Aiutati che Dio t’aiuta: è il motto sotteso alle iniziative dell’Associazione Ristoratori Mesagne, sodalizio che sembra resistere alle intemperie degli anni ed alle gelosie della sindrome «nimby», «non nel mio cortile».
Così dodici esercizi di gastronomia – tutti insistenti nel centro storico – si sono autotassati per produrre una deliziosa brochure in 20mila copie da distribuire in provincia ed oltre, provando a colpire i centri nevralgici del turismo estivo che auspicabilmente dovrebbe affollare il territorio messapico.
La pubblicazione, sottotitolo: “Storie di chef e ristoratori”, affresca una realtà ormai consolidata costruita su volti e sapori, trascendendo il semplice obiettivo commerciale di aumentare i fatturati, per restituire un po’ di quella laboriosa passione che è il nerbo della tradizione culinaria locale.
Se oggi Mesagne è assurta a punto di riferimento per i palati più esigenti nell’enclave brindisino ed anche nel Salento, sorpassando o affiancando tappe storiche per i gourmet quali Ceglie Messapica o Carovigno, è grazie alla voglia di impresa che ha mosso intere famiglie, al loro scrupolo nel coniugare usanze e innovazione, alla dedizione che costoro hanno impiegato superando anche le buriane della crisi economica.
Scorrere le pagine dell’opuscolo significa quindi guardare negli occhi questo appassionato impegno: quello della famiglia Dipietrangelo (“Giudamino”), che rivendica «l’accoglienza della casa»; della soluzione sociale fornita da Laura e dai ragazzi del “Golosoasi”; dell’«ambiente cordiale» del team della “Forchetta salentina”; della «cucina tradizionale rivisitata» dalla briosa famiglia Denitto (“Locanda dei Messapi”); della «semplicità e passione che esaltano il gusto delle stagioni», come scrive Laura Pinto, chef de “L’incontro”; della «piacevole esperienza culturale» promessa dai fidanzati di “Mangiafueco”; del gusto raffinato offerto da mamma e figlio nell’”Osteria del Leone”; delle mani sapienti di Giovanni Dell’Atti, star dell’”Osteria del Vicoletto”; di Rita e Giuseppe, titolari dell’”Osteria Messapia Antica”, i quali si propongono come «vecchi amici» della loro clientela; della «ricerca della bellezza» di “Pepe Nero Restaurant”; della «genuinità dei sapori» assicurata dalla solare famiglia di “Villa Leta”.
«Bontà a km 0», la definisce il sindaco Pompeo Molfetta nel saluto che introduce la brochure, e c’è da essere certi che si riferisca non soltanto al sapore di una così variegata offerta di pietanze, ma anche (e soprattutto) alla qualità umana e professionale di questi imprenditori mesagnesi, quel «plus» che può diventare esso stesso un marchio, un modello culturale.
Giuseppe Florio