Riceviamo e pubblichiamo: Il tema dell’accoglienza ai rifugiati – questione «classica» ma quanto mai attuale – va affrontato da un lato con sensibilità, dall’altro con lungimiranza. Ciò perchè incide sia sulle comunità dei territori in cui il fenomeno insiste, sia sul destino di migliaia di migranti.
Ho letto le recenti dichiarazioni dell’onorevole Ciracì che hanno preceduto, appena di qualche ora, l’introduzione di un «nuovo modello di governance relativo al fenomeno migratorio» approvato dal Ministero dell’Interno in accordo con l’Associazione dei Comuni italiani (ANCI). Tale modello è fondato sull’idea di gestire e governare un fatto sociale di portata storica che, proprio per la sua complessa entità, non può diventare oggetto di contesa politica, ma va analizzato con maturità, umanità e competenza.
In virtù dell’accordo, a tutti i Comuni italiani sarà chiesto di aderire al sistema SPRAR, accedendo ai vantaggi che tale adesione comporta, o in alternativa di accettare la distribuzione prevista dal piano di riparto nazionale. Nel primo caso i Comuni potranno scegliere le modalità e le persone da accogliere, nel secondo caso no. Quindi ben vengano gli SPRAR che, a differenza di quanto affermato da Ciracì, mantengono una proporzione di circa 1 rifugiato ogni 1000 abitanti. Un rapporto che certo non può indurre a prefigurare scenari da «CARA a cielo aperto» e che evidentemente non genera alcuna «invasione». Resta ad ogni modo nell’agenda politica la questione degli standard di vivibilità ed in definitiva di civiltà all’interno di CARA e CIE, che anche io ho avuto l’opportunità di visitare, valuntando in alcuni casi come quelli di Restinco ai limiti dell’adeguatezza, nonostante l’umanità disseminata dal personale lavorante.
Seminare il panico e paventare allarmi sociali rischia di manifestare disinformazione sul tema e sulle misure messe in campo dallo Stato, ma anche di alimentare una sorta di insensibilità verso quei profughi che fuggono dalle zone di guerra che si consumano dall’altra parte del Mediterraneo e cioè appena dietro l’angolo. L’invito è dunque a non strumentalizzare né l’angoscia di chi prova ad avere salva la vita, né la paura dei cittadini. La politica ha il dovere di offrire intepretazioni e soluzioni di sintesi, in questo caso costruendo le condizioni per favorire una buona integrazione dei rifugiati e per salvaguardare il diritto alla sicurezza ed al benessere dei nostri concittadini.
Toni Matarrelli – Deputato della Repubblica