Home Cultura Perché in cima al campanile della Chiesa Madre c’è un pilastrino?

Perché in cima al campanile della Chiesa Madre c’è un pilastrino?

da Cosimo Saracino
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(di Cosimo Pasimeni) – Ma perché in cima al campanile della Chiesa Madre c’è un pilastrino (Prima foto)? A cosa serve o serviva? Inoltre cos’è quella struttura che si vede sui due disegni “Mesagne vista da ponente e Mesagne vista da oriente”? (pubblicati per la prima volta su Poliorama Pittoresco nell’edizione “Dal 3 agosto 1843 al 3 febbraio 1844” pag. 355 e pag. 372 nel capitolo dedicato a Mesagne).

Sono interrogativi che molti di noi, ed io per primo, ci siamo posti. Per avere una risposta mi sono rivolto ad Antonio (Nuccio) Pasimeni noto studioso e grande cultore di storia locale che puntualmente mi ha fornito il fascicolo della sua ricerca, ma che aveva già pubblicato nel 2017 su QuiMesagne. Sicuro di fare cosa gradita a quanti sono appassionati della nostra storia ve la ripropongo integralmente.

Inizia con una breve introduzione relativa alla costruzione della Chiesa Madre e poi la spiegazione di quel pilastrino posto in cima al campanile che in termine tecnico si chiama “monumento trigonometrico”.

Inoltre negli allegati (All.5 e 6) si trova anche la spiegazione dello strano pennone con bandierine che si vede nei due disegni di Poliorama Pittoresco. Si tratta del cosiddetto “Telegrafo ottico Chappe” di cui per avere maggiori e più dettagliate informazioni, sulla sua invenzione e funzionamento, consiglio di consultare Poliorama Pittoresco del 1839 pag. 290 alla voce TELEGRAFO.

Questa la relazione di Antonio Pasimeni.

MESAGNE

CAMPANILE DELLA CHIESA MADRE

“Monumento trigonometrico”

MESAGNE – Chiesa di Tutti i Santi

L’esistenza della chiesa è attestata sin dall’anno 1000; riedificata nel 1332 ha subito successivi ampliamenti tra il 1577 e il 1587 con l’aggiunta di cappelle ai lati delle navate. A seguito del crollo, fu completamente riedificata tra il 1650 e il 1660 su progetto di Francesco Capodieci di Mesagne, fra’ Francesco da Copertino e Antonio Leugio di Mesagne. La Facciata (1653) è a tre ordini con 18 statue e un pregevole portale (1697); negli stessi anni è costruito il campanile. La pianta è a croce latina con navata unica, cappelle laterali e volte a botte con cupola. L’edificio fu ristrutturato su progetto dell’ingegnere Giuseppe Palmieri tra il 1766 e il 1768 con i lavori affidati allo scultore Giuseppe Fasano e successivamente al napoletano Nicola Carletti.

Nel 1803 fu riaperto al culto il soccorpo, un tempo destinato alla sepoltura del clero. Tra il 1911 e il 1921 – in asse con la torre campanaria e inglobando parte della sagrestia – venne realizzata la cappella con il Fonte Battesimale.

(V. CAZZATO e Sim.tta POLITANO, Topografia di Puglia, atlante dei “Monumenti” Trigonometrici

Chiese, castelli, torri, fari, architetture rurali. M. Congedo Editore, 2001).

Dal suddetto libro, trarremo le notizie necessarie a capire insieme a quanti si saranno domandati quale “significato” avessero quelle strane aggiunte apportate alla croce eretta sul campanile e in più vedremo se ve ne erano di medesime nel territorio di Mesagne:

Al momento della proclamazione dell’Unità d’Italia, i vari Stati si servivano da tempo di proprie carte topografiche. Nel Regno di Napoli è con l’inizio della costruzione dello Stato moderno che si pongono le basi per l’affermazione di una scuola illuminista convinta che il progresso passasse anche attraverso una conoscenza capillare del territorio e una sua precisa rappresentazione.

Il 1781 è l’anno nel quale è avviata dal Galiani l’Officina Topografica, il primo istituto cartografico italiano alla direzione di cui è chiamato il Rizzi Zanoni.

Alla morte di costui l’Officina sarà trasformata in Regio Officio Topografico e il posto sarà preso da Ferdinando Visconti.

Molto laborioso si rivelerà il lavoro di quest’ultimo: e che nessuno dei suoi predecessori aveva saputo affrontare o saputo risolvere: la realizzazione della Gran Carta del Regno, con l’impegno di rilevare co’ metodi più rigorosi una carta topografico-militare dell’intero Regno.

La Carta sarà portata a compimento dopo circa dodici anni di lavori, nel 1876, quattro anni dopo che l’Ufficio si era trasformato – con decreto 27 ottobre 1872 – in Istituto Topografico Militare con sede in Firenze.

“La Carta topografica delle Provincie Meridionali, in 174 fogli, fu lavoro di grande pregio che fece sentire minore il rammarico per l’abbandono dell’iniziata Carta del Reame delle Due Sicilie, alla quale rimaneva inferiore dal punto di vista artistico.

Riportiamo ancora dal citato libro alcune delle difficoltà pratiche che si dovettero superare nell’effettivo accesso al territorio:

“Le emergenze urbane: i campanili”

Fra le architetture urbane, i campanili sono quelle scelte con maggiore frequenza, insieme con i fastigi delle chiese e le torri dell’orologio.

Per salire in cima alla torre campanaria “fa mestiere di una scala a mano e di allargare il loro foro di uscita ove vi passa a stento una persona.” ln altri campanili di Terra d’Otranto l’ascesa si dimostra agevole solo fino al piano delle campane, a partire dal quale “fa d’uopo di una scala a mano”

Maglie, Martignano, Salice, Specchia Preti, Squinzano, Sternatia, Ugento, MESAGNE, Montescaglioso, Mottola.

Per le masserie, ville e casini, i punti coincidono con fumaioli, pilastrini delle terrazze, croci, campaniletti delle cappelle rurali.

Riportiamo a seguire, i Punti topografici che riguardano il nostro Paese e qualcuno che una volta era di pertinenza del nostro territorio (All. 1 Chiesa Madre; All. 2; All. 3; All. 4; All.5).

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