Home Cultura Raffaello e Alberto Burri: «l’eleganza del colore» e le «nuove frontiere dell’informale» nel castello di Mesagne

Raffaello e Alberto Burri: «l’eleganza del colore» e le «nuove frontiere dell’informale» nel castello di Mesagne

da Redazione
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Arrivano da Pisa e da Roma le prime due opere della mostra «G7: Sette secoli di arte italiana», evento che, organizzato da Puglia Walking Art e dalla Rete di impresa Puglia Micexperience, vede il patrocinio di Regione Puglia e Comune di Mesagne, Camera di Commercio di Taranto-Brindisi e Aeroporti di Puglia. Si tratta de «Il miracolo degli impiccati» (olio su tavola 36,5 x 62,5) di Raffaello, custodito nel museo nazionale di Palazzo reale a Pisa, e di «Nero bianco nero 1955» (Cerniera lampo, tessuti, plastiche, olio e bianco di zinco su tela di iuta (cm 150 x 250 x 3,5), proveniente dalla Galleria Nazionale di Arte moderna e Contemporanea di Roma. 

Evento collaterale al summit internazionale di Borgo Egnazia, la mostra sarà inaugurata il 13 giugno prossimo e andrà ben oltre i giorni di permanenza in terra pugliese dei Grandi della Terra, perché chiuderà i battenti il 30 novembre prossimo. Essa propone al visitatore un viaggio nella storia dell’arte italiana fra XIV e XX secolo, fra arte medievale ed espressioni artistiche contemporanee emerse in Italia. Sotto la guida scientifica del prof. Pierluigi Carofano, che ha già curato l’esposizione su «Caravaggio e il suo tempo» realizzata lo scorso anno da Micexperience, sempre nel castello mesagnese con lusinghieri consensi di pubblico e di addetti ai lavori, la mostra sarà articolata in sette sezioni, che faranno cogliere il momento iniziale della storia dell’arte italiana e «il primo Rinascimento», quindi «il pieno Rinascimento, verso la “maniera moderna”» ed ancora «il Naturalismo caravaggesco» ed «Esempi di Neoclassicismo», nonché il «Romanticismo e la pittura di storia» ed in conclusione esempi di «Liberty, Futurismo, Informale e Concettuale».

Un sapiente equilibrio fra opere scultoree e pittura è alla base di questa mostra, con 51 opere d’arte in esposizione e con la possibilità di ammirare, unico evento di questo livello nell’intero Meridione d’Italia, l’evolversi di una presunta identità nazionale geograficamente e temporalmente circoscritta. «Pensando ad ogni sezione come macroarea con un artista identitario e gli altri a declinare i singoli aspetti del periodo, è sempre emozionante notare vada prendendo concretezza l’idea progettuale, man mano che le opere giungono al castello di Mesagne – spiega il prof. Carofano -. Ecco, in queste ore l’eleganza del colore e le nuove frontiere dell’informale, riferendoci all’opera di Raffaello Sanzio e a quella di Alberto Burri».

«Attendiamo Luca Signorelli e Andrea del Verrocchio, Tiziano e Ludovico Carracci, mai esposto; Leonardo e Artemisia (Gentileschi, n.d.r.) e Guido Reni – chiosa Pierangelo Argentieri, presidente di Puglia Walking Art -. Si tratta di una mostra che abbiamo costruito secondo un percorso nuovo, fino a farne la più grande mostra d’arte, probabilmente da Napoli, che sia stata mai ideata, progettata e organizzata nel Sud Italia ed in Puglia, in particolare. Sono convinto che sarà una mostra che cambia completamente gli scenari e che espone tutti alla responsabilità di organizzare eventi, che devono sempre crescere sia nella qualità, sia nel contenuto scientifico». Ed a proposito di Meridione d’Italia e di Puglia, non tarderanno a giungere «i nostri». Parliamo dei «meridionali» Mattia Preti e Salvator Rosa, dei pugliesi Francesco Fracanzano, Corrado Giaquinto e Giuseppe De Nittis, dei contemporanei Pino Pascali e Roberto Ferri, il 46enne artista tarantino, che già lo scorso anno fu posto in dialogo con le opere di Caravaggio. A proposito del 46enne artista tarantino, una sua opera sarà all’inizio del percorso espositivo assieme ad una scultura di un allievo di Nicola Pisano, offrendo al visitatore i limiti cronologici della mostra mesagnese, che si candida a buon diritto ad essere l’evento culturale clou del 2024 in Terra pugliese.

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