(da BuoneNuove di Maggio 2019) – Il mondo dell’arte è affascinante e non smette mai di stupire, proprio come è stato in questo particolare lavoro di ricerca. Nell’incontro dal titolo “Il dipinto barocco dell’Addolorata conservata nel Museo d’Arte Sacra di Mesagne”, tenutosi a Mesagne il 10 aprile 2019 presso la Chiesa di San Leonardo ho illustrato il mio studio incentrato sulla tela dell’Addolorata conservata nel Museo d’Arte Sacra “Cavaliere-Argentiero” di Mesagne, realizzata sul finire del XVIII secolo da un pittore salentino, forse mesagnese. Partendo dall’opera, ho percorso un viaggio all’indietro nel tempo giungendo al modello di partenza, ovvero alla Mater Dolorosa di Francesco Solimena, realizzata nel 1723 e conservata a Dresda presso la Gemäldegalerie Alte Meister. Il maestro Francesco Solimena passa alla storia come uno dei più grandi della pittura napoletana ed europea del XVIII secolo, ideatore di uno stile unico e peculiare, adottato da diversi pittori, allievi e non, da cui è scaturito il fenomeno pittorico del “solimenismo”; stile che raggiunse anche la Terra d’Otranto e testimoniato dall’operato dei pittori come Oronzo Tiso, Saverio Lillo, Liborio Riccio.
Fra le due tele, Dresda e Mesagne, ho subito notato delle analogie, come la posa, entrambe le Addolorate sono raffigurate a tra quarti e rivolte verso destra, con il capo rivolto verso l’alto e le mani incrociate. Proprio grazie a quest’ultimo prezioso particolare sono riuscito a tracciare un “percorso” pittorico. Chiaramente fra le due tele vi sono anche delle differenze, fra cui i colori che nella tela del Solimena sono più lucenti, mentre nella tela di Mesagne sono più opachi, anche gli abiti sono differenti, mentre nella tela di Dresda si nota l’adesione al gusto barocco, nella tela mesagnese c’è maggiore compostezza e schematicità. Un altro esempio è possibile farlo con un’altra Addolorata del Solimena conservata a Bari presso la Pinacoteca Provinciale “Corrado Giaquinto”. Cambia la posizione posa, qui la Vergine è raffigurata a tre quarti rivolta verso sinistra, lo stile rispecchia molto quello presente nella tela di Dresda anche se i toni dei colori sono molto più spenti.
Cosa molto comune è l’incrocio delle mani, anche qui presente. In questo intrigante lavoro di ricerca vi è un’altra tela, avente per soggetto la Vergine Addolorata, sempre di autore ignoto e realizzata nella seconda metà del XVIII secolo e conservata a Manduria nella Chiesa di Sant’Antonio. Fra questa tela e quella di Mesagne le assonanze sono molte, a partire dalla posa, dal volto, dalle tonalità dei colori, al velo posizionato sul capo, fino all’incrocio delle mani. Ritorno a dire dunque che questo excursus pittorico riguardante la tela dell’Addolorata di Mesagne è molto importante perché pone in risalto la tela e soprattutto contribuisce a rafforzare il discorso riguardante la circolazione dei modelli pittorici nelle province del Regno di Napoli.