Home Politica Presentato a Roma il “caso” Muro Tenente, Molfetta: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”

Presentato a Roma il “caso” Muro Tenente, Molfetta: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”

da Cosimo Saracino
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Roma ha accolto ieri (21 novembre) presso l’Istituto Centrale per l’Archeologia del Mibac, i sindaci Pompeo Molfetta e Mino Maiorano, il Soprintendente Maria Piccarreta, il professor Gert-Jan Burgers e il dott. Christian Napolitano, per presentare e promuovere a livello nazionale il progetto gestionale Muro Tenente – Parco dei Messapi, assieme all’EVA – Ecomuseo della via Appia. Quando la politica crede che la cultura sia un’insostituibile leva strategica per lo sviluppo, il territorio si evolve socialmente ed economicamente. Questa mattina leggiamo sui social questa riflessione del Sindaco Molfetta che vi proponiamo interamente:

“…dai diamanti non nasce niente ..dal letame nascono i fior”
Il S.U.M. E MURO TENENTE A ROMA

Mesagne e Latiano sono due piccoli comuni dell’alto salento posti sulla dorsale del cosi detto limitone dei Greci, un crinale prodotto nella storia dal dilavamento del terreno e che si sviluppa lungo la direttrice dell’Appia Antica fra BR_TA.

Due paesi collocati in una sorta di terra di mezzo, strozzata dalla preminenza politico-ecomico del Grande Salento e della Murgia Barese che vivono la precarietà di una difficile congiuntura economica caratterizzata: dalla crisi strutturale del settore primario, dell’agricoltura e dalla crisi dell’industria pesante che portò alla colonizzazione delle città portuali di BR e TA dell’acciaio e del carbone. Oggi raccogliamo i cocci di questa scelta sciagurata e paghiamo lo scotto di un inquinamento ambientale che ha pari forse solo alla terra dei fuochi.

Città del sud che pagano aspramente il tentativo bislacco di applicare il federalismo fiscale non solidale, per cui lo Stato centrale taglia drasticamente i trasferimenti correnti mentre si inaridiscono le entrate tributarie perché la gente non paga, e non solo perché “i furbi come sempre non affogano” ma anche perché non può pagare.

Una specie di cappio al collo delle finanze locali che la Corte dei Conti stringe sempre di più, intimando ad ogni piè sospinto la procedura d’infrazione e predicando sventura. E’proprio in questo contesto, difficile da governare, talvolta spuntano come fiori nel deserto esperienze innovative che non ti aspetti di trovare in questi posti.

Allora succede che Mesagne per due anni consecutivi va alla BIT di Milano per proporre agli investitori internazionali del turismo il suo SUM ( Sistema Urbano Museale) e oggi viene a Roma a presentare il modello di Muro Tenente. Queste sono le meravigliose contraddizioni che il nostro bistrattato mezzogiorno produce su cui invito a riflettere.

Riusciamo a mettere su un sistema integrato che mette in rete il nostro museo del territorio, che raccoglie le rinvenienze dell’età messapica, romana dell’alto medio evo, i beni monumentali con l’esplosione del barocco delle nostre chiese, il parco archeologico urbano di vico Quercia con il museo curiale dell’arte sacra, su tutto ciò si applica la regia imprenditoriale di un privato illuminato per realizzare una offerta turistica e culturale innovativa. In questo sistema articolato si va a collocare la mostra “l’altra metà del cielo di Picasso” che improvvisamente ci proietta sul panorama nazionale.

Quest’anno riusciamo finalmente ad inaugurare il Parco Archeologico di Muro Tenente e lo facciamo in una cornice straordinaria di popolo che coglie il nostro invito e affolla le magiche serate dell’Archeo Fest, in cui fra la luna e d’agosto, buona musica ed intrattenimento sociale si sente il profumo della storia che rimanda al IV –III secolo AC e che trasuda dalla necropoli, dalle fortificazioni delle possenti mura della città messapica, dalla trama ortogonale delle strade che rimandano all’impianto urbanistico di età ellenistica e della casa messapica perfettamente ricostruita.

Perché succedono queste cose? Forse perché le difficoltà aguzzano l’ingegno. Naturalmente non sono state sempre rose e fiori, anzi il percorso che porta a Muro Tenente è cosparso di spine. Io ricordo perfettamente i toni enfatici con cui io stesso 15 anni fa in Consiglio Comunale, decretai la morte per consunzione del parco: “è un pozzo di S Patrizio mangia soldi” dissi “non verrà mai niente di buono da quei 50 ettari di terra scapola, vincolata, senza la fronda di un albero, che d’estate è una selva di sterpaglie secche e d’inverno è quasi sempre avvolto da una nebbia che odora di camposanto”. Ma non avevo fatto i conti con la ottusa determinazione di un ricercatore europeo della Libera Università di Amsterdam, il prof. Gert Burges che da circa 30 anni scava quel lembo di terra per tirar fuori la città Messapica che vi è sepolta.

Certo però era chiaro che per dare vita e corpo al progetto che Gert aveva in mente ci voleva molto di più della misera manutenzione ordinaria che il solo Comune di Mesagne . Allora decidemmo di unire le forze di costituire un Consorzio coinvolgendo l’Università del Salento, l’università di Amsterdam, naturalmente il comune di Latiano e ci ponemmo sotto l’ombrello protettivo dell’alto patronato della Sovraintendenza archeologica.

Ma bisognava dare una anima ad un progetto che non poteva avere il respiro corto del solo interesse storico culturale e archeologico doveva avere una valenza supplementare per avere un futuro certo. Ebbene la chiave di volta a mio giudizio fu comprendere che quel luogo o sarebbe appartenuto al popolo, alle comunità locali o non sarebbe stato. Quindi bisognava immaginare un progetto che non fosse riservato alla stretta cerchia dei cultori della storia antica ma bisognava farlo diventare un parco aperto multifunzionale a prevalente valenza archeologica. E così è stato, soprattutto quando per effetto di un finanziamento POR della Regione siamo riusciti a fare in intervento di manutenzione straordinaria a mettere in sicurezza il luogo, a migliorare la fruibilità logistica, a proseguire la campagna di scavi che avrebbe portato al recupero delle mura di cinta, all’individuazione del sistema viario interno e alla scoperta di un area di culto.

L’altro elemento che poteva dare spazio ad una più ampia fruibilità sociale era senza dubbio riuscire a dare un carattere didattico, semplice ed esplicativo ai rilievi archeologici di modo che tutti potessero capire cosa poteva essere la vita quotidiana dei nostri avi. Per questo siamo stati invitati qui alla corte degli studiosi, dei tecnici dell’ Istituto Centrale di Archeologia del Ministero per ribadire che la cultura ci salverà.

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