Un detto popolare recita: “l’Epifania tutte le feste porta via”, esordisce S. Antonio dicendo: Spetta spetta ca stai la mia. Tra le vie Marcantonio Catiniano e Giampiero Zullo esisteva nell’antichità una Chiesa di S.Antonio della quale è rimasta una antica nicchia raffigurante il Santo. E’ da tempo immemorabile che la Confraternita di S. Leonardo Abate cura i festeggiamenti di S. Antonio Abate, proprio nella Chiesa dei Domenicani ove è custodita la bella statua del Santo, opera dell’artista Ferdinando Cellino, carovignese di nascita ma Mesagnese di adozione. La statua è priva di autografo, ma che il “sant’Antognu ti lu fuecu” sia un’opera sua lo testimona un’antica foto che lo ritrae in abiti da lavoro proprio accanto alla statua. Il Consiglio della Confraternita, che ha curato i festeggiamenti nei periodi antichi e sino alla prima metà degli anni “80, composto da confratelli che lavoravano in campagna e proprietari di vigneti, erano gli stessi che si procuravano “li salimienti” fascine e tralci, recuperati dalla potatura della vite e provvedevano a creare un corposo falò, al quale veniva dato fuoco con una serie di spari pirotecnici, tra castagnole e “rotapacci”, a conclusione della messa vespertina, successivamente alla benedizione e la distribuzione ai convenuti del “Pane di S. Antonio.
Al mattino presto avveniva la benedizione degli animali domestici. Ora purtroppo questo non può avvenire più, le leggi impongono seri margini di sicurezza specialmente quanto si ha nelle vicinanze un distributore di carburanti, come è per la Chiesa dei Domenicani quindi, in ossequio alle disposizioni del locale organo di Pubblica Sicurezza, non si da più luogo all’accensione del falò ed allo sparo di castagnole e le stesse sono state sostituite dai colpi oscuri esplosi a mezzogiorno del giorno 17. Mentre rimane viva anche quest’anno la tradizione verso il santo protettore per quanto riguarda la benedizione degli animali che si terrà nel pomeriggio di martedì 17, alle ore 17,00 e la distribuzione del Pane di S. Antonio che sarà benedetto e distribuito a conclusione della santa Messa che sarà celebrata nella Chiesa dei Domenicani – Parrocchia della SS. Annunziata alle ore 18,00. S. Antonio Abate è invocato contro tutte le malattie della pelle e contro gli incendi. Veneratissimo lungo i secoli, il suo nome è fra i più diffusi del cattolicesimo, anche se poi nella devozione onomastica è stato soppiantato dal XIII sec. dal grande omonimo santo taumaturgo di Padova. Nell’Italia Meridionale per distinguerlo è chiamato “Sant’Antueni”. Con S. Antonio Abate, si da inizio anche al periodo carnevalesco e, da quì un detto paesano, “Sant’Antueni maschiri e sueni”.
Ancora oggi, si usa nei paesi accendere il giorno 17 gennaio, i cosiddetti “falò” o nel Leccese “fòcara” di S. Antonio”, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera. La carbonella poi raccolta nei bracieri casalinghi di una volta, servivano a riscaldare la casa e con apposita campana fatta con listelli di legni per asciugare i panni umidi.
Maurizio Palermo