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Periferie più inclusive a Mesagne – di Gino Stasi

da Redazione
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Le periferie sono dei luoghi di passaggio, di transizione, e quindi segni e teatro della trasformazione sociale e culturale dei territori, e metafora dei percorsi di cambiamento che sono diventati ormai una costante inevitabile nella nostra vita quotidiana. Pensiamo per un attimo a quanto rapidamente diventino obsolete (“periferiche”) certe nostre conoscenze, di fronte all’avanzare della tecnologia che crea continuamente nuovi poli di interesse (“centri”).

Di fronte a queste riflessioni viene spontaneo chiedersi quanto poco basterebbe per rendere più attrattive ed inclusive le nostre periferie che potrebbero essere veri luoghi ideali per promuoverle e valorizzarle con attività socio-educative e ludiche (ah quanto mancano quei diversi servizi sparsi nei nostri diversi quartieri come la “ Città dei sogni “ la “ Ludoteca “ la” La biblioteca ragazzi “ la” Freccia Azzurra “, ” Il semaforo blu “ “ L’allegra compagnia “solo per citarne alcuni presenti negli anni scorsi) che erano veri catalizzatori di promozione e solidarietà sociale, di difesa e salvaguardia dell’ambiente. Chi scrive ha a cuore lo sviluppo del territorio di Mesagne e vorrebbe che si potenziassero i servizi in periferia, come ad esempio mettere delle panchine nelle zone periferiche del nostro paese come nella pineta di via Pacinotti o al largo Sandro Pertini implementando anche il parco giochi per bambini presente in quello spazio; come non sottolineare e rimarcare il fatto che al parco Iqbal Masik, bambino pakistano sfruttato nelle fabbriche di tappeti, che fu ucciso perché si oppose con coraggio alle sue condizioni di lavoro e quelle dei suoi coetanei,la targa commemorativa di Armal Dabrè, vittima sul lavoro, posta sotto l’albero piantumato da tanti amici e abitanti del quartiere, ha bisogno di una sistemazione adeguata e si chiede pertanto all’Amministrazione Comunale, per la verità sempre sensibile verso questi temi, di porvi rimedio ponendo una targa commemorativa pertinente al valore del lavoratore deceduto. Gino Stasi

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