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Primo Maggio, la lettera del Sindaco

da Cosimo Saracino
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Carissimi mesagnesi,

stiamo vivendo una situazione senza precedenti che nessuno, fino a qualche mese fa, avrebbe potuto neppure immaginare. L’emergenza sanitaria sta segnando le nostre esistenze e le nostre abitudini, incluse le modalità di celebrazione delle ricorrenze più significative: anche la Festa dei Lavoratori trascorrerà senza la possibilità di incontri, dibattiti, cortei.

Quest’anno il 1° Maggio assume un valore simbolico dall’accezione ancora più intensa: l’importanza del lavoro si avverte con maggiore forza in questa fase in cui ad essere limitata non è soltanto la possibilità di spostamento delle persone ma anche l’economica del Paese, con tante attività ferme che non sappiamo ancora bene quando – e con quali modalità – potranno riprendere.

I rischi di diffusione del Coronavirus hanno bloccato cantieri, imprese, scuole ingrigendo le prospettive di futuro di tante famiglie rispetto a necessità anche elementari. L’economia della nostra città non è certo più florida di quella di altri contesti ma Mesagne, laboriosa e compatta, ha già dato prova di coscienziosità e coraggio nel fronteggiare i rischi di una pandemia i cui effetti non sono ancora ben definiti per nessuno. Numerose espressioni di solidarietà spontanee sono servite ad arginare bisogni essenziali e a dare conforto; altre ne serviranno.

In occasione di questa data speciale, in un momento storico che non saprei paragonare ad altri, è irrinunciabile il senso di riconoscenza che sento di dover rivolgere a tutti quei lavoratori che sono in prima linea nella battaglia per curare e contenere la diffusione del virus che ha sconvolto la nostra quotidiana normalità. Dalla loro preziosa dedizione continua a dipendere, in queste settimane, anche la nostra percezione di vulnerabilità di fronte ad un nemico invisibile e tanto insidioso.

Ma questa è anche la giornata che offre una duplice opportunità: quella di riflettere sulle condizioni di chi un’occupazione ce l’ha e si adopera per difenderla; quella di chi – giovane o disoccupato – un lavoro spera di trovarlo per realizzarsi. L’ottimismo che si unisce all’impegno dovrà accompagnare la certezza che la fiducia in se stessi – e un’evoluzione positiva delle insicurezze che si stanno affrontando, guidata da possibili investimenti e incentivi – saprà determinare nuove forme di riscatto e progresso.

Uno sforzo ulteriore sarà richiesto a tutti noi dal 4 maggio in poi: la fase che ci apprestiamo ad affrontare non dispone di formule e soluzioni certe, l’esito di questa emergenza dipenderà in gran parte dalla nostra capacità di andare nella stessa direzione, quella che presuppone il rispetto delle regole che servono a tutelarci, preservando la nostra salute e quella dei nostri cari.

La storia dei diritti dei lavoratori, e gli obiettivi che grazie a loro si sono ottenuti in ambito economico e sociale, insegnano: rimbocchiamoci le maniche, come altre volte abbiamo dimostrato di saper fare, adottando la logica del confronto accompagnato da atteggiamenti di autentica coesione. Nessuno si senta solo. Uniti siamo sempre stati capaci di invertire rotte che sembravano ineludibili: siamo una comunità che conosce il sacrificio e la perseveranza, che su valori antichi e moderne abilità ha costruito il proprio futuro.
Coraggio!

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