Dopo l’ultima dimissione dall’Ospedale di Mesagne, sono molti quelli che si interrogano sul futuro di questo nosocomio inserito nel tessuto urbano della nostra città. Che futuro avrà l’ospedale San Camillo de Lellis? Sarà vivo come un tempo? Sono queste le domande poste in questi giorni da tanti mesagnesi ma prima di chiarire quali sono gli obiettivi del nuovo piano sanitario, vorremmo dare una lettura (che potrebbe non essere condivisibile) degli ultimi anni di vita dell’ospedale. La dismissione di questo patrimonio della città è stata lenta ma inesorabile.
Volessimo rintracciare le cause di questa violenza alla nostra storia potremmo in primis affibbiarle alle scelte politiche, del passato e attuali, senza però nascondere una sorta di insensibilità che ha serpeggiato nella popolazione. A Mesagne non abbiamo visto uomini e donne incatenarsi davanti all’ospedale oppure organizzare sit in partecipati come invece la cronaca ha raccontato per altre realtà. Alla fine degli anni novanta la gente preferiva andare a ricoverarsi a Brindisi dove poteva farsi curare dai medici che avevano caratterizzato l’ospedale di Mesagne (facendo diminuire la percentuale di occupazione dei posti letto nel nostro ospedale). Scelte che in qualche modo hanno influito sul futuro del nosocomio.
E poi ci sono state le battaglie fatte dalle amministrazioni comunali del passato che più di una volta hanno tentato di richiamare in piazza la popolazione. Nelle foto allegate a questo articolo si vedono i mesagnesi che parteciparono ad un consiglio comunale straordinario convocato d’urgenza nell’agosto del 2002 quando si prospettava la chiusura di reparti importanti come la Maternità, chirurgia e altri (gli spettatori erano poco più di un concerto di musica classica).
Ai politici, in particolare ai medici impegnati in consiglio comunale, i mesagnesi hanno delegato negli ultimi anni il compito di studiare una nuova riorganizzazione della sanità che salvaguardasse il nostro ospedale. Pochi i cittadini comuni che si sono messi in prima persona a lottare e a studiare contro scelte di riordino che penalizzavano la nostra città. Fino agli ultimi anni quando con la costituzione del Comitato SOS san Camillo sembrava si fosse risvegliata la voglia di lottare del popolo mesagnese. Alla fine, purtroppo, sono state due o tre le persone (anche loro impegnati in politica) che hanno studiato e costruito una proposta per cercare di risolvere l’impasse.
Già nel 2002 si sentiva parlare di potenziamento dei servizi di distretto e di medicina territoriale. In questi giorni si stanno concretizzando quelle scelte che hanno alla base studi su dati statistici e bilanci economici.e che poco si basanosulle necessità vere e proprie dei pazienti. Ma tant’è! Leggendo gli obiettivi del nuovo piano sanitario risulta chiaro che a Mesagne nascerà un Ospedale di Comunità (posti letto 12 + 4 pediatrici) e un hospice (posti letto 12), finanziato con 8 milioni di euro. Inoltre, nel breve periodo – dicono dalla ASL – verrà attivata la TAC, finalmente spacchettata e montata dopo anni di accantonamento all’entrata secondaria del San Camillo e ancora ferma a causa della mancanza di personale specializzato. Se negli anni passati c’è stata una emorragia anche di personale infermieristico e sanitario da adesso in poi sembrerebbe che queste figure non verranno toccate (almeno questa è una notizia positiva). Il nuovo piano prevederà anche un day service ortopedico, neurologico e neurochirurgico. Questo è il futuro dell’ospedale di Mesagne. Non è più quello che è stato, ma potrebbe diventare una cosa nuova che riprende ad essere viva. Ma vediamo nello specifico di cosa si tratta:
Cos’è un ospedale di Comunità?
Gli Ospedali di comunità sono strutture intermedie tra l’assistenza domiciliare e l’ospedale, in sostanza un ponte tra i servizi territoriali e l’ospedale per tutte quelle persone che non hanno necessità di essere ricoverate in reparti specialistici, ma necessitano di un’assistenza sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio. Le persone assistite sono: pazienti, prevalentemente con patologia cronica, provenienti da una struttura ospedaliera, per acuti o riabilitativa, che clinicamente possono essere dimessi da ospedali per acuti, ma non in condizione di poter essere adeguatamente assistiti a casa; pazienti fragili e/o cronici provenienti dal domicilio. L’assistenza è erogata in moduli assistenziali, di norma, di 15-20 posti-letto, la responsabilità del modulo è di un responsabile Infermieristico, la responsabilità clinica è affidata a medici di famiglia o ad altro medico, mentre l’assistenza è garantita da infermieri presenti continuativamente nelle 24 ore, coadiuvati da altro personale (operatori socio-sanitari) e altri professionisti quando necessario.
Cos’è un Hospice?
Gli hospice sono strutture residenziali dedicate alla degenza dei malati che necessitano di cure palliative. Quando il paziente esige cure che non possono essere effettuate a domicilio, quando l’assistenza domiciliare risulta troppo gravosa per la famiglia, quando il paziente vive in condizioni abitative inadeguate e con scarsa assistenza familiare, può essere indirizzato all’ hospice per un ricovero temporaneo o definitivo.
Il ricovero in hospice garantisce la disponibilità di un’assistenza specializzata 24 ore su 24 in un ambiente il più simile a quello domestico, infatti grande attenzione è posta all’organizzazione degli spazi, che prevede l’accoglienza dei familiari e la loro collaborazione alle cure del malato.L’ équipe multidisciplinare dell’hospice è in contatto continuo con quella di cure palliative domiciliari integrandone l’attività e assicurando la continuità dell’assistenza ai malati e ai loro familiari, anche nell’eventualità di successive dimissioni.
Cosimo Saracino