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Mesagne Futura, vi spieghiamo il nostro NO al Referendum

da Cosimo Saracino
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mesagne_futura_quimesagneLa data del 04 Dicembre si avvicina, e, pensiamo, sia corretto rendere nota la nostra posizione rispetto alla scelta del voto al referendum costituzionale. Va subito detto che Mesagne Futura è assolutamente determinata a votare NO, e, di seguito, cercheremo di spiegare il perché.

Una prima ragione del NO, e forse la più evidente, sta certamente nel fatto che è inopportuno che il Governo, e soltanto la sua maggioranza sgangherata e sostenuta da voltagabbana della peggiore specie, proponga e sostenga disegni di legge di revisione della Costituzione: in questi mesi abbiamo assistito a passerelle di ministri vari, oltre che del presidente del consiglio, impegnati a fare campagna elettorale ed ad inviare lettere agli italiani all’estero, piuttosto che pensare ai seri problemi che assillano la società italiana. La revisione della carta costituzionale deve essere promossa se non da tutti, almeno dalla grande maggioranza delle espressioni democratiche parlamentari, e non da una ristrettissima parte a colpi di maggioranza.

Altra ragione, di estrema importanza e gravità, infatti, è quella che le Camere che hanno approvato il progetto di riforma, sono state elette grazie al cosiddetto Porcellum, dichiarato incostituzionale proprio a causa dell’attribuzione del premio di maggioranza abnorme e spropositato e della modalità di espressione del voto che non consentiva all’elettore di esprimere una preferenza in favore dei singoli candidati. Basterebbe solo questa considerazione per esprimere la propria contrarietà alla riforma.

Altro argomento dal nostro punto di vista assolutamente debole di detto progetto di riforma è quello che i nuovi senatori sono eletti non direttamente dai cittadini, ma dai Consigli regionali e delle due province autonome di Trento e di Bolzano fra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori. Inoltre, una disposizione transitoria del progetto di riforma (l’art. 39), prevede, come modalità di elezione, le odiose liste “bloccate”, di nomina partitica, che non consentono di esprimere preferenze in favore dei singoli candidati. Quindi, proprio una delle ragioni della incostituzionalità del Porcellum. L’elezione indiretta dei senatori, è evidente, è in contraddizione con le funzioni legislative e costituzionali che il Senato mantiene, le quali invece richiedono diretta rappresentatività democratica, se si pensa, altresì, al fatto che essi godranno dell’ “immunità parlamentare”.

Inoltre, il progetto di riforma, da un lato, assegna ai senatori la rappresentanza delle istituzioni territoriali, ma, dall’altro, ribadisce il divieto di mandato imperativo. Dunque, i nuovi senatori saranno non solo privi di adeguata rappresentatività democratica, ma avranno anche un  pericoloso “libero mandato”.

Non dimentichiamo, poi, la “bufala” del nuovo Senato come sede delle autonomie locali. Il testo del progetto governativo, infatti, prevedeva, all’art. 55, comma 1, Cost.: «Il  Parlamento  si  compone  della Camera dei deputati e del Senato delle Autonomie», il testo definitivo, invece, prevede «Il Parlamento  si  compone  della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica». E tale idea viene esplicitata nel testo della riforma, laddove in sostanza si riducono in maniera evidentissima le funzioni politiche delle Regioni ordinarie, trasferendo allo Stato molte competenze, e si introduce la cosiddetta “clausola di supremazia”, che potrà consentire allo Stato, su iniziativa del Governo, e senza alcun limite, di sopraffare le Regioni anche nelle materie di loro competenza «quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse nazionale».

Quindi non è chi non veda che si va verso il ridimensionamento dell’ente regione, che diviene un ente essenzialmente amministrativo, e solo marginalmente legislativo, con una vistosa inversione di tendenza rispetto alla questione che tiene banco da molti anni in Italia, il “federalismo”.

Queste questioni, unitamente ad altre (rafforzamento dei canali di approvazione dei disegni di legge di iniziativa governativa, attraverso “corsie preferenziali” nei lavori parlamentari in favore di tali progetti; concentrazione delle funzioni politiche nella Camera dei Deputati, a cui solo si conferisce la funzione di accordare e revocare la fiducia pur non abolendo il Senato; innalzamento da 50.000 a 150.000 del numero delle firme necessarie all’iniziativa legislativa popolare rendendone dunque più difficile l’esercizio; indebolimento delle garanzie costituzionali: -diverso procedimento di elezione dei giudici costituzionali, con l’elezione di due giudici su cinque di nomina parlamentare da parte del Senato, che abbiamo visto, diviene un organo privo di legittimazione democratica, di composizione esigua e con novantacinque membri su cento designati dai partiti; -la maggioranza richiesta per l’elezione, in seduta comune, del Presidente della Repubblica si svilisce, in ultimo, dalla attuale “maggioranza assoluta” ad un modestissimo “tre quinti dei votanti”, e non dei componenti l’assemblea), fanno apparire del tutto irragionevole il progetto di riforma costituzionale sul quale esprimeremo il nostro parere il prossimo 04 Dicembre.

Pertanto, risulta chiaro che si tratti di un progetto di riforma da respingere fermamente, poiché non può sostenersi che cambiare comunque è meglio della situazione attuale, se cambiare comunque significa peggiorare irrimediabilmente la nostra architettura costituzionale.

Mesagne Futura invita, quindi, i propri elettori ed i cittadini a valutare con obiettività le caratteristiche della riforma, ed a votare il 04 Dicembre convintamente per il “NO”.

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