Considerato il contesto storico in cui viviamo, è giunto il momento di adottare posizioni inequivocabili che chiariscano la nostra identità e siano sempre in linea con la difesa dell’educazione ricevuta, della formazione, delle scelte compiute. “Parlare con la vita” è la sintesi perfetta di un’esistenza che ha raggiunto un equilibrio tra valutazioni consapevoli e responsabili.
L’uomo non è un’isola, è parte di una famiglia, di una comunità, di un tessuto sociale, di una realtà collettiva. Il nostro agire è un’indicazione precisa di quale direzione abbia preso la nostra vita. Ogni giorno scriviamo il libro della storia, non solo personale ma anche, e soprattutto, della nostra civiltà.
Ricevendo il dono della vita, accogliamo l’invito che il buon Dio ci rivolge: “Andate anche voi nella vigna”. Il nostro impegno offre una testimonianza che supera il semplice riferire ciò che si è visto o udito, o l’esprimere una dichiarazione a favore o contro qualcosa. La testimonianza comporta un senso etico, si testimonia secondo coscienza. Il testimone si identifica con una causa e si impegna sino alla fine, anche a costo di dare la propria vita. La Bibbia racconta di tanti profeti che sono stati veri testimoni di Dio perché hanno esortato il popolo di Israele a cambiare vita.
È necessario schierarsi per quei valori che armonizzano mente, cuore e vita! La nostra cultura è satura di pretese e rivendicazioni che hanno violentato i rapporti interpersonali, minando seriamente la pacifica convivenza. Vivere insieme agli altri dovrebbe essere piuttosto un garantire quei principi che assicurano la difesa della persona attraverso la libertà, la giustizia, il rispetto. “La sfida della realtà chiede anche la capacità di dialogare, di costruire ponti al posto dei muri. Questo è il tempo del dialogo, non della difesa di rigidità contrapposte” (Papa Francesco).
Il Signore continua ad inviarci per esprimere in ogni luogo la verità dell’amore ed essere in mezzo agli altri e per gli altri “costruttori di pace”.