Mesagne, soprattutto in questi ultimi tempi, viene spesso citata come modello di legalità recuperata, grazie a un impegno serio, da parte di tutte le componenti sociali della Città, contro la criminalità organizzata e a un percorso di rinascita culturale e civile.
Ma se guardiamo più da vicino il “modello”, rischia di essere incompleto se non include in modo strutturato anche l’attenzione alla persona, agli ultimi, a chi vive nella solitudine, senza casa e senza prospettive per un domani più sicuro.
Sul fronte dell’accoglienza e del sostegno a chi è in difficoltà, ci sono realtà vive e generose: i Servizi Sociali del Comune, le parrocchie, le Caritas, le associazioni di volontariato, le cooperative sociali che cercano di dare risposte immediate. Ma spesso queste iniziative restano frammentarie e legate alla buona volontà di singoli o gruppi, piuttosto che inserite in un disegno coordinato e continuo.
Due criticità continuano la segnare la vita di non poche persone: la casa e la solitudine. Senza un tetto e senza un lavoro stabile, è difficile uscire dall’emarginazione.
Chi vive nella solitudine ha bisogno non solo di assistenza materiale, ma di relazioni stabili e significative. Questo richiede un lavoro comunitario che non si limiti a “emergenze” ma costruisca legami duraturi.
Ogni attività sociale non può essere fine a se stessa , ma a servizio della persona nella sua dignità e fragilità. Ogni persona in cerca di senso e di aiuto, ogni vita smarrita, ogni cuore ferito, è uno “Zaccheo” che attende uno sguardo di attenzione. Occorre, pertanto, da parte di tutti, Amministrazione comunale, scuole, parrocchie, Associazioni di volontariato, continuare ad investire in educazione, cultura e corresponsabilità. E, allora, il “modello” Mesagne sarà più completo e reale. La strada è ancora lunga ma insieme possiamo accorciarla.
In sintesi, Mesagne ha fatto tanto per scrollarsi di dosso un’etichetta negativa, ma la piena “legalità” non è solo assenza di criminalità: è anche garantire dignità, casa e speranza a chi vive ai margini. Lì c’è ancora strada da fare.