Riceviamo e pubblichiamo: Quale tragica piega avrebbero preso gli eventi all’indomani del 7 Ottobre era chiarissima. Forse non ai giornalisti e ai commentatori televisivi da strapazzo che per oltre un anno e mezzo hanno sputato veleno su Gaza e la sua popolazione, colpevole di aver osato ribellarsi a un blocco terrestre-aereo-marittimo che andava avanti dal 2007 e a oltre mezzo secolo di brutale occupazione.
Ma chi aveva seguito dall’inizio il progetto nazional-colonialista chiamato SIONISMO sapeva perfettamente che, presto o tardi, l’entità statuale impiantatasi in Palestina nel 1948 col nome di ISRAELE avrebbe sferrato il colpo mortale ai nativi per portare a compimento il suo piano: impossessarsi di tutta la terra.
I leader sionisti lo dichiarano esplicitamente da inizio ‘900, sia in ambito politico istituzionale che mediatico ed educativo. Nei primi anni ’70 perfino il rettore dell’Università Ebraica di Gerusalemme, Yoram Bar Porath, arrivò a dirlo: “È dovere dei dirigenti israeliani spiegare all’opinione pubblica, in modo chiaro e coraggioso, che non c’è sionismo, colonizzazione o Stato ebraico senza lo sradicamento degli arabi e l’espropriazione delle loro terre”.
Dunque, l’idea che anche i nativi, gli unici veri titolari del diritto all’autodeterminazione in Palestina, dovessero avere un loro Stato NON È MAI STATA PRESA IN CONSIDERAZIONE dall’establishment di Israele. Dove mai sta per MAI!
L’attuale premier, il condannato per “Crimini di Guerra” e “Crimini Contro l’umanità” dalla Corte Penale Internazionale, Benjamin Netanyahu, lo ha sempre ribadito: “Finché sarò premier non permetterò la nascita di alcuno Stato di Palestina”. Questo tizio, sulla scena da più di 40 anni ed erede politico di quel sionismo revisionista che a cavallo della Seconda guerra mondiale illustri ebrei come Hannah Arendt e Albert Einstein definirono “strettamente affine al partito nazista tedesco e al partito fascista italiano” per essersi distinto in atroci violenze, assassinii e attentati terroristici (tra tutti quello all’Hotel King David a Gerusalemme, il 22 luglio 1946, che causò 91 morti), è stato eletto dalla popolazione proprio per la sua spregiudicatezza.
Un “pregiudicato spregiudicato” che riflette (fatte piccole eccezioni) l’anima collettiva degli israeliani, favorevoli per l’82% alla deportazione dei palestinesi e per il 47% al loro sterminio , in totale comunione con lo spirito suprematista e razzista dei coloni ebrei europei che alla fine del XIX° secolo salparono alla conquista della Palestina al motto “Una terra senza popolo, per un popolo senza terra”. Allora i nativi non erano considerati nemmeno esseri umani. Oggi sono trattati come barbari intrusi di una terra che Dio ha promesso al “popolo eletto”, e che perciò vanno eliminati.
Di fronte alla tragedia in corso, che verrà ricordata come la pagina più nera della Storia contemporanea, riteniamo non possa più esserci spazio per l’ideologia di becero suprematismo alle fondamenta dello stato di Israele. I nostri governi devono smetterla di supportare un’entità nazionale che fonda la sua ragion d’essere su un presunto diritto di proprietà “divino” sulla Palestina che prescrive l’eliminazione fisica di chiunque non sia ebreo, e di fingere di promuovere una soluzione – “due popoli per due stati” – per la cui realizzazione non hanno mai fatto nulla di concreto e con la quale le stesse autorità della Potenza occupante si sono già pulite i piedi.
Occorre che TUTTI prendano posizione contro il genocidio in atto in Palestina, a partire dalle COMUNITÀ EBRAICHE, sempre in testa quando c’è da stigmatizzare episodi di estremismo religioso islamico ma silenti fiancheggiatrici di uno Stato che legittima i suoi crimini impugnando la Torah e facendosi scudo dell’Olocausto. E sarebbe anche ora che le stesse comunità condannassero inequivocabilmente le accuse strumentali di “antisemitismo” lanciate contro chiunque esprima posizioni “antisioniste” o supporti la resistenza palestinese. La Storia insegna, e loro lo sanno perfettamente, che antisionismo e antisemitismo sono concetti distanti e conflittuali.
Bisogna muoversi. Fermare la carneficina e riconoscere, pur con colpevole ritardo, lo Stato di Palestina prima che non ci sia più nulla e nessuno da salvare.
Il tempo dell’ignavia è FINITO!
Luca Debenedettis
Comitato contro il genocidio del popolo Palestinese, contro il riarmo e per la Pace – Brindisi