Come era nelle previsioni Matteo Renzi ha vinto le primarie del Pd con largo margine, ma certamente non è più il dominus della politica italiana. Alcuni dati oggettivi: Il calo di un terzo degli elettori, una limitata partecipazione giovanile come certificato dall’Istituto Cattaneo, 2 sconfitte elettorali , la bocciatura al referendum, una scissione sulle spalle, i problemi economico e sociali del paese irrisolti; il segretario del Pd avrà pure ripreso lo scettro del partito, ma è un leader molto indebolito e le sue prime mosse lasciano intendere che non ha fatto tesoro delle lezioni del passato. Il congresso si è rivelato quello che molti temevano, una sbrigativa per quanto rispettabile conta, ma non una discussione seria ed approfondita sulle motivazioni che hanno determinato una profonda divaricazione con il paese reale, né è emersa una credibile prospettiva di rilancio per il paese, si riparte quasi come se nulla fosse.
Le motivazioni che hanno portato molti militanti e non del Pd a scegliere un nuovo percorso in un’altra formazione politica, non sembrano essere venute meno con l’esito delle primarie, ricevendone anzi nuova linfa.
Nella nostra città il risultato delle primarie è stato condizionato da una partecipazione anomala di forze organizzate esterne al Pd che hanno fatto convergere i loro voti sulle liste di Emiliano, privo di consensi tra gli iscritti nel circolo mesagnese e risultato poi il più votato dei 3 candidati, ma in un quadro di sostanziale tenuta dei 2 schieramenti che si rifacevano a Renzi e Orlando.
Le primarie a Mesagne, così come in altre realtà, hanno lasciato molte scorie e c’è stato un post voto vivace. Complice regolamenti congressuali più che discutibili, le votazioni per il segretario del Pd hanno lasciato il varco a truppe cammellate che hanno inquinato l’esito del voto. Così per rimanere alla Puglia, tra i casi più eclatanti il sostegno ad Emiliano di un elettorato chiaramente di destra tra Bisceglie, Bari, Lecce, Nardò o di sinistra esterna al Pd a S. Pietro Vernotico, Mesagne, Latiano etc. Pare che Emiliano sia molto inclusivo soprattutto fuori del suo partito, ci sarà evidentemente qualche ragione, ma ad occhio e croce non dovrebbe essere un motivo ideale.
Il governatore pugliese dopo essersi sfilato all’ultimo momento dalla componente che ha dato vita ad Art. 1 MDP ha giudicato poi questo nuovo movimento come “l’Ancien Regime”. Ora una domanda sorge spontanea: cosa spinge alcuni rappresentanti istituzionali recentemente approdati ad Art.1, a sostenere con truppe organizzate il candidato di un altro partito che ha giudicato così negativamente il loro Movimento? Ci saranno senz’altro dei motivi anche qui, ma difficilmente saranno riferibili a valori ideali.
Nella nostra città hanno votato anche 4 assessori alle primarie del Pd, gli stessi che quel partito in Consiglio Comunale se lo trovano sui banchi avversi, una commistione inopportuna. Il Sindaco recentemente intervenuto con una lunghissima nota, ha assolto i propri assessori con indulgenza mentre un famoso giornalista ha giudicato tale comportamento come qualcosa di più di una caduta di stile. Condivido.
Il post primarie è comunque tuttora molto effervescente nella nostra città, sono intervenuti partiti e movimenti, è ritornata una grande firma del giornalismo, e intanto il Sindaco, chiamato in causa anche per altre questioni, ha stilato una lunga e perigliosa nota, cui sono seguite alcune repliche.
Sulle primarie Pompeo Molfetta ha scritto giustamente che non sarebbe stato scandaloso se il principale partito rimasto in piedi avesse scelto il suo segretario nel corso di una normale assemblea congressuale, anziché passare dalla forma apologetica della pseudo democrazia diretta, tanto più che il risultato non sarebbe cambiato. Difficile invece seguire il Sindaco quando si inerpica, con notevole arditezza, nel proporsi come l’alfiere di una rivoluzione gentile per scomporre i poteri forti (????) che da decenni si alternano, sempre uguali a sé stessi, alla guida della città con il fine che tutto cambi affinché nulla cambi!! Questa affermazione, di per sé abbastanza sconcertante, appare del tutto strampalata se detta, in questo caso, da un esponente politico che da 25 anni frequenta (beninteso con dignità) le stanze del potere politico-amministrativo ed in posizioni di primo piano.
Il Sindaco difende l’attività della sua amministrazione rispetto alle tante critiche pervenute, vede i segni chiari di una città viva, fertile, guidata con altissimo senso di responsabilità. Sarà pure, ma in città non si coglie finora il senso di una svolta rispetto al recente passato, da cui anzi spesso provengono i lasciti più promettenti, e i risultati sono finora al di sotto delle aspettative che erano state allegramente alimentate.
Rimane poi sempre una questione politica di fondo: qual è oggi l’identità politica dell’Amministrazione Molfetta? Se qualcuno mi dà una risposta ne prendo atto, mi sia risparmiata però la retorica che destra e sinistra sono retaggi del passato, che l’innovazione è in antitesi con la forma partito, che la novità è nel civismo indistinto delle liste e amenità simili. E ancora, quali sono i luoghi di partecipazione corale in cui si prendono le decisioni?
E d’altro canto è un errore anche derubricare a risentimenti e odii quelle che sono in realtà legittime critiche politiche a rappresentanti istituzionali; da chi ha penalizzato oltre misura la sanità in provincia di Brindisi e tenta operazioni discutibili come l’approdo della Tap, a chi passa con disinvoltura dal voto favorevole all’Italicum a rapporti politici plurimi e contraddittori.
Tra le critiche pervenute al Sindaco anche quella di Giuseppe Florio, ex consigliere politico di Pompeo, secondo cui la Giunta Molfetta è sotto attacco di un nemico insidioso e temibile: se stessa. “L’Amministrazione potenzialmente più tranquilla della storia repubblicana, che non deve dar conto a nessun partito, senza nessun imprinting ideologico, un consigliere regionale e un deputato al loro servizio, sembra sul punto di cedere”.
Come mai? Dovrebbe dipendere dice il nostro giornalista più dal Sindaco che non riesce a fare il proprio mestiere (che è quello di sindacare) che dagli assessori non riescono ad asserire.
Questa osservazione è rimasta senza risposta nella replica pubblica del Sindaco e probabilmente ci sarà stato un chiarimento diretto tra i due.
Tuttavia, per non smentirsi, Florio, discendendo per li rami, aveva dapprima bacchettato il PD sonnacchioso e inutilmente pignolo in Consiglio, il buon Antonio Calabrese reo di avanzare critiche da più postazioni e per di più senza rappresentanza consiliare, il Circolo di Art. 1 reo di interventi chilometrici e noiosi streaming e forse anche di non aver lasciato libera la postazione di Art.1, il Movimento La M reo di intemerate sulle politiche dei Servizi Sociali, il puntuale Mimmo Stella critico delle politiche del centro Storico, oggi in forte polemica col Sindaco.
Bene il ritorno, non sarebbe male però, nella cronaca politica, guardare ogni tanto anche la trave, oltre alla pagliuzza. Anzi le travi.
Giovanni Galeone