Riceviamo e pubblichiamo – Malgrado siano tanti i problemi che dopo la denuncia delle bici comunali sono emersi nella gestione amministrativa di questo paese (trasporto pubblico studenti, integrazione scolastica, ecc.) e che impongono altrettanta considerazione e attenzione, sentiamo tuttavia il dovere di fare una breve riflessione sui contenuti della risposta fornita dal Sindaco sulla vicenda del progetto “bike sharing”e delle bici scomparse.
Sul punto è necessario sottolineare che all’indomani della denuncia, Progettiamo Mesagne e il consigliere Dimastrodonato, avevano depositato (oramai più di un mese fa) la richiesta di visionare l’inventario completo dei beni mobili comunali al fine di comprendere come vengono gestiti i beni appartenenti ai cittadini. Ci sarebbe piaciuto rispondere sulla vicenda delle bike sharing proprio partendo quindi da un’analisi più ampia dei beni comunali; purtroppo non è stato possibile perché ad oggi, nonostante le sollecitazioni, questo inventario non è stato ancora consegnato. Questione grave che evidenzia come questa amministrazione non garantisce il pieno diritto di accesso agli atti ai consiglieri di minoranza nei tempi previsti dalle leggi e dal regolamento comunale.
Il dato di partenza dunque è solo la risposta del Sindaco, che appare a dir poco confusa, caotica e approssimativa e che, agli occhi anche del più attento lettore, non chiarisce neppure uno dei dubbi sollevati nell’interrogazione promossa da Progettiamo Mesagne. Nello specifico, malgrado lo sforzo di ricostruzione operato dall’Assessore Marotta, non è chiaro quante bici sono rientrate in possesso dell’amministrazione comunale dopo la denuncia sollevata e “chi” e per “quali ragioni” ne era in possesso. Il problema si pone principalmente per le bici lasciate in tutti questi anni nella disponibilità esclusiva di privati, e mai riconsegnate all’amministrazione se non dopo la recente denuncia sollevata. La questione è di non poco rilievo perché, nonostante l’esistenza di un progetto per favorire la mobilità alternativa cittadina, si è avallato negli anni, una dispersione, una distrazione di beni pubblici dalle finalità progettuali fissate, un uso illegittimo e incontrollato, favorito dall’incuria e dall’inerzia di chi avrebbe dovuto monitorare e garantire il rispetto della res pubblica.
Ad oggi, dunque, il quadro ricostruito non può dirsi assolutamente né completo né lineare; non sono chiare le responsabilità di chi ha permesso o soltanto favorito questa situazione. I cittadini attendono non verifiche approssimative, ma risposte chiare e soprattutto “decisioni autorevoli”, che lontane dal mettere alla gogna questo o quel dipendente o funzionario “poco attento”, diano invece attraverso “provvedimenti concreti” nei confronti dei responsabili, un segnale chiaro e univoco sull’attenzione che la pubblica amministrazione deve necessariamente avere nei confronti di beni che appartengono a tutti i cittadini.
Il coordinatore di progettiamo Mesagne
Antonio Calabrese