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Mesagne Futura non dia per scontato l’antifascismo – di Giuseppe Florio

da Cosimo Saracino
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Ho un po’ faticato a ricollocare il movimento “Mesagne Futura” nel disordine della mia memoria. Poi, attraverso una rapida ricerca nel mio archivio, ci sono riuscito. Si tratta di una lista civica sorta più di tre anni addietro da una robusta emorragia da Forza Italia per sostenere – in un quadro di liste civiche sempre nate ad hoc – la candidatura a sindaco di Pompeo Molfetta, che ha espresso la rispettabilissima figura di Giuseppe Semeraro a presidente del consiglio comunale ed ha collaborato dignitosamente nell’amministrazione della cosa pubblica. Qua e là, durante la consiliatura, qualche comunicato stampa, spesso venato da toni arditi, e non tanto di più.
Oggi, una dura presa di posizione contro la encomiabile mozione presentata dal consigliere comunale PD Fernando Orsini con cui si sollecita l’amministrazione comunale ad iscriversi all’Anagrafe antifascista, ipotesi considerata da “Mesagne Futura” come «grottesca», «utile ad una parte politica agonizzante a prendere una boccata di ossigeno», «fuori luogo» se non accompagnata in parallelo all’iscrizione ad un’altra Anagrafe, quella anticomunista, proposta dal quotidiano “Il Tempo”.
Ora, superato lo stupore per aver rintracciato dei lettori del “Tempo”, a me sembra che, preda dell’eccitazione da ingaggio polemico («libro e moschetto»?), gli estensori della nota non abbiano colto alcuni punti fondamentali. Li enucleo in rapida successione, per evitare gli sbadigli che solitamente le mie articolesse restituiscono.
“Mesagne Futura” sostiene, in qualità di socio fondatore, un sindaco dalla solida biografia (culturale e morale) antifascista: perché metterlo in difficoltà con una sortita irrisoria?
La coalizione di cui tale movimento fa parte, pur avendo abbandonato (e in qualche misura ripudiato) i vessilli ideologici – in nome di una emergenziale fase di transizione tanto bene argomentata proprio da Pompeo Molfetta in campagna elettorale -, non ha di fatto superato gli steccati ideali fondamentali della democrazia: e in Italia democrazia equivale ad antifascismo.
Da tre anni a questa parte la dimensione della politica, nel caso in cui i futuristi mesagnesi non se ne fossero accorti, è cambiata tanto da sembrare ribaltata. Ci si trova quindi dinanzi ad una prospettiva in cui le forze democratiche (tutte, indipendentemente dalle antiche origini, anche i figli e i nipoti del PDS e i figli e i nipoti di AN) potrebbero dover costituire un cordone sanitario a difesa delle istituzioni, contro l’aggressione di forze estranee alla cultura costituzionale.
Infine, potrei anche concordare sulla qualità dell’antifascismo espresso ad esempio dai rissosi giovanotti iperideologizzati a posteriori che hanno occupato le sedi dell’ANPI dopo il vuoto originato dalla scomparsa degli autentici partigiani. O sulla equivalenza della violenza espressa da manifestanti neofascistelli e neocomunistelli. Ma, proprio in questa drammatica fase della Storia, non è stucchevole l’idea di aderire con convinzione ed entusiasmo alla comunità di valori che Stazzema sta provando a mettere in piedi. Perché ciò significherà rinnovare l’atto di fede della città di Mesagne allo spirito ed alla lettera della Costituzione repubblicana. Nessuno ormai può sentirsi autorizzato a dare per scontato alcunché: ad esempio l’antifascismo costituzionale, mentre eleggiamo deputati di cui non si conosce il DNA culturale e che non hanno interesse a palesarlo; o la riprovazione verso il razzismo, mentre la cronaca segnala quotidiane violenze verso i diversi; o la fiducia nella scienza, mentre si discute ancora, nel 2018, la bontà dei vaccini.

Giuseppe Florio

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