“È davvero prezioso sapere che c’è chi ascolta anche questa parte di mondo.
Voglio esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti i cittadini, al sindaco, a Don Pietro e a ognuno di voi, dal primo all’ultimo e dall’ultimo al primo. Vi ringrazio sinceramente per l’affetto e la vicinanza. In momenti come questi, in cui si sente forte la nostalgia, è fondamentale sentire il calore della propria comunità, della propria famiglia. Quando accadono certe cose, si vorrebbe poter tornare a casa o tra gli amici. Qui, invece, mi trovo lontano dagli affetti più cari, ma non mi sento solo: sento la Chiesa, sento tutti voi, sento anche la mia diocesi, quella di Brindisi-Ostuni, che mi è vicina.
Come raccontavo, la nostra presenza in questa zona non è sempre accolta con favore. A volte è scomoda, a volte non gradita. Ma resta una presenza di speranza, con il desiderio profondo di vivere il Vangelo e di dare voce a chi non ce l’ha. Il nostro cuore è sempre attento. Oltre al mio servizio qui in parrocchia, sono anche delegato episcopale per la pastorale giovanile, e il nostro impegno è volto a riscattare, prevenire e aiutare i giovani affinché non cadano nelle situazioni difficili che, purtroppo, colpiscono i nostri quartieri: droga, prostituzione, alcol, gioco d’azzardo. Sono realtà che distruggono vite.
Spesso, alla radice di tutto, c’è la povertà, che porta con sé storie difficili, tristi, segnate anche dalla violenza. E quando parlo di violenza, mi riferisco anche agli abusi sessuali che, purtroppo, avvengono spesso tra le mura domestiche proprio a causa della povertà. Il tasso di questi episodi è molto alto.
Per questo, la nostra presenza qui è quella di una Chiesa viva, una Chiesa che è un “ospedale da campo”, come ci ricorda Papa Francesco. Una Chiesa che accompagna le storie di ciascuno e che, a sua volta, si lascia accompagnare. Siamo fratelli in cammino.
E poi accadono eventi che ci fanno riflettere. Come diceva il Vangelo di ieri: “Quando vi perseguiteranno e diranno ogni sorta di male contro di voi, sappiate che state facendo ciò che il Signore vi chiede di fare”. Dare voce a chi non ha voce, perché la dignità della persona sia sempre al centro, perché nessuno sia trattato come uno scarto.
Sto bene, sto migliorando e non mi lascio vincere dalla paura. Sono già al lavoro, i dolori passeranno, ma la gioia e la forza nel cuore restano.
Grazie, Mesagne. Grazie a tutti voi per la vicinanza. Vi sento davvero accanto e vi ringrazio per continuare ad essere una Chiesa in uscita, una Chiesa che non ha paura di sbagliare, una Chiesa che si sporca le mani, che ama il fratello e cammina con lui, per essere insieme pellegrini di speranza, come ci invita a fare il Giubileo.
Dall’Argentina, da questa terra meravigliosa, purtroppo segnata anche da queste difficoltà, vi mando un forte abbraccio. Vi aspetto tutti: quando vorrete venire a trovarci, sarete a casa.
E che anche qui possa avvenire lo stesso riscatto che avete vissuto a Mesagne: un riscatto culturale, artistico e umano, per sentirci davvero una famiglia che cammina insieme per il bene dell’umanità.
Da questa piccola parte di mondo vogliamo dire: Si può! C’è speranza! Non perdiamoci mai, non perdiamo mai il desiderio di fare il bene, anche quando le cose non vanno come vorremmo.
Un abbraccio a tutti. Ciao, Mesagne!