Home Cultura Ricordi del mercato settimanale davanti l’ospedale – di Cosimo Pasimeni

Ricordi del mercato settimanale davanti l’ospedale – di Cosimo Pasimeni

da Redazione
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(di Cosimo Pasimeni) – Questa foto risalente alla prima metà degli anni 50 è stata ripresa dal Web e fa parte dell’Archivio Rita Fasano – Vito De Guido. E’ inquadrato il largo davanti alla chiesa di Loreto e dell’Ospedale e l’angolo di via Roma con corte Tarallo Lavino, zona questa da cui cominciava il mercato settimanale del mercoledì. Abitando nei paraggi ricordo ancora molto del mercato di quegli anni, ma questa foto ha un particolare che mi ricorda un episodio curioso (curioso ma non troppo) di cui vi parlerò alla fine. Sempre in questa foto si possono notare alcuni particolari come i mezzi di trasporto dei commercianti; alcuni arrivavano con vecchi camion militari della seconda guerra mondiale, come quello a sinistra nella foto, o con piccoli furgoncini, ma la maggior parte con traini o carretti i cui cavalli, per ovvi motivi, venivano “parcheggiati” nelle strade adiacenti e affidati a dei custodi che si prendevano cura dando loro da bere e da mangiare appendendo alla testa la sacca con la biava che era fornita dagli stessi proprietari; le solite malelingue sparlavano raccontando che molti di questi custodi ne approfittavano sottraendone una parte.

La merce esposta in via Roma consisteva principalmente in vestiti e tessuti; in primo piano si vedono già quelle che comunemente venivano chiamate “pezze americane”. Ritornando alla foto vediamo che via Roma era una strada con alberi su entrambi i lati; altre foto ci mostrano che questi continuavano anche in Piazza Garibaldi e Piazza Cavour; in una foto del 1928 scattata davanti all’ospedale notiamo che l’alberatura cominciava proprio da quell’area e che la presenza di tutori a cassetta ci indicano anche il periodo della loro piantumazione. Gli alberi erano costituiti alternativamente da oleandri ed un altro tipo (albero delle mosche?) che produceva grappolini di bacche piccoline che a maturazione diventavano nere e che noi bambini usavamo come proiettili da sparare con le “cannucce” (cerbottane).

Di questo gioco ne riparlerò in altra occasione; ora ritorniamo alla foto e quell’area inquadrata utilizzata da noi ragazzi per i vari giochi, raccontandone uno fuori dal comune che come anticipato è alquanto curioso … ma non troppo…
Proprio all’angolo di corte Tarallo Lavino c’era un albero di oleandro che già dalla chioma ed il tronco storto si intuisce alquanto malaticcio; infatti il tronco all’altezza di circa un metro era quasi secco e noi ragazzini un poco con le unghie o con qualche chiodo o pezzo di ferro lo scavavamo aumentando sempre di più la parte vuota tanto che una sera con un colpo di vento si spezzò proprio in quel punto. Rimase solo un moncone con la punta irregolare e che diventò oggetto di una gara particolare: sorretto da due amici uno vi saliva cercando poi di restare in equilibrio su un piede il maggior tempo possibile; accadde che una volta ad uno dei partecipanti scivolò il piede e cadendo si ferì proprio … “nel mezzo del cammin…” No! Questa è un’altra storia, ma avete capito bene dove.

Il malcapitato, tra l’ironia e lo sfottò dei presenti e con il sangue che gli colava lungo la gamba, per la vergogna (parole sue) non volle recarsi al vicino pronto soccorso per la presenza di una suora (Suor Adriana) e se ne tornò a casa dove riuscì anche a nascondere l’accaduto ai famigliari. Qualche settimana fa con il protagonista mio amico, gustando un buon caffè seduti davanti ad un bar, parlando, come si fa tra vecchierelli, della nostra infanzia abbiamo ricordato, ora si con ironia, quell’episodio. Ora sicuramente (… quanto siete curiosi ed impiccioni!) vi starete chiedendo “ma poi come andò a finire?”
Una cicatrice perenne e … tre figli.

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