Erano i primi di Giugno e gli alunni delle due sedi (provvisorie) della Scuola Media, centrale di Via Sandonaci e staccata di Via Sallustio, si recarono direttamente al Teatro del Carmine, gentilmente concesso dai Padri Carmelitani alla istituzione scolastica che (naturalmente) era sprovvista di auditorium idoneo, per il saggio che sugellava la chiusura dell’anno scolastico .
I ragazzi che componevano la compagine teatrale erano circa 30 ed erano accompagnati dai proff. di Ed. Musicale Benito Baldari e dal sottoscritto, dal Prof. Augusto Camassa (Franc. Fontana) di Ed. Artistica (scenografo), Prof.ssa Adele Devicienti (coordinatrice) di Lettere, Prof. Mimino Cervellera (Torre S. Susanna – regista) docente di Sostegno, Prof.ssa Luisa Distante (coordin.) di Lingua Francese.
Lo spettacolo, recitato e cantato in dialetto mesagnese, è accompagnato anche da alcuni balletti e scenografie e gli alunni sono in costume, ispirato alla tradizione contadina. Trama: la storia d’amore di due giovani viene bruscamente interrotta dalla partenza di lui per la guerra. Ma poi tutto finisce bene con la felicità di tutto il paese.
Nessun trucco a disposizione! I canti solistici e corali, anche polifonici, vengono eseguiti con gli scarsi mezzi a disposizione e accompagnati da me dal vivo con la chitarra classica: “Cuncetta mia” (ossia “Lu richiamatu” del nostro Ferdinando Fasano), “La puddica” (ossia “Lu cuncirtinu a mari”, canto brindisino di Guarino e Briganti), “Misciagni canta” (valzer di Luca Ribezzi-Prof.Luigi Pasimeni), “Quandu l’acieddu pizzula la fica” (anonimo), e altri collegati da un filo conduttore. (N.b. Benito ed io avevamo lavorato su un copione pre-esistente messoci a disposizione dalla Schola Cantorum del Prof. Luigi Pasimeni).
Montato il mio impianto voci (sia la scuola che il teatro non ne avevano…) salta il fusibile pochi minuti prima dell’apertura del sipario: probabilmente un picco di tensione ha danneggiato il finale! Lo spettacolo non può iniziare, l’amabile Preside Prof.ssa Elvira Ferrara in Caraccio, i docenti tutti e gli alunni in trepidante attesa mi guardano come per dire “e adesso che si fa…”?
In quel momento vedo spuntare in fondo alla sala il mio grande amico Romeo Livieri che in quel periodo stava attraversando un momento di grande notorietà (“Chitarra vagabonda” e “Lauretta mia” tanto per citarne qualcuna). In effetti qualche giorno prima gli avevo accennato di questo spettacolo ma non immaginavo che si sarebbe affacciato per vederlo o, per lo meno, per venire a salutarmi.
Gli dico quello che mi era successo con l’amplificazione e lui, senza esitare un istante, mi tira per un braccio per dirmi: “Andiamo a prendere la mia” !!! “No, Romeo, grande amico, non vogliamo nè possiamo approfittare”… Ma lui “Sciocchezze”. Col suo furgone e in appena 1/2 ora allestiamo il suo impianto, molto più potente e professionale del mio.
La recita finalmente prende inizio e i vari interventi di “Rosina”, “del suo innamorato” e degli altri protagonisti vengono coperti da calorosi applausi.
Dalle foto si può vedere che gli omaggi floreali vennero consegnati solo ai due prof. di musica (effettivamente io e Benito avevamo destinato un enorme monte ore al progetto, senza compenso accessorio alcuno, come tantomeno per l’uso e – ahimé – la riparazione del mio impianto….altri tempi) ma la soddisfazione per il lavoro ottenuto fu merito di tutti.
Non finisce qui. All’improvviso Romeo sale sul palco e mi chiede di accompagnarlo in alcune sue canzoni e, senza nessuna prova, lo accompagna il coro e il balletto in un concerto memorabile!
p.s. Le foto scattate dal prof. Giuseppe Muscogiuri (S. Pancrazio Sal.no – Lab. fotografico) di Ed. Tecnica mostrano anche Emanuele Polito e Sergio Magrì intervenuti in mio soccorso “tecnico”. Rosario CARPARELLI