L’on.le Cosimo Faggiano invia alla redazione di QuiMesagne una interessante riflessione sul voto. Volentieri pubblichiamo integralmente il testo, chiedendo a tutti la lettura ed eventuali considerazioni.
Nonostante ripetuti inviti, non sono solito esternare pubblicamente, considerazioni e valutazioni politiche, sulle vicende nazionali e locali. Il mio pensiero, in ragione dei ruoli svolti nel passato, potrebbe essere letto, come se derivasse da malcelati interessi, o da smisurata voglia di protagonismo individuale, o peggio, di ergermi a giudice, per sindacare l’altrui operato. Per questo, la rassicurazione è d’obbligo, l’unico mio intento è quello di contribuire e possibilmente sollecitare, una necessaria riflessione post voto. E’ questa, una prassi, anzi una necessità politica scomparsa, che ha lasciato il posto soltanto ai personalismi e alla conta dei voti dei candidati, al nome degli eletti e degli sconfitti. Una riflessione la mia, rivolta in particolare al PD, che è sarà ancora, l’unico Partito nel quale, senza negarne limiti e insufficienze attuali, mi riconosco. Spero però, che seppure indirettamente, tale riflessione, sia utile anche a coloro che, in diverse forme, spesso con diverse motivazioni, guardano alla Sinistra e al Centrosinistra, come riferimento fondamentale, della prospettiva politica nazionale, regionale e, come conseguenza vorrebbe, soprattutto locale. Una riflessione utile magari, anche ai tanti dimenticati, persi per strada, o che silenziosamente si sono allontanati, stanchi e delusi da un “nuovismo” senza radici, e da questo imperante e sempre più attuale indistinto politico, strumentalmente spacciato per civismo, divenuto oramai, viatico per l’anti politica. Spero sia anche utile e solleciti il loro impegno, ai tanti che hanno smesso di credere nella Sinistra, come forza storicamente protesa per al cambiamento, per l’affermazione e l’uguaglianza dei diritti, a difesa dei più deboli, vicina ai bisogni spesso drammatici dei cittadini, e al miglioramento delle loro reali condizioni di vita e di lavoro, votata ad esaltare il protagonismo e la partecipazione diretta dei Cittadini, alla vita politica.
Il risultato delle elezioni regionali, con le inevitabili ripercussioni nazionali, va letto certamente con attenzione, ma segna indubbiamente, un avanzamento del PD, il recupero della sua centralità, ed evidenzia (merito di Zingaretti), l’avvio di un processo pluralista ed unitario, come da anni non accadeva, in un Partito nuovo che sa rispettare e tener conto, anche delle idee diverse, come ad esempio è accaduto, nel corso della discussione e del voto sul Referendum. Una scelta e un risultato, che personalmente, avendo votato NO, non mi entusiasma, ma il cui esito diverso, avrebbe messo in discussione la scelta del Partito per il SI e, di riflesso, il ruolo del Segretario. Solo per inciso, l’ultima esternazione di Grillo sula inutilità del Parlamento, rafforza il mio convincimento della carica antidemocratica, fortemente populista che il SI può rappresentare, se non accompagnata da un progetto complessivo di riforma.
Anche in Puglia, nonostante le pessimistiche previsioni, si registra l’importante successo di Emiliano in tutte le province pugliesi ad eccezione di quella brindisina. Il voto, premia esperienza e personalità del Presidente uscente, ma è un risultato indubbiamente, con “luci ed ombre”. Anche in questo caso, il progetto politico vincente, è ammantato dalla pratica del consenso a tutti i costi, che soverchia ed annulla identità e differenze, esalta il qualunquismo e sembra proporre un populismo di sinistra, contrario ed opposto ad una sinistra popolare.
Le variegate 15 liste messe in campo da Emiliano, rendono asfittico il risultato del PD, che arretra in termini di voti assoluti e di percentuale, pur in presenza di una affluenza elettorale più alta di cinque punti rispetto al 2015. Ancor più deludente il risultato in terra di Brindisi: qui il PD, perde circa 9.000 voti e cinque punti percentuali, attestandosi al 14,8%. Da non tacere il risultato di Brindisi Città e del Candidato, ma drammatico, per quel che mi riguarda, il risultato di Mesagne (8,4%), che non può assolutamente essere tollerato, pur non trascurando le oggettive condizioni di difficoltà in cui è maturato. Un risultato che, ancor prima della rabbia, suscita in me, ed in tanti elettori vecchi e nuovi, enorme sofferenza.
Non sono alla ricerca di capri espiatori, non si chiede la testa, pur come si è soliti fare, dei Dirigenti o del Segretario provinciale o locale che, peraltro, nella circostanza coincide.
