In occasione dell’ultimo rimpasto di giunta – che, senza esprimere giudizi sui singoli, abbiamo definito come un avvicendamento di figure senza una riflessione politica sul pregresso e, soprattutto, sul futuro amministrativo della città – siamo intervenuti pubblicamente ponendo ai protagonisti di quella vicenda un interrogativo di fondo: ma chi si occupa della città?
A poco meno di cinque mesi possiamo ben dire che quella domanda, provocatoria ma non troppo, è rimasta inevasa. Fatta eccezione per l’attivismo sulla stampa e sui social di qualche assessore, utile più a mettere qualche toppa ma inservibile per risolvere alla radice i problemi della città, tutto è inesorabilmente fermo.
Eppure non mancherebbero materie sulle quali applicarsi ogni giorno che dio manda in terra. Ad esempio: quale sviluppo economico si vuole per la nostra città? In che modo può produrre e distribuire ricchezza un centro come il nostro che ha 6.288 disoccupati (il 35% della popolazione attiva secondo i dati del 2017), per non dire del capitale umano, costituito da giovani spesso costretti a spostarsi, che si perde senza soluzione di continuità?
E ancora: come si affronta il grande tema dell’uso, dell’assetto, della manutenzione e della tutela dell’ambiente del nostro territorio? E’ sparita ormai dai radar una discussione sull’adeguamento degli strumenti urbanistici già in essere e sembra non rappresentare più una prospettiva la realizzazione di un Piano Urbanistico Generale che coniughi il rispetto dell’ambiente con una nuova idea di sviluppo della città. Nel centro storico proliferano attività, e probabilmente il grande afflusso di turisti e di cittadini di centri limitrofi è dovuto a questo e alle iniziative di qualche bravo operatore del settore turistico ed enogastronomico, ma senza che vi sia un coordinamento e un progetto di rilancio che riguardi tutto il patrimonio storico e architettonico di cui Mesagne dispone. Per quanto ancora può durare la rendita di quelle amministrazioni che quel centro storico hanno riqualificato e restituito alla comunità?
Il fenomeno degli allagamenti della nostra città risale alla notte dei tempi. Ciò non toglie che sia necessario pensare costantemente a come mitigare gli effetti degli eventi metereologici. Nel centro urbano le ultime opere di manutenzione degli impianti risalgono ad almeno quindici anni fa, nel centro storico, a tratti diventato invivibile per il cattivo odore, è programmato da quattro anni un intervento di rifacimento della rete fognaria da parte di AQP e forse, lo apprendiamo dai quotidiani di oggi, solo ora comincia a muoversi qualcosa. In una città che si espande e che cambia attraverso nuovi insediamenti (lottizzazione S. Antonio, nuovo Eurospin solo per citare alcuni esempi), di fronte a precipitazioni pluviali durante le quali può venire giù in mezz’ora l’acqua che normalmente viene giù in un mese, come si comporta la politica? Davvero possiamo accontentarci di come la macchina comunale reagisce all’emergenza o c’è bisogno di dare al problema una risposta strutturale partendo da una profonda e rinnovata conoscenza del territorio?
A questi temi potremmo certamente affiancarne altri, ma ciò che ci preme evidenziare è la netta sensazione che chi è chiamato ad amministrare la città queste domande non se le ponga più da tempo. Il PD di Mesagne, che nella serata di giovedì 13 settembre ha riunito dirigenti e attivisti, si adopererà con umiltà e determinazione per spostare la discussione pubblica dalle ricostruzioni che circolano sul destino della attuale maggioranza ai problemi della città, ricercando la collaborazione e il dialogo con formazioni, siano esse sociali o politiche, che intendono lavorare per restituire alla politica, e in particolare al centrosinistra, questo orizzonte. Chi è chiamato a governare, invece, lo faccia. Se non ce ne sono più le condizioni o la volontà si utilizzi con la città il linguaggio della verità.
Partito Democratico Mesagne.