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Sabato 3 agosto si inaugura la personale di pittura del Maestro Raffaele Murra

da Cosimo Saracino
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Verrà inaugurata sabato 3 agosto la personale di pittura del Maestro Raffaele Murra. La mostra dei dipinti dell’ultimo discepolo del poliedrico pittore dell’Ottocento, Agesilao Flora rimarrà aperta fino al 18 agosto. L’Amministrazione ha messo a disposizione i locali dell’ex Frantoio Ipogeo di via E. Santacesaria.

 

Per approfondire la storia del maestro Raffaele Murra, vi proponiamo questo articolo scritto dal collega Tranquillino Cavallo per il numero di Giugno 2019 del mensile “BuoneNuove”

(Tranquillino Cavallo) – A ottantatre anni “mestru” Raffaele Murra è l’ultimo discepolo del poliedrico pittore dell’Ottocento, Agesilao Flora. Per la verità il vero discepolo era il papà di Rafaele, Salvatore, oppure Totu come lo chiamavano in famiglia, di cui lui fin da giovane età ha appreso i rudimenti della pittura. “Se non hai una particolare passione nel cuore non puoi dipingere”, ci dice l’artista che ricorda che ad appena dieci anni seguiva il papà Salvatore a carponi sui ponteggi. “Mestru Raffaele”, tuttavia, ha trascorso con Agesilao Flora parte della sua gioventù apprendendo i segreti dei colori e, soprattutto, i suggerimenti di vita che il noto pittore salentino gli ha trasmesso. Ben presto suo padre Salvatore, dopo la scuola, lo invitava a seguirlo presso le chiese e le case nobiliari che affrescava. La famiglia Murra è nativa di Gallipoli, in provincia di Lecce, dove Salvatore ha svolto la sua attività artistica per molti anni. “A Gallipoli in quei tempi c’era la “fame”, ha ricordato mestru Raffaele. Da lì i Murra si trasferirono a Latiano per seguire il maestro Flora, all’epoca già novantunenne, per affrescare la chiesa Madre.  Anni di duro lavoro ma anche di grandi soddisfazioni. Totu Murra mentre dipingeva conobbe la figlia del sagrestano di cui si innamorò e sposò. Da Latiano i Murra venivano ad affrescare alcune abitazioni nobiliari a Mesagne ed è qui che “don Raffaele” ha conosciuto la sua dolce metà: Anna Lo Gatto. Dopo il matrimonio i due coniugi decisero di fermarsi a Mesagne e mettere famiglia. A Mesagne sono nati i tre figli: Anna Maria, Massimo e Dario. Dei tre solo Dario ha una timida passione della pittura ereditata dal papà. Oggi la casa-bottega-museo di “Mestru Raffaele” è piena di tanti ricordi ma, soprattutto, di tanti nipoti che vanno e vengono da tutta Italia. Lui, ieri come oggi, è sempre lì sulla sua sedia con una tela poggiata sul cavalletto che dipinge con particolare fierezza. I soggetti delle sue opere sono i paesaggi rupestri salentini, in particolare i trulli, e i fiori. Una cascata di fiori multicolori. Gli affreschi del Murra oggi sono presenti in diverse abitazioni pugliesi ma anche di fuori regione. In ogni modo “mestru Raffaele” ha avuto l’onore durante la sua vita artistica di affrescare alcune sale e l’appartamento privato del Papa presente nell’Arcivescovado di Brindisi. Ad inaugurarle, il 14 giugno 2008, è stato il pontefice Benedetto XVI nella sua visita papale a Brindisi. In quelle stanze affrescate ha soggiornato una notte. “Quando dipingo mi sento meglio, sto bene”, ci ha confidato “Mestru Raffaele” mentre riprende tra le dita il pennello e continua a dipingere la sua tela che pennellata dopo pennellata svela un tratto meraviglioso della campagna salentina. Ma i figli come vedono il loro papà artista?
“In casa abbiamo visto da vicino più la sua produzione di quadri che quella parietale”, ha confidato l’avvocato Massimo Murra, secondo di tre figlioli -. Lo abbiamo fatto sempre in un modo particolare. In sua assenza. Ci andavamo, e tutt’ora andiamo, a guardare cosa dipinge quando lui non c è. L’ho capito da adulto il perché.  Nella sua pittura c’è sempre stato il suo irrequieto mondo interiore che ha trasposto sulle tele: unendo idealmente tutto ciò che ha dipinto, osservando come in ogni fase della sua vita siano prevalsi colori diversi, è possibile cogliere quelle più turbolente da quelle più serene. Per noi guardare i suoi quadri è stato come scrutare la sua più profonda interiorità. Per questo poche volte, io quasi mai, li abbiamo commentati con lui. È un modo per rispettare la sua discrezione e il pudore dei sentimenti che lo contraddistingue. Nei soggetti che è solito rappresentare, noi tre figli abbiamo sostanzialmente gusti differenti”.

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