Non mi sfugge che chi assume ruoli ingrati, spesso è chiamato ad esercitarli in solitudine, ma forse nella situazione data, questo doppio ruolo, con adeguata valutazione, a Francesco per quanto capace, poteva essere risparmiato, perché come lui ben sa, al ruolo consegue anche responsabilità. Nella sconfitta del PD provinciale e delle realtà locali, comunque, seppure con diverse responsabilità, siamo tutti coinvolti. Una sconfitta scaturita da percorsi, che negli ultimi anni, sono stati caratterizzati da limiti ed errori, permessi da una situazione senza governo politico. Nessun contrasto dei gruppi dirigenti esistenti, verso crescenti personalismi, accentuati anche dal disinteresse di rappresentanti istituzionali, spesso impegnati solo, nella tutela del loro fortino.
Anche da noi a Mesagne, il depauperamento di un immenso patrimonio elettorale, che era il risultato di un eccezionale rapporto fiduciario, costruito con i Cittadini, attraverso la partecipazione e la condivisione di progetti, pensati, disegnati e realizzati, per il futuro della Città, sembra inarrestabile.
Tuttavia nonostante ripetute sconfitte, e la perdita progressiva di consenso, si persevera anche oggi, in un atteggiamento che appare ai più, di presuntuosa arroganza intellettuale, crediamo ancora di essere i primi della classe, rinchiusi in una sorte di torre di avorio, sordi ai processi di cambiamento in atto nella società, e non in grado di cogliere e di farsi portatori, dei nuovi bisogni sociali ed economici della Città.
E’urgente la necessità di una riflessione, anche pubblica, che con umiltà, sia capace di verificare le nostre insufficienze, i nostri limiti, perché solo così, saremo in grado di cogliere le istanze di partecipazione e di cambiamento, che vengono dal variegato mondo Democratico e soprattutto dai Giovani, per contribuire a una “stagione nuova”, ad una vera svolta, per il PD, per il Centrosinistra, per Mesagne.
Bisogna insomma, rimodulare un nuovo progetto di “Rinascimento per Mesagne”, da pensare, proporre, confrontare, con la sinistra in tutte le sue articolazioni, oltre che, con tutti coloro che siano aperti al confronto, in un altrettanto chiaro ed identitario, orizzonte politico. Confronto aperto all’Associazionismo, al mondo del lavoro, alla Città tutta, attraverso il recupero del rapporto con i quartieri, con un ritrovato (questo si) protagonismo civico, per costruire un Nuovo Centrosinistra unito e plurale, anticipando se possibile, come in altri momenti storici è accaduto a Mesagne, anche la necessaria evoluzione del quadro politico nazionale.
C’è bisogno di un PD quindi, che con coraggio e determinazione, senza remore e pregiudizi, ma con la forza della sua storia, del suo amore per la Città, si proponga nuovamente, come riferimento politico ed amministrativo. Una Città che di là delle vetrine e della immagine, pur importanti, rischia una decadenza inarrestabile sia sul piano economico, sia su quello sociale, culturale, ambientale, come conseguenza, anche, della drammatica crisi in cui versa il Paese e principalmente il Mezzogiorno.
Una Città, che deve perciò, affrontare sfide impegnative, anche sul terreno della legalità sempre prioritario, vista anche la encomiabile azione condotta dalle Forze di Polizia e Magistratura stanotte, contro la criminalità organizzata. Una Città che pertanto, ha bisogno di una visione del futuro, attraverso buone pratiche amministrative e progettuali, che guardino allo sviluppo della nostra comunità e del territorio, e non certo al consenso spicciolo e immediato.
C’è bisogno quindi di un PD, pronto a intraprendere in discontinuità con il recente passato, una faticosa ricostruzione della sua missione politica e organizzativa, che sappia rigenerare il rapporto con i Cittadini e con i propri elettori, i quali non sono scomparsi ed il cui voto, va sempre rispettato, anche quando determina, al di là delle nostre aspettative, nuovi assetti istituzionali, che diventano comunque riferimento per la Città.
Tutto ciò si coniuga, non solo per il PD, con la necessità di ritrovare la strada della Politica, di costruire gruppi dirigenti giovani e meno giovani, capaci e competenti, che con vero spirito di servizio, siano in grado di connettersi con la Città avallandone, bisogni, istanze, ambizioni e prospettive di crescita. Questa, a mio avviso, è la sfida da affrontare, la riflessione da fare, gli impegni da assumere, per arginare e sconfiggere ogni forma di populismo, in particolare quello di buona parte della destra, arrogante ma priva di un progetto politico per il rilancio del Paese e del nostro Mezzogiorno. Su questi temi, disinteressatamente, sono pronto, credo non solo io, a dare il mio modesto contributo, convinto che è un percorso auspicato e atteso da tanti Cittadini, stanchi e delusi dalla politica, ormai lontana e incapace di essere riferimento per i bisogni di oggi e speranza per il futuro. 25/9/2020 Cosimo Faggiano