“Il grand Bluff della riduzione del canone delle lampade votive”. L’hanno chiamata così gli aderenti a ProgettiAmo Mesagne la proposta del consigliere Mingenti di ridurre il canone delle lampade del Cimitero di soli tre era annui. Secondo Calabrese e Magri, l’Amministrazione comunale su questo servizio ha attivato una ‘pubblicità ingannevole’ tanto che si comporta come una qualsiasi azienda guadagnandoci per ben cinque volte. Una accusa pesante per la gestione di un Ente pubblico a cui se ne aggiunge un’altra ancora più grave. Nel comunicato si legge come negli ultimi anni chi ci ha guadagnato veramente dalla vicenda delle lampade votive sono stati alcuni dipendenti comunali che hanno ricevuto in busta paga somme di danaro in più per lavori che svolgevano durante il normale orario di servizio. Andazzo che, a leggere le dichiarazioni di Calabrese e Magri, continua ancora oggi. Gli uffici però sostengono il contrario. Ad otto tutti i ‘progetti’ sono stati congelati dalla segreteria generale per la previa approvazione in ‘delegazione trattante’. Ma i soci di ProgettiAmo Mesagne promettono di interessare l’ispettorato del lavoro e la Corte dei Conti se le condizioni del ‘progetto’ del Cimitero rimangono ancora le stesse. Ecco il testo integrale della nota stampa:
“Qualche settimana fa, con toni trionfalistici, l’amministrazione comunale – con l’intento di quietare i cittadini mesagnesi, delusi dalla mancata riduzione della pressione fiscale promessa dal Sindaco Molfetta in campagna elettorale – annunciava di aver operato una riduzione del canone delle lampade votive passandolo da 22 a 19 euro. Si direbbe, nel linguaggio commerciale, che si è di fronte ad una “pubblicità ingannevole”, in altri termini una vera e propria “bufala” per i cittadini mesagnesi. Infatti la riduzione risulta essere pressoché trascurabile rispetto a quanto effettivamente viene introitato dall’Ente dal servizio in parola; Dal 2015, fra l’altro, vi sono più contribuenti visto che le utenze sono aumentate di circa 200 rispetto al 2014. Dunque, quello che deve far riflettere, è il grosso gap che c’è fra il costo del servizio (per l’amministrazione) e quanto complessivamente incassato dal comune con il pagamento del suddetto canone. Infatti stando ai dati, a fronte di un costo vivo di circa venti mila euro (quattordici mila euro circa per consumo energetico, come da bollette del fornitore, e sei mila euro circa per la gestione e manutenzione) il comune incassa intorno ai cento mila euro, senza considerare gli ulteriori introiti per nuovi allacci e riallacci (totale incassato circa 180 mila euro). Insomma i cittadini pagano almeno cinque volte di più il servizio in questione! Ecco dunque perché la riduzione di 3 € appare più una trovata propagandistica che il serio tentativo di voler realmente procedere a una riduzione del già esasperante carico fiscale. Per tali ragioni riteniamo sia oramai indifferibile l’attivazione dei centri di costo all’interno del bilancio comunale affinché sia chiara la destinazione delle tasse che pagano i cittadini. In questo modo si potranno, non solo ridurre gli sprechi e le tasse ma anche offrire maggiori e migliori servizi alla collettività. Sprechi che vanno rivisitati anche riguardo ai costi relativi alla manutenzione del servizio che, ricordiamolo, nel 2008 fu internalizzato al fine di contenere la spese, ossia bisognava provvedere alla gestione dello stesso con il proprio personale della squadra lavori. Nel 2013, però, a seguito di una nostra interrogazione, venne fuori che alcuni dipendenti ricevevano compensi straordinari, per la manutenzione di cui sopra, svolgendo le prestazioni durante il normale orario di lavoro! Altro che risparmi! A seguito del nostro intervento l’amministrazione sospese l’erogazione di quell’indebito salario accessorio. L’Ispettorato della funzione pubblica, da noi adito, inoltre, affermò che l’erogazione aggiuntiva contrastava con le disposizioni del D.lgs 165/2001 e con CCNL comparto enti locali. Tuttavia pare che oggi l’ostacolo sia stato aggirato attraverso la formula dei lavori a progetto. Si continuano, dunque, a percepire somme extra per lavori rientranti nei normali doveri d’ufficio con mezzi pubblici e nell’orario ordinario di ufficio, il tutto sempre a spese dei cittadini! Ritenendo la cosa moralmente riprovevole, non escludiamo, una volta acquisita tutta la documentazione d’interesse, di trasmettere gli atti, oltre che all’ispettorato della funzione pubblica, anche alla Corte dei Conti per le loro opportune valutazioni. In conclusione invitiamo il consigliere delegato a verificare bene le carte prima di fare annunci altisonanti e soprattutto ad esprimersi sulla liceità di questo “singolare” tipo di gestione”. Domenico Magrì – Antonio Calabrese