogato il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca per conoscere quali iniziative tecniche e organizzative intendano adottare, al fine di scongiurare il concretizzarsi della situazione più volte lamentata dai docenti. Inoltre, considerando anche le gravi situazioni sociali in cui versano la quasi totalità delle regioni meridionali, è stato chiesto di sapere se il governo intenda adottare tutte le misure ritenute utili e necessarie a garantire sia i diritti dei lavoratori che le esigenze delle istituzioni scolastiche. In particolare se è previsto l’aumento dell’organico di potenziamento volto ad arrestare il fenomeno dell’abbandono scolastico e a sostenere maggiormente l’educazione alla legalità. Al Ministro è stato chiesto, infine, “se intenda assumere iniziative come la riduzione del numero degli alunni per classe e il ripristino del tempo scuola pari a 30 ore settimanali, ricostituendo le condizioni esistenti precedentemente all’entrata in vigore della c.d. riforma Gelmini; se intenda destinare al personale coinvolto dal piano di mobilità i posti da assegnare con i concorsi che, ad oggi, non sono stati conclusi e che certamente non lo saranno prima dell’avvio del nuovo anno scolastico 2017/2018; se intenda pubblicare con urgenza il complesso delle graduatorie di tutti gli ambiti, complete dei dati completi e, in particolare, la ripubblicazione dei movimenti della scuola primaria e di tutti gli ordini e gradi scolastici di prossima pubblicazione contenenti la specifica, per ciascun candidato, della fase della procedura di mobilità a cui ha partecipato e l’eventuale diritto alla precedenza in base all’art 13 del contratto di mobilità 16/17 dell’8 aprile 2016”.