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Rimpasto di giunta, aumenta la temperatura dentro e fuori il Palazzo

da Cosimo Saracino
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Aumenta la temperatura dentro e fuori a Palazzo di città. Dopo le dimissioni per motivi professionali dell’assessore Roberta Denetto la maggioranza di governo cerca di trovare un momento di confronto per verificare l’azione di governo di questi primi dodici mesi di mandato non senza qualche ‘uscita’ caustica sui social network. In questa situazione di incertezza c’è chi non gradisce la possibilità di un rimpasto e affida a Facebook le sue doglianze.
Alessandro Denitto, tra i primi sostenitori della candidatura di Molfetta a sindaco, scrive a commento di un articolo giornalistico: “La macchina del fango credo sia quasi giunta alla conclusione della sua opera. Dopo un assiduo lavoro ai fianchi, non mi stupirei se l’assessore Manuel Marchionna dovesse lasciare la Giunta. Giornalisti che attaccavano quotidianamente e in maniera ingenerosa l’attuale sindaco in campagna elettorale, sono stati folgorati anche loro sulla via di Damasco e allora si accontentano di attaccare un assessore che probabilmente sanno sarà destinato ad altri lidi (il suo lavoro). Come mai cambiano spesso linea giornalistica? Questo è un mistero (neanche tanto) che non ci è dato sapere. Poi ci sono assessori più simpatici e magari si evita di parlare dei danni veri, non quelli inventati da una penna, come inaugurazione di un parco inagibile, una toilette che è contraria ad un Piano regolatore e quindi alla legge, la vicenda solar cooling gestita con i piedi e che immagino vedrà l’intervento della Corte dei Conti. Ma il problema di questa città pare essere Lab Creation e per questo l’assessore Marchionna va cacciato. Come direbbe Arfio: ipocrisia ti odio, Mesagne ti amo”.
Commento criticato dal consigliere politico del Sindaco Giuseppe Florio che ha risposto: “Dovremmo saper proporzionare le circostanze. Un amministratore locale non è necessariamente Renato Zangheri, un cronista non è per forza Walter Tobagi, un consigliere politico non è sicuramente Henry Kissinger. Reinquadrato il tutto, non capisco le reazioni scomposte di protagonisti, coprotagonisti e comparse della scena pubblica a proposito di un esercizio giornalistico magari banale ma vecchio come il cucco, quello dei retroscena. I fatti: si dimette, per ragioni squisitamente lavorative, un assessore. I cronisti colgono i rumors e ne approfittano (legittimamente) per ipotizzare un piccolo o grande rimpasto di giunta e per giocare al totonomi. Qualcuno lo fa con maggiore cautela, usando il condizionale, qualcun altro dà per certa la scelta di un nome in particolare, anche se (ancora) non ci ha pensato nessuno. Nulla di sconcertante o trascendentale, roba di tutti gli anni nelle diverse tornate elettorali. Eppure, oggi, ci si dà alla caccia alle streghe, anche all’insulto, ed io non ne capisco le ragioni. Soprattutto se questa veemenza viene da personaggi che sono stati o sono pubblici e che sono sicuramente alfieri di svariata tolleranza. A me è capitato tante volte di andare a finire sui giornali, molto spesso senza averlo cercato, e magari senza troppo rispetto. Basta farci il callo che, poi, è abitudine alla diversità anche profonda”.
Il presidente del Consiglio comunale, avvocato Giuseppe Semeraro, dal canto suo si dice ‘favorevole ad un momento di confronto comune per capire anche le cose che non vanno dell’attività amministrativa’. Verifica che molto probabilmente si metterà a calendario in questo week end o al massimo la prossima settimana. 

Intanto, il sindaco continua il suo lavoro certosino per riorganizzare la macchina amministrativa. Un organigramma già pronto che ha bisogno della condivisione di tutti: politici, dirigenti e sindacati. Molfetta in questo non vuole sbagliare, ha le sue idee che ha verificato in questi mesi e intende raggiungere l’obiettivo che gli permetterà di lavorare tranquillamente per i prossimi quattro anni. Il suo è un lavoro silenzioso che sta facendo nella quotidianità e nel massimo rispetto dei regolamenti e delle leggi. Ma la riorganizzazione inevitabilmente provocherà qualche arrabbiatura nei dipendenti. Ma tant’è. 

In programma ci sarebbe la creazione di due nuovi uffici su cui Molfetta vuole puntare. Il primo servirà a monitorare e a recuperare le entrate dell’ente. Il cui obiettivo strategico in un periodo di ‘vacche magre’ è più che evidente. L’altro ha invece il sapore di una nuova prospettiva di sviluppo per la città: il Turismo. Quest’ultimo ufficio probabilmente verrà diretto da un dirigente energico e determinato. Mesagne negli ultimi anni ha investito molto nell’accoglienza turistica per questo motivo l’amministrazione vuole dotarsi di uno sportello che possa coordinare iniziative e gestire finanziamenti per incentivare l’arrivo dei turisti. Intorno a questo nuovo quadro dovrà costruirsi la nuova squadra di governo. Competente, capace di ascoltare le richieste del territorio, umile e anche un po’ visionaria. Riusciranno i nostri eroi…

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